Toscana

Rondine, Bartolomeo agli studenti: «Siate uomini nuovi in un mondo nuovo»

«Siate uomini nuovi in un mondo nuovo». Con queste parole Bartolomeo I, arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca ecumenico si è rivolto ai giovani dello Studentato internazionale di Rondine lanciando a loro e ai giovani di tutto il mondo in occasione della visita che si è tenuta questa mattina presso la Cittadella della Pace di Rondine, ad Arezzo, un messaggio di pace universale e un invito ad essere strumenti al servizio della riconciliazione tra i popoli. 

Sua Santità al suo arrivo alla Cittadella di Arezzo è stato accolto dal presidente di Rondine, Franco Vaccari insieme all’arcivescovo della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, mons. Riccardo Fontana e dalle autorità civili e religiose del territorio.

«E’ stato per noi un grande onore ricevere la visita di Sua Santità a Rondine – afferma il presidente Franco Vaccari – come coronamento di una lunga amicizia che nel tempo è cresciuta alla luce di un comune impegno per la costruzione della Pace e del dialogo ecumenico. La sua benedizione ci incoraggia a perseguire nel nostro lavoro quotidiano, con impegno e dedizione e le sue parole ci rinnovano nella speranza che attraverso la costruzione del dialogo e di relazioni fondate sulla fiducia si possa uscire dall’inganno della costruzione del nemico e smascherare ciò che la legittima e alimenta».

E’ stato Orkhan, giovane azerbaigiano a dare il benvenuto a nome di tutti i giovani dello Studentato Internazionale provenienti da luoghi in conflitto, insieme a Costantino, studente del Quarto Anno Liceale d’Eccellenza di Rondine, ringraziandolo per la sua presenza a Rondine e «per il suo esempio e la sua ispirazione a tutti noi che abbiamo scelto di essere al servizio della pace». 

«E’ un grande onore per noi essere qui in questa Cittadella della Pace – ha esordito il Patriarca rivolgendosi ai giovani di Rondine – e soprattutto una grande consolazione vivere con voi per qualche momento, questa esperienza che da diversi anni forma i leader di domani i quali hanno potuto  apprendere cosa significhi rifiutare la guerra e per costruire insieme la pace.  Questa esperienza è per Noi grande motivo di interesse e soprattutto grande speranza in un mondo che sembra ultimamente aver perso di vista i più alti valori della convivenza e del dialogo.

Il Patriarca ha quindi ripercorso i momenti salienti della storia del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli alla guida dei Cristiani d’Oriente del contesto multiculturale in cui è si è sviluppato tra popolazioni e religioni diverse e il suo ruolo armonizzatore nella sinfonia delle Chiese ortodosse nel dialogo ecumenico e interreligioso, tanto più necessario oggi luce dei devastanti conflitti a cui assistiamo nel mondo. Le parole del Patriarca vanno in particolare al Medio Oriente dove «comunità e fedi diverse che da secoli avevano convissuto, arricchendosi delle reciproche esperienze e contribuendo allo sviluppo del proprio popolo, si trovano oggi coinvolte in un conflitto che le vede contrapposte, sottoposte a ideologie sconosciute, obbligate a migrazioni che  sconvolgono famiglie popoli, come anche le nazioni che devono soccorrerle e accoglierle».

E proprio in questo contesto assume di ancora più valore il ruolo delle religioni, come ricorda Bartolomeo «Crediamo che tutto questo non abbia a che fare con le religioni,  nessuna fede assume posizioni che si contrappongono al nome di Dio, Dio è amore, tra i Cristiani come tra i musulmani ed ebrei. L’ideologia fanatica è negazione di Dio. Per questo il dialogo interreligioso deve contribuire alla pacificazione dei conflitti».

Il Patriarca ha ricordato inoltre la recente iniziativa sul pluralismo culturale e religioso e coesistenza pacifica in Medio Oriente che si è tenuto su grazie al Governo greco e al Patriarcato. «Sono queste le occasioni per analizzare le situazioni esistenti attraverso un dialogo schietto e grazie a governanti illuminati, come sarete voi domani», ha detto il Patriarca rivolgendosi ancora ai giovani di Rondine.

Infine Sua Santità ha tracciato i punti cardine attraverso cui si arriva alla risoluzione di conflitti che sono alla base del percorso formativo di Rondine: «La soluzione deve passare necessariamente attraverso tre fasi: conoscenza, dialogo e riconciliazione»   Per giungere ad un vero rispetto crediamo sia necessario conoscere la cultura dell’altro come arricchimento relazionale che ti fa vedere l’altro come colui che offre e accetta la tua offerta. La conoscenza crea il dialogo. Il dialogo non fa perdere la propria identità personale di popolo e fede ma la arricchisce di tanti elementi positivi«

Un invito a tutti i giovani di Rondine e del mondo perché «Questa esperienza – ha concluso il Patriarca Ecumenico – servirà a plasmare in voi un uomo nuovo in un mondo nuovo. L’uomo come creatura di Dio a immagine somiglianza del Creatore che deve saper porsi in modo nuovo di fronte alla vita, alla scienza, alla economia, alla salvaguardia dell’ambiente, allora il rispetto sarà più forte di ogni conflitto interiore ed interiore».

Rondine, nell’occasione, ha deciso di insignire il Patriarca Ecumenico del «Premio Rondine preziosi per la Pace», istituito nel 2015 per essere «attribuito a personalità che, nel loro impegno professionale, civile, religioso e politico, con coraggio e determinazione, trasformano il conflitto attraverso relazioni che superano e dissolvono il concetto di nemico. Andando alle radici dell’inimicizia, la trasformano in energia creatrice di nuove relazioni di pacifica convivenza». Il «Premio Rondine preziosi per la Pace» è stato realizzato grazie alla Fondazione Baracchi e Italpreziosi che ha ideato e realizzato l’elaborato artistico. 

Sua Santità ha fatto dono di un ulivo che è stato piantato a Rondine come segno di speranza per la fratellanza tra i popoli, proprio come fece nel Papa Giovanni Paolo II nel maggio del 2002 alla presenza dal cardinale Jean Louis Tauran, oggi presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Con questo dono, Giovanni Paolo II riconobbe Rondine come luogo internazionale unico di dialogo e di pace, e ne incoraggiò l’attività che oggi dopo più di dieci anno trova l’ennesima conferma attraverso il riconoscimento di una delle massime autorità del mondo ortodosso.

Nel pomeriggio Bartolomeo I ha visitato la Chiesa ortodossa di S. Bartolomeo e la Cattedrale di San Donato di Arezzo durante un momento privato, accolto dall’arcivescovo della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, mons. Riccardo Fontana.

«E’ sempre un momento di profonda gioia quando la Santa Ortodossia e la Chiesa Cattolica Romana si incontrano e pregano assieme – afferma mons. Riccardo Fontana – Non vi è un Cristo cattolico e uno ortodosso: Gesù è il Cristo, il riferimento sicuro per tutti noi. Fedeli al testamento lasciato dal Signore ai suoi discepoli – che siano una cosa sola – in Lui ci riconosciamo e ci sentiamo fratelli nella fede. Oggi la visita di Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico, Arcivescovo di Costantinopoli e primo riferimento per tutta l’Ortodossia, ravviva in noi la speranza; ci fa percepire possibile e vicina l’unità tra le Chiese sorelle, da raggiungere camminando insieme nella stima vicendevole, nell’amore che distingue i discepoli di Cristo, nell’impegno a camminare verso il progetto di Dio che è l’unità.

San Giovanni Paolo II disse «Non si può respirare come cristiani, direi di più, come cattolici, con un solo polmone; bisogna aver due polmoni, cioè quello orientale e quello occidentale». Noi oggi sentiamo ancor più vera ed urgente questa metafora: dobbiamo sempre più imparare a respirare con entrambi i polmoni, perché la nostra ricchezza e bellezza spirituale sia piena.

La divisione storica delle nostre Chiese è una ferita che tutti vogliamo risarcire: incontrarci, volerci bene, stimarci l’un l’altro, pregare e fare festa insieme aiuta a trovare le vie di dialogo e dell’unità. La visita di Sua Santità Bartolomeo I, Successore di Sant’Andrea, nella Cattedrale Aretina, dove sono presenti i segni della nostra identità cattolica, ci riempie di gratitudine e di riconoscenza e ci invita a proseguire con maggiore impegno, determinazione e convinzione nel cammino ecumenico del dialogo e dell’unità con i nostri fratelli nella fede, a partire dai molti Ortodossi presenti nella nostra Diocesi, perché il mondo veda, perché il mondo creda nel Signore Risorto, vivo e presente in mezzo a noi».

Per l’occasione alcuni giovani borsisti del Comitato cattolico per la collaborazione culturale con le Chiese ortodosse e orientali» del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, che hanno studiato a Rondine hanno intonato un canto liturgico della tradizione ortodossa in onore di Sua Santità.