Toscana

SOMALIA , MOGADISCIO: MISSILI SU «SOS KINDERDORF», A RISCHIO OSPEDALE MISSIONARIE CONSOLATA

“La situazione è così difficile che non posso dire quando e se torneremo”: così, in una nota giunta oggi alla MISNA, Ahmed Ibrahim, direttore del Villaggio per bambini ‘Sos Children’, annuncia la chiusura temporanea del complesso, un villaggio e un ospedale pediatrico, situato nella zona nord di Mogadiscio, colpito ieri, ancora una volta, dai bombardamenti delle forze governative. Le famiglie che vivevano all’interno della struttura, gestita per anni dalle suore missionarie della Consolata, hanno cominciato a lasciare oggi il ‘villaggio’ dopo che i “massicci bombardamenti” di ieri hanno causato la morte di una donna e il ferimento, grave, di altre quattro persone, inclusi tre operatori che lavoravano all’ospedale. Secondo la nota diffusa oggi, due razzi sparati dalle forze etiopi e governative hanno centrato una delle abitazioni (la numero 8 per la precisione) del complesso residenziale in cui vivono donne sole con i loro bambini e il piazzale antistante il ‘bunker’ costruito nei mesi scorsi proprio per dare rifugio agli ospiti della struttura nei momenti più difficili del conflitto. La struttura di Sos Kinderdorf si trova nel quartiere di Huriwa, nel nord di Mogadiscio, che è considerato una delle roccaforti dei gruppi armati contrari al governo di transizione. Ieri i quartieri di Huriwa e Yaqshid sono stati teatro di una massiccia operazione militare delle forze governative nella quale, secondo un bilancio fornito oggi da fonti locali, hanno trovato la morte almeno 10 persone e altre 15 sono rimaste ferite. “Temiamo di non essere in grado di portare avanti i nostri progetti a Mogadiscio. Per oltre 20 anni siamo rimasti a lavorare. Specialmente ora, alla luce delle circostanze in cui versa la popolazione e il milione di rifugiati, sarebbe una grande perdita, dal punto di vista umanitario, se dovessimo essere costretti a chiudere le nostre strutture sociali. Sarebbe un duro colpo per il futuro dei bambini di Mogadiscio e per le cure sanitarie di migliaia di persone” dice il presidente dei Villaggi per bambini Sos, Helmut Kutin. “Chiediamo alle parti in conflitto di mettere fine alla forza delle armi e di assicurare protezione alla popolazione civile e salvaguardare i servizi umanitari”. Il Villaggio dei bambini Sos di Mogadiscio è nato nel 1985 e l’ospedale, con reparti di maternità, pediatria e impegnato in altri servizi umanitari, ha aperto nel 1989. Sia nel corso dei combattimenti del 1991, che portarono alla caduta del dittatore Siad Barre, che durante tutta la successiva guerra civile, l’ospedale non era mai stato colpito dai missili. Nel 2003 la struttura, gestita sul posto dalle suore italiane missionarie della Consolata, aveva anche aperto una scuola per infermieri, che proprio quest’anno aveva portato i primi diplomati. Una delle insegnanti di questo corso era suor Leonella Sgorbati, la missionaria italiana uccisa lo scorso settembre da ignoti mentre attraversava la strada che divide l’ospedale e il Villaggio dei bambini. Dopo la sua morte, le altre missionarie della Consolata della struttura hanno dovuto lasciare Mogadiscio: erano state le uniche ‘occidentali’ a non abbandonare mai la Somalia, neanche nei momenti più difficili provocati dal caos seguito alla caduta di Barre nel ’91.Misna