Toscana

REGIONE: CON “MAMMA SEGRETA” AL FIANCO DI MADRI E GESTANTI IN DIFFICOLTA’

Prevenzione degli infanticidi e degli abbandoni traumatici alla nascita, diritto al non riconoscimento e tutela del neonato. Sono questi gli obiettivi del progetto ‘Mamma Segreta’, promosso dalla Regione per dare sostegno concreto alle gestanti e alle mamme in difficoltà. La giunta regionale, dopo un lungo periodo sperimentale, poche settimane fa ha approvato una delibera che ne definisce gli indirizzi metodologici in modo da poterlo estendere a tutto il territorio secondo modalità omogenee.

“L’informazione, corretta e puntuale, su temi così delicati – sottolinea l’assessore al welfare Salvatore Allocca – è fondamentale. É importante infatti far sapere che per legge tutte le donne in difficoltà o che manifestano dei dubbi rispetto alla futura maternità, comprese richiedenti asilo e rifugiate, hanno diritto ad essere accolte e sostenute nell’assunzione della decisione di tenere o meno il bambino così come di partorire in assoluto anonimato e a non riconoscere il neonato. E devono poter avere tutte le informazione, le cure e l’assistenza necessaria. É inoltre doveroso sapere che la legge regionale (la numero 41 del 2005) assicura le prestazioni sociali e socio-sanitarie anche alle donne straniere in stato di gravidanza e nei sei mesi successivi al parto. L’abbandono infantile – conclude Allocca – è un atto talmente drammatico e doloroso che merita un percorso di accoglienza e assistenza senza aggravare ulteriormente la condizione della madre che si trova davanti a una scelta così difficile”.

Il progetto, dopo una prima fase sperimentale avviata nel 1999 in collaborazione con il Comune e con l’ASL di Prato e con l’Istituto degli Innocenti di Firenze, dal 2005 è stato esteso ad altre realtà. Sempre nel 2005 è avvenuto l’inserimento dei servizi destinati alla prevenzione dell’abbandono traumatico alla nascita e al parto in anonimato nella legge regionale 41. Successivamente la Regione ha promosso e coordinato un tavolo di confronto, coinvolgendo assistenti sociali, psicologi, ostetriche e figure dell’area ospedaliera, per definire un percorso integrato comprendente tutte le fasi dell’assistenza: dall’intercettazione del disagio, all’orientamento, dall’accoglienza e dal sostegno assicurato dai servizi pubblici, fino alla presa in carico del neonato, in caso di rinuncia alla maternità, ed alla ricerca di una nuova famiglia.

Nei servizi territoriali o nei punti nascita saranno costituite équipe di professionisti (area socio-sanitaria) per fornire alle donne in difficoltà informazioni sui propri diritti e doveri, ma soprattutto il supporto necessario in un momento in cui viene presa una decisione fondamentale per la propria vita e per quella di un altro essere umano. Il progetto affronta anche una delle criticità intrinseche all’affermazione del principio del diritto alla segretezza, quella della procedura di accoglienza, cura e tutela in ospedale una volta maturata la decisione di avvalersi del parto in anonimato. Vengono infatti fornite indicazioni affinché, in ogni momento in cui la donna si trova in ospedale nell’imminenza del parto, ciascun operatore che l’assiste sia in grado di coniugare le prassi con il rispetto della volontà della donna a rimanere anonima.

La Regione, in collaborazione con il centro regionale minori gestito dall’Istituto degli innocenti, accompagnerà l’attuazione di quanto previsto dagli indirizzi metodologici con azioni di diffusione e di formazione specifica degli operatori, in maniera da assicurare la graduale estensione del servizio a tutto il territorio.