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SUDAN, CONSIGLIO SICUREZZA ONU APPROVA SANZIONI PER DARFUR

Con 12 voti a favore e 3 astensioni (Algeria, Cina e Russia) il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione presentata dagli Stati Uniti per cercare di arginare la violenta crisi in atto nella vasta regione occidentale del Darfur, teatro da oltre due anni di scontri armati e di una grave situazione umanitaria. La risoluzione approvata prevede la costituzione di un Comitato speciale per controllare l’embargo di armi e informare su eventuali violazioni del divieto; inoltre dovrà controllare e approvare gli spostamenti di uomini e mezzi militari sudanesi nella regione. Il testo prevede che il Segretario generale dell’Onu stabilisca un gruppo di esperti, con base ad Addis Abeba; inoltre, prevede il divieto di ingresso nella regione per tutte le persone o i gruppi stimati in grado di porre in essere azioni che possano compromettere il processo di pace o la stabilità nella regione. Questi individui o gruppi dovranno essere individuati dal comitato, che potrà decidere di applicare sanzioni finanziarie ed economiche fino al congelamento di tutti i loro averi oltre che di limitare la loro libertà di spostamento.

Critiche alla risoluzione sono state espresse, oltre che dai rappresentanti di Algeria, Cina e Russia, dall’ambasciatore sudanese che, invitato a parlare davanti al Consiglio di sicurezza, ha dichiarato che il testo approvato appartiene in realtà al Congresso statunitense, che ignora completamente la storia e la realtà del Paese africano. Ieri 164 persone – compresi una quindicina di agenti delle forze di sicurezza – erano state rinviate a giudizio dalle autorità del Sudan per violazioni dei diritti umani compiute in Darfur, proprio poche ore prima della riunione del Consiglio di sicurezza.“Squilibrata e inopportuna”: questo il termine con cui il governo sudanese qualifica la risoluzione delle Nazioni Unite relativa alla crisi in Darfur approvata questa notte al Palazzo di Vetro. In un comunicato del ministero degli Esteri, Khartoum, fa sapere che terrà comunque conto della decisione del Consiglio di Sicurezza. Gli Stati Uniti hanno invece ottenuto il rinvio del voto sulla bozza di risoluzione presentata la scorsa settimana dalla Francia in cui si chiede che i responsabili dei crimini e delle violenze commesse in Darfur, regione occidentale sudanese teatro da oltre due anni di scontri e violenze, vengano giudicati dalla Corte penale internazionale (Cpi). Il documento sarebbe dovuto passare questa sera al vaglio del consiglio di Sicurezza ma i rappresentanti del governo di Washington hanno deciso di apportare delle modifiche al testo e la Francia ha accettato di spostare il voto. “Siamo in un momento in cui sono ancora in corso discussioni tra i membri del Consiglio” ha detto un diplomatico americano.

Da mesi ormai il massimo organo decisionale delle Nazioni Unite è spaccato proprio su chi debba giudicare i crimini commessi nella vasta e remota regione occidentale sudanese. Da una parte i Paesi dell’Unione Europea e la stessa Commissione d’inchiesta per il Darfur voluta dalle Nazioni Unite hanno chiesto che sia la Corte penale internazionale (Cpi) a gestire eventuali processi, dall’altra Washington – non volendo legittimare la Corte internazionale al cui lavoro si oppone da tempo – continua a rifiutare un tribunale internazionale, preferendo invece un tribunale ‘ad hoc’ per il Sudan. In attesa che la diplomazia internazionale si sblocchi, la situazione in Darfur continua a essere estremamente critica per la popolazione locale e per gli operatori umanitari che stanno cercando di contenere un’emergenza umanitaria di vaste proporzioni. (Misna)