Toscana

RAPPORTO SULLA MAFIA: NESSUNA INFILTRAZIONE NELLE ISTITUZIONI TOSCANE

La criminalità, silenziosamente, si è diffusa negli ultimi 30 anni anche in Toscana. Dagli anni Settanta ad oggi le organizzazioni criminali nella nostra regione sono cresciute da 38 a 43 nuclei, pur non riuscendo ad esercitare forme di controllo sul territorio o a condizionare l’amministrazione pubblica a differenza di altre regioni del centro e del nord Italia (basti pensare allo scioglimento del consiglio comunale di Bardonecchia in Piemonte ma anche alle infiltrazioni della ‘ndrangheta in alcuni comuni dell’hinterland milanese). La situazione toscana è convalidata anche dal confronto tra i beni confiscati nelle regioni del Centro nord; la classifica è guidata dalla Lombardia con 587 beni confiscati, seguono il Piemonte con 100, il Veneto con 71, l’Emilia Romagna con 57 ed infine la Toscana con 28.«Le organizzazioni criminali sembrano esercitare, nella nostra regione, un a presenza silenziosa, concentrata soprattutto nel traffico di stupefacenti. Finora, tranne sporadici tentativi, non sono emersi rapporti tra criminalità organizzata e sistema politico in grado di condizionare scelte e decisioni della politica. Questo è un punto di forza dell’intero sistema politico toscano. Le organizzazioni mafiose fanno fatica a consolidare e a radicare la loro presenza sul territorio.» Così questa mattina il vicepresidente della Regione Toscana, Federico Gelli, è intervenuto alla presentazione della ricerca sulla “Infiltrazione delle mafie in Toscana” a cura della Regione Toscana e di Avviso Pubblico.Accanto ai mafiosi in soggiorno (che dal 1961 al ’72 sono stati 228 e che oggi non sono più presenti su territorio regionale) sono arrivati, per loro scelta, altri mafiosi e con essi i loro capitali che sono stati immessi nell’economia regionale con una serie di investiment i. La Toscana, regione ricca, è stata considerata dai mafiosi come una regione appetibile dove era possibile fare buoni investimenti. Altri, invece, si sono rifugiati nella nostra regione per evitare di essere uccisi in guerre intestine.Nel 2008, con la mafia siciliana in calo, le altre organizzazioni criminali si sono concentrate soprattutto nelle province di Firenze (23 famiglie), Lucca (15), Pistoia (12) ed Arezzo (9). Scendendo nel dettaglio della loro localizzazione si osserva che a Siena, Prato e Pisa la camorra oggi è inesistente, così come assente è invece la ‘ndrangheta nelle province di Grosseto e Siena, mentre Cosa Nostra non sembra essere interessata al territorio aretino. Anche la Toscana, dunque, è stata interessata negli ultimi decenni da una massiccia presenza di uomini e di organizzazioni mafiose. Sin dagli anni Sessanta sono arrivati – nonostante le contrarietà delle istituzioni locali e regionali & ndash; numerosi soggiornanti obbligati, prevalentemente mafiosi siciliani. Dai Corleonesi ai Greco ai Madonia, fino ai Virgo, Mancuso, Pesce-Bellocco, Casalesi, Torre, Mazzarella, Esposito, Giuliano, Nuvoletta, Iamonte: questi soltanto alcuni dei noti cognomi emersi anche nelle inchieste relative alla Toscana.La localizzazione su territorio regionale delle organizzazioni criminali può essere osservata comparando i dati sui beni confiscati. Su un totale di 28 beni confiscati nel 2008, la maggioranza (7) sono stati confiscati nella provincia di Lucca, 6 in quella di Massa Carrara, 4 a Pistoia ed anche ad Arezzo, mentre soltanto 3 a Firenze. Fanalini di coda sono la provincia di Siena con 2 beni confiscati ed i territori di Pisa e Livorno con uno soltanto.La diffusione delle organizzazioni criminali, in principio, era gestita dagli uomini e famiglie di cosa nostra, della ‘ndrangheta, del clan della camorra, della Sacra corona unita e del clan della bozza di Matera. D agli anni sessanta e fino alla fine del Novecento l’organizzazione più presente è stata Cosa nostra, adesso le presenze si sono estese a ‘ndrangheta e camorra (compresi i casalesi) che stanno occupando le posizioni lasciate libere dai mafiosi siciliani.Le attività principali delle mafie sono quelle del riciclaggio del denaro sporco acquisito con il traffico di droga o con le numerose rapine fatte in Toscana. In particolare, i maggiori settori esposti all’attacco della criminalità in Toscana sono le acquisizioni di esercizi commerciali nell’area della Valdinievole, l’acquisto di alberghi e negozi nella provincia di Pistoia, di aziende tessili nell’area pratese, ma anche bische clandestine ed estorsioni in locali notturni a Nassa-Carrara, il turismo balneare in Versilia, l’acquisto di appezzamenti di terreno, complessi immobiliari ed attività commerciali nella provincia di Livorno. Nelle aree fiorentine i settori più coinvo lti ed esposti sono, invece, il movimento terra, la ristrutturazione di edifici ed il controllo di agenzie bancarie di piccole dimensioni. Nelle province di Arezzo e Siena l’interesse maggiore della organizzazioni criminali è legato a truffe ed acquisto di aziende agricole, (cs-Francesca Calonaci)