Toscana

SAVE THE CHILDREN: 200 MILIONI DI BAMBINI NON HANNO ACCESSO ALLE CURE DI BASE

“Nel mondo 200 milioni di bambini non hanno accesso alle cure di base e 26.000 bambini con meno di cinque anni muoiono ogni giorno”. È uno dei dati emersi nel nono “Rapporto sullo stato delle madri nel mondo”, presentato oggi in un convegno a Roma. Secondo la pubblicazione annuale di “Save the children” sulla salute materno-infantile in numerosi paesi del mondo, sono i paesi scandinavi, con la Svezia al primo posto, seguita da Norvegia e Islanda, le nazioni che possono vantare “parametri d’eccellenza attinenti alla salute, l’educazione e la condizione economica di madri e bambini”. Quelli in cui le madri stanno peggio” sono le nazioni dell’Africa Sub-sahariana, con il Niger all’ultimo posto, che si conferma come il luogo peggiore dove una mamma possa vivere”. L’Italia è al 19° posto nella classifica delle madri e al 1° nell’elenco dei paesi in cui i bambini stanno meglio. “Secondo Save the Children, la qualità di vita di un bambino dipende dalla salute, dalla sicurezza e dal benessere della propria madre – ha affermato Valerio Neri, direttore generale di ‘Save the Children Italia’ -. Solo assicurando alle donne educazione, benessere economico e possibilità di accedere ai servizi e alle cure sanitarie, sia quelle donne che i loro figli avranno maggiori possibilità di sopravvivere e crescere sani”.

Dal rapporto emerge che “il gap tra i paesi in cima e quelli in fondo alla lista è stridente. Mentre in Svezia ogni parto avviene con l’assistenza di personale medico, in Niger solo il 33% dei parti è assistito”. In Svezia solo una donna su 185 rischia di perdere il proprio figlio prima che compia cinque anni; al contrario, in Niger, considerando che un bambino su 4 muore prima di aver raggiunto i cinque anni, ciò implica che quasi ogni donna rischia di veder morire suo figlio e 9 madri su 10 addirittura perdono ben due bimbi nel corso della propria vita. Ora uno sguardo all’Italia. Considerando i tre parametri che servono a valutare il solo benessere infantile (tasso di mortalità sotto i 5 anni; tasso di iscrizione alla scuola materna; tasso di iscrizione alla scuola superiore), il nostro Paese si posiziona al primo posto, seguito da Germania, Francia e Svezia. In particolare, nel 2006, la mortalità infantile ha registrato uno dei valori più bassi in assoluto – 4 morti su 1000 nati. All’interno dell’indice delle madri, invece, l’Italia è al 19° posto. In particolare, confrontando la condizione delle mamme e donne italiane, con quella delle mamme e donne svedesi, le distanze maggiori si registrano rispetto alla salute, alla partecipazione al governo nazionale, alle differenze di reddito con l’uomo.

Quest’anno il “Rapporto sullo stato delle madri nel mondo” ha come suo focus l’accesso dei bambini alle cure di base, intendendo per queste ultime l’assistenza prenatale, quella durante il parto, le vaccinazioni e le cure per diarrea e polmonite. Attualmente, “200 milioni di bambini non hanno accesso ad alcuna cura di base e 26.000 bambini con meno di cinque anni muoiono ogni giorno, per un totale di quasi 10 milioni all’anno”. Analizzando 55 paesi in via di sviluppo, che da soli rappresentano l’83% delle morti infantili, quelli che stanno compiendo i più grandi progressi per garantire l’accesso alle cure di base sono “Filippine, Perù, Sud Africa e Indonesia”. La maglia nera “spetta all’Etiopia, ultima della lista, e preceduta da Somalia, Ciad, Yemen e dalla minoranza Lao della Repubblica Democratica del Congo”. “Nei paesi in via di sviluppo è fondamentale agire tenendo in considerazione il contesto socio-economico locale – ha osservato Neri -. In paesi come il Malawi, ad esempio, il rapporto tra il numero di abitanti e il personale sanitario è tra i peggiori del mondo, con 2 dottori ogni 100.000 persone: in tali contesti è essenziale investire sulla formazione dei cosiddetti ‘volontari per la salute’ che operino all’interno delle comunità, a volte semplicemente dando dei consigli sui rimedi da adottare per garantire la salute delle mamme e dei loro bambini”.

Grazie ai “volontari per la salute”, ha aggiunto Neri, abbiamo salvato milioni di bambini che morivano a causa della malaria: la nostra esperienza in tutto il mondo ci dimostra che questo tipo di programmi funziona”. Con interventi semplici e a basso costo, che prevengano le principali cause della mortalità infantile, si potrebbero salvare le vite di 6 milioni di bambini all’anno, pari a circa 3 volte la popolazione di una città come Milano. Riuscire a farlo solo in India e Nigeria, “significherebbe prevenire il 20% di tutte le morti infantili”. L’allattamento materno, ad esempio, non serve solo per nutrire ma aiuta a rafforzare le difese immunitarie del bambino nei confronti delle comuni malattie infantili. Per evitare che molti bambini muoiano a causa della disidratazione provocata la diarrea basterebbe una semplice terapia per la reidratazione orale, così come gli antibiotici possono combattere la polmonite e l’utilizzo congiunto di zanzariere e insetticida contribuisce ad evitare il contagio da malaria. Nelle nazioni più sviluppate, i bambini che hanno maggiori difficoltà ad essere curati e verso i quali occorre prestare maggiore attenzione, appartengono a fasce svantaggiate della popolazione, come quelle a basso reddito, o a minoranze etniche.

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