Toscana

SI APRE A DUBLINO CONFERENZA INTERNAZIONALE SU BOMBE A GRAPPOLO

Si apre oggi, 19 maggio, nella capitale irlandese, Dublino, la Conferenza sulle bombe a grappolo (“cluster bomb”). Si tratta di un tipo di ordigno che pone gravi problemi di carattere umanitario le cui conseguenze possono durare decine di anni. La cluster bomb è un contenitore (bomba d’aereo, razzo, proiettile di artiglieria o di mortaio) che contiene centinaia di bombe più piccole (dette submunizioni). Una volta sopra l’obiettivo, un congegno a tempo o barometrico determina l’espulsione degli ordigni più piccoli, che vengono disseminati su un area molto vasta. Le bombe sono programmate per esplodere all’impatto con il suolo, ma una percentuale variabile rimane inesplosa. Queste bombe possono rimanere attive anche per anni, divenendo un pericolo per le popolazioni civili, in particolare per gli agricoltori e i bambini, che attirati da questi oggetti li raccolgono rimanendone vittime.

Le bombe a grappolo sono state utilizzate in 21 Paesi tra i quali Bosnia, Iraq, Serbia, Kosovo, Libano. Queste armi furono concepite durante la “guerra fredda” (anche se già durante la Seconda Guerra mondiale furono utilizzate da alcuni contendenti) per affrontare grandi concentramenti di truppe e mezzi corazzati, ma non sono state quasi mai utilizzate per lo scopo originale. Secondo le organizzazioni umanitarie, che da anni lottano per proibirne la fabbricazione e l’uso, il 98% delle vittime delle cluster bomb sono civili.

Sulla scia del Trattato che ha bandito le mine antipersona, firmato a Ottawa nel 1997, si cerca di raggiungere un accordo simile per la proibizione delle bombe a grappolo. In effetti, le bombette inesplose rilasciate dalle cluster bomb si comportano come delle mine, rimanendo a lungo sul terreno, con conseguenze umanitarie ed economiche molto pesanti. Ci vogliono anni e spese non indifferenti per bonificare le aree colpite da questi ordigni, esattamente come avviene per le mine. Il Santo Padre Benedetto XVI, alla vigilia dell’apertura della Conferenza di Dublino, nel corso della sua visita pastorale a Genova, ha auspicato la messa al bando definitiva di questi “micidiali ordigni” al fine di evitare terribili sofferenze alle popolazioni. Raggiungere lo scopo non sarà facile perché i Paesi che non hanno aderito al Trattato che mette al bando le mine antipersona hanno sollevato obiezioni di carattere tecnico sulla proibizione delle cluster bomb. I produttori affermano di aver messo a punto dei meccanismi di innesco molto affidabili con i quali il 99% delle bombette esploderebbero immediatamente all’impatto riducendo drasticamente il numero degli ordigni inesplosi. Vi sono 210 modelli differenti di bombe a grappolo prodotti da 34 Paesi, mentre sono 75 gli Stati che detengono nei loro arsenali questi ordigni per un totale mondiale di miliardi di submunizioni.

Fides