Toscana

SANITA’: TOSCANA; DA REGIONE 3 MLN PER CONSULTORI PUBBLICI; UDC: NEANCHE 1 EURO CONTRO ABORTO

Un investimento di 3 milioni e 100 mila euro per completare la rete dei consultori pubblici, per finanziare i progetti delle Asl tesi a potenziare e riqualificare i servizi e per lo sviluppo di attività nei confronti soprattutto degli adolescenti e delle donne immigrate. E’ quanto stabilisce una delibera approvata dalla giunta regionale per iniziativa dell’assessore per il diritto alla salute Enrico Rossi. Il piano, informa una nota, prevede che in ogni zona-distretto (34 su tutto il territorio regionale) ci sia almeno un consultorio familiare di tipo principale, ovvero dove sono presenti ginecologo, ostetrica, psicologo e assistente sociale, dotato di un servizio per gli immigrati, e un consultorio specifico per adolescenti con l’equipe integrata da professionalità specifiche per le problematiche adolescenziali (psicosessuologo, endocrinologi, nutrizionista).

Grazie alle risorse stanziate le Asl progetteranno, anche in collaborazione con le scuole, percorsi di promozione della salute, all’affettività e alla sessualità consapevole. Secondo il rapporto “Stili di vita e salute dei giovani toscani di 11,12,15 anni” realizzato dalla Regione Toscana e il primo rapporto Edit (Epidemiologia determinanti infortunistica stradale Toscana) realizzato dall’Osservatorio di epidemiologia dell’Agenzia regionale di sanità, circa il 27% dei quindicenni toscani ha avuto già il primo rapporto sessuale completo e circa il 30% di loro non ha fatto ricorso al preservativo. Particolari misure sono state pensate per le donne straniere.

A livello nazionale, il rapporto 2005 Istisan sulla “Interruzione volontaria della gravidanza tra le donne immigrate” rivela che il 35% delle donne interpellate dichiara di non aver ricevuto nessun tipo di informazione sulla contraccezione in Italia, il 56% non ha fatto ricorso ad alcun uso di contraccezione e il 33,8% non conosce l’esistenza di una legge che consente di abortire gratuitamente.

Per le immigrate sono previsti il potenziamento dei mediatori culturali, incontri con le associazioni e produzione di materiali informativi. In Toscana, continua la nota, sono attualmente in funzione 204 consultori pubblici, di cui 17 principali e 155 secondari.

L’attività principale è di consulenza per la procreazione, mentre un 20-30% delle attività è rivolto alla preparazione al parto e alla prevenzione oncologica e meno del 10% riguarda le certificazioni di interruzione volontaria di gravidanza. “Alle ideologiche e inconcludenti iniziative del governo uscente – afferma Rossi – abbiamo fin dall’inizio risposto con i fatti, con quanto siamo riusciti a costruire in questi anni per garantire servizi consultoriali moderni e diffusi, in grado di aiutare i giovani, le coppie, le donne nell’esercizio di una affettività e sessualità consapevole e di una maternità e paternità responsabili. Continueremo a favorire la collaborazione tra i nostri servizi e il mondo del volontariato che, fuori dal consultorio, nella società, ha la possibilità di svolgere un lavoro prezioso di segnalazione e di sostegno”.

“Tre milioni di euro dalla giunta ai consultori principalmente per ‘promuovere l’affettività e la sessualità consapevole’, cioé tanti soldi in più per comprare contraccettivi, mentre non è previsto neanche un euro per la prevenzione dell’aborto”. Lo dichiara Marco Carraresi, capogruppo dell’Udc in consiglio regionale, commentando la delibera approvata dalla giunta sui consultori. “Gli amministratori di sinistra – dice Carraresi – sono ancora permeati da troppa ideologia e ostacolano tutto quello che mira ad essere una reale alternativa all’aborto. I consultori in Toscana non funzionano affatto bene e continueranno a svolgere un ruolo assolutamente insufficiente e inadeguato se non saranno finalmente messi in grado di offrire aiuti concreti alle donne per aiutarle a non abortire”. “Meno del 10% dell’attività dei consultori riguarda le interruzioni volontarie di gravidanza? – continua – proprio questo dato dimostra che, salvo poche lodevoli eccezioni, nella quasi totalità dei casi alla donna non viene prospettata alcuna alternativa all’aborto volontario, solo raramente viene effettuata una minima attività di corretta dissuasione e, soprattutto, il contatto avviene troppo spesso quasi esclusivamente nel freddo e burocratico rilascio del certificato per potersi recare ad abortire”.(ANSA).