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SUDAN, DARFUR: ONU PREVEDE INVIO DI 26.000 SOLDATI PEACEKEEPING

Gran Bretagna, Francia e Ghana hanno sottoposto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite una proposta di risoluzione per l’invio di 26.000 unità di peacekeeping in Darfur. Il testo, che sarà discusso dal Consiglio entro la fine del mese, prevede l’utilizzo di una forza congiunta dell’Unione Africana e dell’Onu, per un periodo iniziale di 12 mesi, che potrà utilizzare “misure diverse”, una formula che potrebbe prevedere l’uso della forza contro le milizie che attaccano i civili e ostacolano il processo di pacificazione nella regione. Il costo stimato della nuova forza – denominata Unamid (United Nations African-Union mission in Darfur- è di 2 miliardi di dollari per il primo anno e comprenderà 19.555 unità militari, una componente di 3.772 agenti di polizia internazionale e 19 elementi delle truppe speciali. Al suo interno confluiranno anche i 7.000 militari dell’Unione Africana già presenti in Darfur.

La bozza di risoluzione prevede “un’unica catena di comando, sotto la responsabilità delle Nazioni Unite”, a cui saranno affidate la strategia e il dislocamento della nuova forza “ibrida”. Responsabili dell’Onu hanno spiegato di “voler lasciare all’Unione Africana il controllo quotidiano delle operazioni, salvo interporsi in caso di disaccordo”. La risoluzione chiede inoltre che “tutte le fazioni presenti in Darfur cessino immediatamente le ostilità e gli attacchi”, contro forze dell’Ua, civili e operatori umanitari. Il documento sottolinea anche che “non può esserci soluzione militare al conflitto in Darfur” e chiede alle autorità di Khartoum e ai gruppi ribelli di riprendere il processo di pace. In una riunione del 17 giugno scorso con l’Onu a Khartoum, il presidente sudanese Omar al Bashir aveva dato la sua approvazione incondizionata allo spiegamento dell’Unamid.

È di oggi anche la notizia che il Parlamento Europeo ha chiesto l’istituzione immediata di una ‘no fly zone’ sul Darfur, allo scopo di “proteggere la popolazione civile e gli operatori umanitari, garantire la distribuzione degli aiuti e cercare di ottenere che il governo del Sudan tenga fede all’impegno di consentire l’ingresso di una forza ibrida senza porre condizioni di sorta”. Gli eurodeputati hanno condannato inoltre “la flagrante violazione da parte del governo sudanese dell’embargo sulle armi” decretato dall’Onu e sollecita la Ue a monitorare l’applicazione delle misure restrittive decise dal Palazzo di vetro. Secondo stime internazionali, il conflitto in Darfur ha provocato dal 2003 almeno 200.000 morti e oltre 2 milioni di profughi. Il 5 maggio 2006 il governo del Sudan ha firmato un accordo di pace con l’Esercito di Liberazione del Sudan (Sla), respinto però da altri due gruppi ribelli minori, il Movimento di Giustizia ed Uguaglianza (Jem) e una fazione rivale dell’Sla. Mediatori dell’Unione Africana e dell’Onu stanno cercando di estendere l’accordo, che prevede il disarmo delle milizie Janjaweed, gruppi di miliziani armati dal governo, lo smantellamento delle forze ribelli e la loro incorporazione nell’esercito, anche ai gruppi di insorti che non lo hanno sottoscritto lo scorso anno. (ADL)

Misna