Toscana

SIENA, MORTO BELLAVEGLIA, PRESIDENTE HOPA; DON GALLONI, IN CONGO DA SEMPLICE VOLONTARIO

Il presidente di Hopa Stefano Bellaveglia, 48 anni il prossimo 16 giugno, è morto questo pomeriggio al Policlinico Le Scotte di Siena dove era stato ricoverato ieri pomeriggio. Stefano Bellaveglia era nato a Passignano Trasimeno, in provincia di Perugia, il 15 giugno 1958. Padre di due figlie, dopo gli studi era rimasto a Siena ed era stato chiamato a ricoprire la carica di segretario generale della Cna provinciale.

Iscritto al Pds prima e, poi, ai Ds, era considerato molto vicino al presidente Massimo D’Alema e, nella primavera del 1997, era entrato nel consiglio del Monte dei Paschi di Siena quando presidente era stato nominato Luigi Spaventa, che lasciò l’anno dopo per la Consob. Confermato nei Cda presieduti da Pier Luigi Fabrizi, nel 2003 Bellaveglia viene nominato vicepresidente vicario. Nel frattempo, dopo aver ricoperto incarichi in alcune società controllate dal Monte, il 30 agosto 2004 entra nel Cda di Hopa con la carica di vicepresidente vicario. Pochi mesi dopo l’istituto senese porta la partecipazione nella finanziaria di Emilio Gnutti dall’8% a quasi il 10%.

Chiamato in causa lo scorso anno in una delle intercettazioni telefoniche nell’inchiesta sui cosiddetti ‘furbetti del quartierino’, Bellaveglia aveva subito smentito ogni contatto con Stefano Ricucci e il suo nome era uscito dalla vicenda. Con le dimissioni di Gnutti dalla presidenza della finanziaria, il rappresentante del Monte era stato chiamato a guidare Hopa come facente funzioni. Il 26 aprile scorso la nomina a presidente. Pochi giorni prima era arrivata la conferma che per lui non ci sarebbe stato un altro mandato nel Cda del Monte presieduto da Giuseppe Mussari.

In questi ultimi giorni tutto il suo impegno era profuso a chiudere le trattative con Pirelli e Edizioni Holding in merito al divorzio della finanziaria da Olimpia, pronto a fare anche la voce grossa, come quando il 31 maggio scorso non escludeva “la possibilità di dover arrivare ad un arbitrato”.

Fuori dagli impegni nella Banca Monte dei Paschi, Stefano Bellaveglia nel febbraio scorso era entrato nel Cda di Sport&Spettacolo Holding, la finanziaria nata con l’obiettivo di rappresentare calciatori e personaggi dello showbiz. Tra i soci, nomi di giocatori importanti come Luca Toni, Simone Perrotta e Eugenio Corini, e gli ex interisti Giuseppe Bergomi e Giuseppe Baresi. Nel gennaio del 2005, invece, Bellaveglia era stato tra i promotori dell’associazione ‘Il Fuoco del Futuro, Onlus’, entrando nel consiglio dell’associazione presieduta da Simona Capece. Un impegno che a metà maggio lo aveva portato nuovamente in Congo, da dove era rientrato il 18 maggio. E’ qui che avrebbe contratto la malaria, ma avrebbe trascurato le poche linee di febbre che invece potevano essere il primo segnale della malattia che domenica è improvvisamente peggiorata e lo ha portato alla morte.

Il presidente di Hopa da quasi un anno si recava per brevi ma frequenti periodi a Kinshasa. A confermarlo è don Matteo Galloni, fondatore della comunità Amore e Libertà che gestisce un orfanotrofio nella capitale della Repubblica democratica del Congo e ha due ‘case’ in Italia: una alle porte di Firenze e l’altra a Matera. “I suoi viaggi erano brevi, per i tanti impegni, ma si metteva a servizio dei bambini come un qualsiasi altro semplice volontario”, ricorda il sacerdote.

“Ci conoscemmo per caso – racconta al telefono don Galloni, figlio dell’ex vicepresidente del Csm – e mi chiese di conoscere la nostra realtà perché sentiva il desiderio di fare qualcosa di concreto per gli altri”. Don Matteo nelle due case in Italia in questo momento ha 8 ragazzi africani che vivono con lui, che lo chiamano papà: “resteranno con noi fino a quando non saranno autosufficienti, fino a che non avranno un lavoro o una famiglia”, spiega. Don Matteo preferisce non dare spiegazioni sulla malattia che ha portato alla morte il presidente di Hopa, “io chiedo sempre ai miei volontari di fare la profilassi e quando tornano, comunque, consegno loro delle pasticche di chinino”, aggiunge mentre sta guidando verso Siena per andare a dare l’ultimo saluto all'”amico”. “Domani mattina celebrerò per lui una messa a Firenze, assieme ai miei ragazzi – conclude don Galloni – perché davanti al Signore ora non conterà il suo lavoro come finanziere ma solo il tanto bene che ha fatto come uomo”. (ANSA).