Toscana

Sanità toscana, i punti critici dalle «liste» al pronto soccorso

di Simone PitossiDalle liste di attesa ai pronto soccorso, dalla scommessa dei nuovi ospedali allo scarso rapporto con il medico di fiducia. Ecco solo alcune delle criticità del sistema sanitario regionale secondo Marco Carraresi, capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale. La sanità è un vero e proprio «pallino» del consigliere che di recente ha dedicato un volume, edito da Cantagalli, proprio sul sistema sanitario toscano.

«C’è ben poco da atteggiarsi a “modello” – spiega Carrarresi –: il sistema sanitario toscano presenta, insieme alle luci, anche alcune innegabili ombre, con la evidente persistenza anche di situazioni territoriali fortemente sperequate, che di fatto discriminano i cittadini per il solo fatto della diversa appartenza geografica». Al primo punto delle cose che non funzionano il capogruppo Udc mette le liste d’attesa. «Queste – sottolinea – sono il vero scandalo. I tempi di attesa per talune prestazioni specialistiche e ambulatoriali e per quelle diagnostiche sono talvolta di tale ampiezza da costringere molti pazienti, spesso purtroppo i meno abbienti, a ricorrere a prestazioni a pagamento in strutture private o al ricorso all’“intramoenia”».

In secondo luogo, la questione di un accesso razionale ai pronto soccorso, problema emerso anche durante l’estate. «Spesso – continua Carraresi – finiscono per risultare drammaticamente “intasati” a causa di accessi impropri o comunque trattabili in strutture più “snelle” e decentrate, se non addirittura perché considerati dai cittadini come il luogo dove recarsi perché non si ottengono risposte tempestive sul territorio. Il sistema di accesso, in generale, alle prestazioni di ricovero ospedaliero, è stabilito esclusivamente dall’organizzazione interna delle aziende o degli ospedali, senza la possibilità di garantire il rispetto del sacrosanto principio di libera scelta del luogo di ricovero e di cura».

Secondo il capogruppo Udc c’è poi il problema dei reparti specialistici troppo accentrati: «Si è assistito, in questi ultimi anni, alla progressiva scomparsa di una reale rete delle “eccellenze sanitarie” della quale la Toscana, fino a venti anni fa andava orgogliosa, specializzazioni ad elevato contenuto tecnico–professionale che, se non riproducibili in modo capillare e diffusivo su tutto il territorio regionale, non possono però essere circoscritte, come avviene in maniera sempre più massiccia, alle sole Aziende ospedaliero-universitarie. C’è poi la consistente “mobilità sanitaria” in direzione di regioni del nord Italia, a dimostrazione della scarsa presenza nella nostra regione di strutture di eccellenza di livello nazionale». L’altro grosso problema, molto sentito dai cittadini, è quello del medico di famiglia. «L’utilizzo del medico di famiglia – spiega Carrarresi – è spesso utilizzato dall’assistito solo come l’inevitabile canale di accesso al sistema sanitario, magari “da saltare” tutte le volte che sia possibile, cosa che provoca, oltre ad un inaccettabile spreco di risorse, anche un crescente impoverimento professionale e di competenze dello stesso medico di famiglia. A questo è da aggiungere la scarsa appropriatezza del frequente ricorso alla figura “ibrida” del medico del servizio di continuità assistenziale (l’ex guardia medica), chiamato troppo spesso a colmare l’evidente inadeguatezza di un rapporto medico di fiducia – paziente che dovrebbe, viceversa, essere il “cuore” dell’intero sistema sanitario regionale».

Infine c’è la questione degli ospedali. «La politica di de-ospedalizzazione intrapresa – sottolinea il capogruppo Udc – è un problema: si sono chiusi diversi piccoli ospedali toscani, riducendo i posti letto, e si sta drasticamente, fin troppo, diminuendo la durata di occupazione dei posti letto e favorendo le dimissioni ospedaliere “affrettate”, senza però una contestuale attivazione di strutture alternative al ricovero ospedaliero, cosa che provoca pesanti ricadute sui servizi sociali e sulle stesse famiglie e rischia di accentuare sempre di più la inaccettabile separatezza fra sanità e assistenza sociale». Insomma, secondo Carraresi, gli ospedali «dimettono frettolosamente ed il territorio non accoglie tempestivamente». Infine la costruzione dei quattro nuovi ospedali di Massa, Lucca, Pistoia e Prato. «Questi progetti – osserva – stanno annaspando in mezzo a denunce alla procura, contenziosi amministrativi, polemiche sulla scelta delle aree su cui edificare, minacce di referendum popolari e, soprattutto, riserve generalizzate sulla loro effettiva necessità e sul loro dimensionamento».

I numeri della sanità toscanaOspedali• 17.500 posti letti• 700.000 ricoveri Specialistica ambulatoriale• 45 milioni di esamidi cui:• 40,5 milioni nel pubblico• 4,5 milioni nel privato Servizi sanitari territoriali• 3.100 medici di medicina generale• 400 pediatri di libera scelta• 800 medici di continuità assistenziale Ricette farmaceutiche• 29 milioni Emergenza sanitaria• 400 trasporti Operatori del sistema sanitario toscano• 7.200 medici• 22.000 infermieri• 6.700 operatori sanitari• 9.800 tecnici• 9.900 amministrativi L’assessore Rossi: «Il sistema funziona»Due decessi sul banco degli imputati. Si tratta dei casi avvenuti nel mese di agosto al pronto soccorso di Livorno e dell’azienda ospedaliero–universitaria di Siena. L’assessore regionale al diritto alla salute Enrico Rossi ha spiegato al Consiglio che del primo caso non esiste una documentazione sanitaria perché la Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta e ordinato l’autopsia per stabilire la causa del decesso, e il perito si è riservato 60 giorni di tempo per presentare la relazione. «Credo – ha detto Rossi – che sia opportuno lasciare alla valutazione degli esperti l’individuazione delle cause e delle eventuali responsabilità e vorrei che l’emotività lasciasse il passo a una valutazione più pacata. Sappiamo che in sanità esistono eventi tragici che non vogliamo certo catalogare come fatalità. Da ogni errore dobbiamo e vogliamo imparare, ma è pur vero che l’errore umano è sempre possibile». Quanto al caso di Siena Rossi ha ricordato che la paziente è stata sottoposta immediatamente a una serie di interventi, fino alla morte avvenuta 5 ore dopo l’arrivo al pronto soccorso. L’azienda ha creato una commissione interna di inchiesta per chiarire i fatti. Per entrambi i casi l’assessore ha comunicato di avere investito del problema una commissione regionale. Rossi ha poi fornito alcuni numeri sul funzionamento delle strutture di pronto soccorso in Toscana. Ogni anno oltre 1 milione e 220 mila cittadini toscani si rivolgono al pronto soccorso, ma ancora non esiste una specializzazione post-laurea specifica in medicina e chirurgia di urgenza. «Una carenza – ha spiegato l’assessore – a cui la Regione Toscana ha cercato di porre rimedio prevedendo la necessità di personale medico e infermieristico esclusivamente dedicato e formato per l’emergenza-urgenza». Entro il 2007, secondo le parole di Rossi, tutti i medici di pronto soccorso saranno certificati in medicina e chirurgia di urgenza. Parallelamente è stato introdotto il «triage», cioè la selezione in base alla gravità del paziente. La prova che in Toscana il sistema funziona, ha concluso Rossi, sono i risultati di un’indagine effettuata nello scorso mese di giugno, da cui risulta che solo l’8 per cento dei cittadini si dichiarano poco o nulla soddisfatti dell’assistenza del pronto soccorso, a fronte di un oltre 90% che approva il servizio.