Toscana

Rondine: così la città diventa una piazza

di Giacomo GambassiParte da Arezzo il grido di speranza per la città. Parte dai santuari, dal carcere, dall’ospedale, dai monasteri di clausura, dalle scuole e dalla Cittadella della Pace di Rondine. Parte dalle «Piazze di maggio», l’evento nazionale sulla cittadinanza in preparazione al Convegno ecclesiale di Verona che la Cei ha voluto facesse tappa nella diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e che fino a domenica vedrà i delegati delle diocesi toscane, i rappresentanti di associazioni e movimenti, gli esperti e i testimoni di diverse aree del mondo vivere fianco a fianco.

Il primo a lanciare il suo messaggio alla città è l’arcivescovo emerito di Firenze, Silvano Piovanelli, ospite dell’appuntamento di apertura delle «Piazze» che ha come cornice il santuario francescano della Verna. «C’è bisogno di issare il vessillo della speranza contro ogni speranza», spiega il cardinale. Soprattutto mentre si assiste a uno sradicamento della persona dal contesto organico della città. «La crisi del nostro tempo – afferma Piovanelli – è l’individualismo per cui la norma non è il bene comune, ma tutto ciò che procura guadagno e piacere prescindendo dagli altri». E, invece, bisogna ripartire da don Lorenzo Milani. «Occorre tornare a dire “I care”, mi sta a cuore – spiega Piovanelli –. È l’esatto contrario del motto: me ne frego». In pratica, serve «vivere la cittadinanza», afferma il cardinale: ma non certo nel modo freddo e burocratico dei vocabolario, bensì «sentendosi tutti insieme responsabili».

Poi il tuffo nel paese di Rondine, alle porte di Arezzo, dove studiano quattordici ragazzi in arrivo dai Paesi in guerra. Dal borgo diventato per due giorni una tendopoli del confronto, un laboratorio della nuova cittadinanza con migliaia di studenti, un atelier di immagini di tolleranza realizzate da parrocchie, associazioni e classi, rimbalzano nuovi inviti al dialogo. «Va costruita la pace – spiega il muftì della Cecenia, Utlan Mir Zaiev – E forum come questi servono non solo in Toscana ma in ogni parte della terra». Poi le voci dalla Terra Santa. «Dalla culla delle tre grandi religioni monoteiste – dice il governatore di Jenin, Mousa Qadoura – si deve tornare ad esportare l’amore nel mondo». Sulla stessa lunghezza d’onda il primo cittadino di Tuzla, Jasmin Imamovi. «Le differenze sono una ricchezza ma vanno armonizzate in modo da permettere una convivenza pacifica». E ancora il vice sindaco di Belfast, Patrick Convery. «È nostro dovere aiutare i paesi che escono da un conflitto a superare il dolore».

Dolore che si mescola alla speranza nel racconto del palestinese Ismael Muhammad Khatib che ha visto morire suo figlio di undici anni, Ahmed, sotto il fuoco dell’esercito israeliano ma che ha anche donato gli organi di Ahmed a sei bambini, fra cui uno ebreo. «La pace si costruisce con piccoli gesti – spiega – Gesti che non possono fare distinzioni di razza, età o fede». E lui non si sente uno sconfitto. «Mio figlio rivive nei bambini che hanno ricevuto i suoi organi, nel loro sorriso e nella felicità dei genitori». Khatib è partito dal basso. «Con la mia scelta è stato sconfitto chi ha deciso di annientare la vita».

E da venerdì 12 maggio l’evento approda in città, fra le «piazze aperte» di Arezzo. Una sarà il carcere che si spalancherà all’Italia grazie alla diretta di RadioTre Rai sabato mattina alle 11.50. Davanti ai microfoni che penetreranno fin dentro le celle ci saranno i detenuti, il vice direttore della Caritas italiana, don Giancarlo Perego e soprattutto il cardinale Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace. Sarà lui a riprendere da dietro le sbarre l’appello sull’amnistia lanciato da Giovanni Paolo II nella sua visita al Parlamento italiano. Lo farà nel giorno in cui ricorrono i venticinque anni dall’attentato in piazza San Pietro a Karol Wojtyla. Sarà un invito alle Camere appena insediate a battersi contro le condizioni drammatiche delle carceri e a «non condannare i detenuti alla pena aggiuntiva dell’oblio», spiega il presidente di Rondine, Franco Vaccari.

Piazze di maggio, tanti modi per declinare la cittadinanza