Toscana

SUDAN, PROSEGUONO SCONTRI AD ABYEI, «UNA CITTÀ RIDOTTA IN CENERE»

Proseguono intensi i combattimenti ad Abyei, dove da stamani reparti dell’esercito regolare sudanese, affiancati da milizie della tribù Masseriya, si stanno scontrando con elementi dell’Esercito popolare di liberazione del Sudan (Spla), il braccio armato dell’ex-movimento ribelle oggi autorità amministrativa autonoma del Sud Sudan e parte integrante del governo nazionale. Secondo le informazioni raccolte dalla MISNA con fonti contattate in Sudan, in città ormai da circa una settimana non si troverebbero che forze combattenti. I circa 50.000 abitanti della cittadina, infatti, si trovano dalla scorsa settimana, quando si erano verificati i primi scontri, rifugiati nella boscaglia circostante o nei centri abitati più vicini. Al momento non sono disponibili bilanci dei combattimenti in corso in città e nei quali entrambe le parti avrebbero usato artiglieria pesante. Secondo alcune fonti,l’Spla sarebbe riuscita a prendere il controllo di Abyei, ma le forze governative non sembrano avere nessuna intenzione di lasciare la località ridotta ormai a un ammasso di cenere. “Le testimonianze affidabili che ci sono giunte fanno sapere che circa il 90% delle abitazioni di Abyei, costituite in prevalenza da capanne, sono state date alle fiamme la scorsa settimana quando sono cominciati i combattimenti in città” dice alla MISNA il monsignor Antonio Menegazzo, missionario comboniano e vescovo di El Obeid, la città 600 chilometri a nord di Abyei ma nella cui diocesi ricade il centro abitato teatro anche oggi di violenze. “In città ormai non è rimasto più nessuno. Qualcuno nei giorni scorsi era tornato a casa per recuperare qualche cosa, ma si è trovato davanti uno spettacolo devastante. Le abitazioni, i negozi, tutto è stato saccheggiato e dato alle fiamme da gruppi di pastori nomadi della tribù dei Masseriya entrati in città dopo gli scontri tra esercito e Spla. Anche la chiesa locale, gestita da due sacerdoti sudanesi e un diacono, non è stata risparmiata. Anche tre edifici prefabbricati attigui sono stati prima svuotati poi dati alle fiamme” aggiunge il vescovo. Secondo monsignor Menegazzo, dietro le tensioni in corso da mesi ad Abyei, ed esplose negli ultimi giorni, non si troverebbe tanto la contesa tra il governo sudanese di Khartoum e l’Splm (il partito del Sud) sul destino futuro della zona – considerata una delle più ricche del paese dal punto di vista petrolifero – quanto piuttosto la scarsa fiducia tra i bracci armati dei due schieramenti (esercito regolare e Spla, appunto) e la questione tribale. Dopo la firma della pace tra nord e sud Sudan, infatti, le relazioni tra i Dinka (autoctoni e maggioritari nell’area), legati al Splm, e i Masseriya, nomadi e vicini all’esercito sudanese, si sono fatte sempre più tese. Ai Masseriya, che negli anni del conflitto avevano preso possesso di terre, era stato consentito di restare nella zona di Abyei, purchè consegnassero le armi al Spla e si dedicassero alle loro attività di pastorizia. Un’opzione mai raccolta dagli esponenti del gruppo nomade e sulla quale nelle ultime settimane si sono riaccese dispute. “Alcuni episodi verificatisi recentemente – dal blocco della principale strada che conduce ad Abyei da parte di alcuni Masseriya, a scontri sporadici, fino all’uccisione di un soldato governativo sudanese da parte di elementi del Spla la settimana scorsa – hanno acceso la miccia, dando fuoco alle tensioni presenti” spiega in conclusione monsignor Menegazzo.Misna