Toscana

Riparte dalle Filippine la famiglia del terzo millennio

di Giancarlo PolenghiMANILA. Alcuni dei partecipanti al Congresso guardano il porto che non è romantico, che non è pulito: lo vedono da dietro una finestra, con aria condizionata, perché fuori fa caldo ed è umido, pur essendo questo il periodo più fresco dell’anno. Gli oltre sei mila presenti al Congresso sono qui perché il Papa ha scelto Manila come luogo per riflettere sulla famiglia. Vengono da tutto il mondo, da 78 nazioni. I Paesi asiatici presenti sono ben 20, solo uno in meno dell’Europa; le Americhe e l’Africa sono rappresentati da 17 Paesi ciascuno, 5 sono i paesi dell’Oceania.

Perché qui? In una città del terzo mondo dal numero imprecisato di abitanti (alcuni dicono 10 milioni, altri 12), capitale dell’unico Paese cattolico del continente più abitato della terra?

Quattro sesti della popolazione mondiale vive in Asia, 4 miliardi di persone, e i cattolici sono una goccia, 120 milioni, di cui 70 nelle isole Filippine.«Siamo qui perché il Papa crede nella famiglia filippina – dice Henrietta T. De Villa, ex ambasciatore presso la Santa Sede e ora segretario generale del Congresso – e sa che dovunque andiamo portiamo con noi i valori della famiglia e quelli della fede».

Il Papa ha anche detto che il terzo millennio dovrà vedere la diffusione del Vangelo anche in Asia, dopo che nel primo millennio è stato diffuso in Europa e durante il secondo nelle Americhe e in Africa. Sembra una profezia e un sogno allo stesso tempo, pensando alla tradizione di impenetrabilità alla fede cristiana di paesi come la Cina o l’India.

«Ma noi crediamo, al sogno del Papa – prosegue la De Villa – attraverso i valori della famiglia cristiana la fede può diffondersi ovunque».

Ecco perché Manila. Una città nell’Asia dei colori, nell’incredibile densità abitativa, ma anche nella vitalità e nel sorriso. I filippini parlano con gli occhi, sono allegri, alzano le sopracciglia per salutare, sono ospitali, e credono in Dio, in modo semplice. Siamo anche in un Paese povero con tanti problemi, dalla corruzione politica alle enormi differenze tra i pochissimi ricchi e le massa dei poveri, basta uscire dall’aeroporto per rendersene conto.La preparazione al Congresso mondiale sulla famiglia a Manila è stata di preghiera, con invocazioni specifiche al termine di ogni Messa, fin dall’inizio di gennaio, come ha voluto l’anziano e malato cardinale Jiame Sin, di origine cinese, amato e influente grazie al prestigio personale e alla fede vissuta. Ovviamente la mancata venuta del Papa è vissuta con rammarico, ma in modo sereno. «Il Papa è comunque con noi – ha detto il portavoce del Congresso – quando ha saputo che non sarebbe venuto».«Il tema centrale di questi giorni di incontri, dibattiti, testimonianze ed analisi è come aiutare la famiglia a rafforzarsi», prosegue la De Villa. E il titolo «La famiglia cristiana: buona novella del terzo millennio» è una sfida. Ovviamente anche qui la famiglia deve combattere per essere sé stessa. «Il rischio più grande che corriamo – a giudizio del segretario generale del Congresso – è la secolarizzazione. Siamo in un mondo globale e i modelli, anche quelli negativi, si diffondono dappertutto. Non ne siamo di certo immuni».

Ma qui la famiglia sembra davvero godere di miglior salute che nel Vecchio continente, e non solo nell’unico paese cattolico.

In Asia l’istituzione famiglia è importante, gli anziani sono ascoltati e hanno un grande ruolo. I figli obbediscono, perfino quelli di due o tre anni che stanno dove i genitori li mettono, con una calma tutta orientale.«Il senso della famiglia è forte – ammette Gladys di 20 anni, di origine cinese –. Noi non siamo ammalati di individualismo come voi in America o in Europa». Se non ci fosse la famiglia, con la sua rete forte e robusta, non sapremmo come fare, aggiunge un sacerdote. «L’80% della popolazione vive in condizioni oggettivamente difficili, ma chi ha una famiglia un boccone di riso lo trova sempre. La famiglia è un valore cristiano – prosegue father Jimmy –, ma ha profonde radici anche nel modo in cui noi asiatici guardiano alle relazioni, al senso delle gerarchie». In Giappone, in Corea, in Thailandia, a Singapore, in Cina o in Indonesia è lo stesso.

Naturalmente noi cristiani parliamo di famiglia in modo originale, cogliendone il progetto soprannaturale e perfino la relazione con la stessa immagine di Dio, ma il tema della famiglia può essere, e di fatto lo è di già, un modo per condividere valori positivi anche con i non cristiani dell’Asia.

«Considerato il fatto che il Papa non è presente – conclude la De Villa – siamo molto contenti di come le cose stanno andando. Siamo concentrati e lavoriamo bene». * * *Nelle vie di Manila il mezzo di trasporto più diffuso sono le jeepney, sorta di taxi collettivi stipati di persone con percorsi più o meno predefiniti. Le fiancate di questi strani oggetti, a metà jeep americane, a metà festosi carri orientali, sono decorate con immagini della Madonna e volti di Cristo seguiti da scritte in inglese come Dio ti benedica, Salve Regina, Abbiamo fiducia in Dio. La fede dei filippini è semplice e profonda. Per prepararsi alla celebrazione del Natale, per esempio, sono in moltissimi a recarsi alla cosiddetta Messa del Gallo, una novena con messa quotidiana alle 4 della notte. Dopo la Messa si comincia a lavorare, per tutto il giorno, nel caldo dei tropici. La Messa del Gallo è una pratica penitenziale diffusa, così come diffuse sono una particolare venerazione per l’immagine lignea del Bambin Gesù, el Santo Nino che secondo tradizione fu lasciato a Cebù dagli spagnoli all’indomani della conquista del paese, e quella del Cristo Nero che porta la Croce.

Famiglia solida o coppia liquida (Umberto Folena)

Il sito ufficiale dell’incontro di Manila

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