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SUDAN, DARFUR: INCONTRO INTERNAZIONALE IN LIBIA, MANIFESTAZIONI NEL MONDO

“Ci sono gruppi ribelli che stanno cercando di coinvolgere il mondo in questa faccenda; non è nell’interesse della comunità internazionale intervenire in una situazione in cui una delle due parti non vuole una soluzione”: lo ha detto il colonnello Muhammar Gheddafi parlando a un incontro internazionale sul Darfur organizzato in Libia, a Sirte e a Tripoli, in coincidenza con il quarto anniversario del conflitto tra Khartoum e le milizie ribelli presenti nella vasta regione occidentale del Sudan che ieri è stata anche al centro di manifestazioni di protesta soprattuto in città americane ed europee. Un richiamo all’importanza degli aiuti umanitari e un appello a tutte le parti in causa affinché facilitino il transito degli aiuti verso le zone che ne necessitano ha trovato l’unanime accordo di tutti i partecipanti all’incontro libico: Unione Africana (UA), Lega Araba, ONU, Unione Europea, Russia, Canada e Stati Uniti, Sudan e paesi confinanti. Non erano presenti i movimenti ribelli che in Darfur si battono contro il governo centrale sudanese ma che, pur divisi tra loro anche nell’accettazione e opposizione a un accordo di pace dell’anno scorso, potrebbero partecipare a un prossimo incontro in programma Tripoli. Un riferimento preciso è stato fatto anche alle conclusioni della conferenza di Addis Abeba (novembre 2006) in cui Khartoum aveva accettato in Darfur un’operazione di pace “ibrida” (ONU-UA) Onu-Ua in Darfur. Cominciato di fatto nel febbraio 2003, proprio mentre diventava evidente una fine del conflitto tra Khartoum e il Sud del paese, il conflitto in Darfur avrebbe provocato finora, almeno secondo stime internazionali correnti, 200.000 vittime e oltre due milioni di sfollati generando una delle più gravi crisi umanitarie del pianeta. Notizie e dati relativi a una regione enorme e in gran parte desertica con comunicazioni molto difficili risultano in molti casi poco verificati e verificabili; ancora ieri, uno dei capi dei ribelli, Ahmed Abdel Shafi del Movimento di liberazione del Sudan (Slm)- che non ha firmato gli accordi di del 2006 – ha telefonato a un’agenzia di stampa internazionale riferendo di un attacco con elicotteri governativi senza però nemmeno specificare il luogo in cui era accaduto. Il governo sudanese, che ammette non più di 9000 vittime e ha invitato la comunità internazionale a verificare i suoi dati con ispezioni, ha di recente accettato anche un “heavy support package” (pesante pacchetto di sostegno) dell’ONU che aggiunge qualche migliaio di caschi blu agli oltre 8000 uomini dell’UA e dell’ONU già presenti in Darfur – restando comunque ben al di sotto dei 20.600 che l’ONU vorrebbe nella vasta regione occidentale del Sudan – e una serie di altri provvedimenti che dovrebbero soprattutto facilitare il lavoro degli operatori umanitari e aumentare il livello di sicurezza. Le manifestazioni di ieri, dichiarata “Giornata mondiale per il Darfur”, sono state vivaci soprattutto in Inghilterra e negli Stati Uniti favorevoli a una linea molto dura nei confronti di Khartoum (fino a proposte di “sanzioni” e accuse di genocidio peraltro respinte da un rapporto dell’ONU che ha ammesso comunque atrocità e possibili crimini contro i diritti umani. Secondo notizie di stampa internazionale, in occasione dell’incontro svoltosi in Libia, Gheddaffi avrebbe detto che al mondo esistono situazioni “più gravi del Darfur” (da lui non indicate ma intuibili) mentre l’inviato dell’Onu in Sudan, Jan Eliasson, ha definito il caso del Darfur “pericoloso non solo per il Sudan ma per l’intera regione” aggiungendo: “Questa conferenza può costituire un’occasione per accelerare la soluzione del problema e rafforzare la pace nell’area”.Misna