Toscana

Scuola, si parte il 14: le novità in cantiere

di Enrico LenziPoteva essere l’anno dell’avvio definitivo della riforma voluta dall’ex ministro Letizia Moratti, sarà, invece, l’ennesimo «anno-ponte» vissuto dal «cantiere scuola».

Lo riconosce lo stesso ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, tanto che in occasione dell’avvio del nuovo anno ha deciso di fare il punto della situazione sulla riforma, anche perché si è constatato «un diffuso, comprensibile disorientamento nei confronti della sua attuazione». Ma allora quale scuola troveranno i nostri ragazzi al loro rientro in classe? Ecco in sintesi le novità.

• Addio tutor e portfolio. Due novità introdotte dalla riforma Moratti e che partivano dalla scuola primaria. La figura del tutor (contestata dal fronte sindacale) scompare e le sue funzioni vengono gestite collegialmente «senza dar vita a figure docenti gerarchicamente distinte». Il portfolio delle competenze rimarrà, «in forma sperimentale», solo per l’ultimo anno del ciclo di base, mentre per quanto riguarda la valutazione si torna alle vecchie schede di valutazioni utilizzate in passato. Anche la valutazione sarà collegiale. Il portfolio potrebbe non sparire totalmente: resterebbe come «eventuale forma di documentazione rimessa alla piena autonomia delle scuole», ma «non avrà funzione di valutazione».

• Potenziamento dell’autonomia. In vigore da 10 anni, l’autonomia scolastica viene indicata dal ministro Fioroni come «il quadro di riferimento principale dei processi di innovazione e di riqualificazione del sistema». Insomma non un’operazione di vertice, ma un coinvolgimento delle scuole che dovrebbe diventare maggiormente protagoniste del cambiamento. Tra i compiti che rientrano in questo scenario, l’elaborazione del Piano dell’Offerta formativa, l’aumento al 20 per cento del curricolo rimesso alla competenza della singola scuola e la stessa valutazione e gli strumenti per comunicarla.

• La nuova maturità. Il disegno di legge è stato varato in piena estate e tra pochi giorni inizia il suo cammino in Parlamento con l’obiettivo di essere varato entro fine anno. Tornano le commissioni miste composte da membri esterni e interni, ricompare il giudizio di ammissione all’esame e arriva l’obbligo di sanare tutti i debiti formativi degli anni precedenti. Maggior peso al credito scolastico a scapito del punteggio a disposizione per l’orale. E poi un maggior collegamento con il mondo universitario per aiutare nelle scelte delle facoltà gli studenti delle superiori.

• Stop al secondo ciclo e al doppio canale. Rinvio al 2008 per l’inizio della riforma delle superiori. Per ora vanno in pensione gli otto licei previsti dalla Moratti e anche la creazione del doppio canale, cioè due percorsi paralleli, di uguale dignità, uno scolastico e l’altro di istruzione professionale. In arrivo invece l’innalzamento dell’obbligo scolastico ai 16 anni, con un biennio dopo la scuola media. Il carattere di questo biennio non è ancora definito: unico con il solo percorso scolastico, oppure plurale, cioè con la compartecipazione di scuola e centri di formazione professionale. Una risposta potrebbe arrivare dal confronto che il ministro avrà con le Regioni, che hanno competenza in materia, e i protagonisti della scuola.

• Integrazione in classe. Non ci sono novità in materia, ma resta un aspetto su cui la scuola gioca un ruolo di primo piano. Secondo l’ultimo rapporto lo scorso anno c’erano 430mila studenti stranieri, quasi il 5 per cento dell’intera popolazione scolastica. Ben 191 le Nazioni di provenienza di questi studenti. I gruppi principali, pur con un ridimensionamento, restano quello albanese (16,3 per cento) e quello marocchino (14 per cento). In aumento quello rumeno (dal 9,7 al 12,4 per cento in un anno).

Alessi: «materne non statali a rischio»di Simone PitossiLa situazione della scuole materne non statali è ancora al livello di pericolo. «Non possiamo abbassare la guardia – spiega il presidente regionale della Fism Leonardo Alessi –. Accanto ad alcuni aspetti positivi ci sono ancora tanti fatti negativi e segnali all’orizzonte che non ci fanno dormire sonni tranquilli».

La Fism Toscana è nata nel 1975 con l’intento di rappresentare le scuole materne non statali di ispirazione cristiana. Da allora ad oggi è cresciuta fino ad avere associate 351 scuole materne paritarie distribuite su tutto il territorio toscano. I numeri sono davvero significativi: nelle 700 sezioni toscane lavorano 1500 insegnanti per 17 mila alunni. In pratica la Fism da una risposta al 20% del fabbisogno regionale. L’ultima notizia arrivata dal Consiglio regionale riunito prima della sosta estiva è stata positiva. Infatti l’assemblea ha approvato la variazione al bilancio 2006 che ha ripristinato 192 mila euro a favore delle scuole materne non statali che erano stati tagliati nel dicembre scorso. Così si torna all’originale cifra stanziata ogni anno che era di 2 milioni e 65 mila euro.

«Questo recupero dei fondi, anche se si tratta di una cifra non esagerata, – sottolinea Alessi – per noi, per la sopravvivenza delle nostre scuole è vitale. Il taglio che era stato fatto nel bilancio di previsione ci preoccupava nell’immediata, ma soprattutto in prospettiva. Il reintegro dei fondi e il ritorno alla cifra originale, dopo nostre forti pressioni e l’impegno del gruppo della Margherita, ci fa essere ottimisti per il mantenimento di questo contributo regionale anche per il futuro».

La situazione è invece ancora preoccupante a livello nazionale: infatti il grosso dei contributi arriva infatti dal governo. «L’erogazione dei contributi governativi – spiega Alessi – è ferma a febbraio 2006 e, purtroppo, passeranno molti mesi prima che sia completato il fondo dovuto per l’anno passato». La Fism nazionale ha chiesto poi al ministro Fioroni, successore di Letizia Moratti, il reintegro dei fondi che nelle previsioni approvate dal precedente governo erano stati tagliati del 50% a partire dal 2007.

«Se questo taglio divenisse effettivo – continua Alessi – la situazione per le scuole materne non statali diventerebbe drammatica. Il ministro dell’istruzione ha detto che si sarebbe impegnato su questo fronte. Speriamo che alle promesse seguano i fatti». Ma i problemi non finiscono qui. «Fino a qui – osserva Alessi – siamo nella sfera della mera sussistenza, della pura sopravvivenza dei nostri istituti. Il problema di fondo è che la reale parità non esiste. Purtroppo, non si sono fatti passi avanti su questo fronte con il governo Berlusconi. E non credo che le prospettive siano migliori con l’attuale governo Prodi…».

Per quanto riguarda l’attività quotidiana, le materne non statali devono fare fronte alle sfide e ai problemi che investono anche la scuola pubblica. «Gli stranieri e l’handicap – sottolinea il presidente Fism – sono problemi ai quali dobbiamo fare fronte ogni giorno. La Regione ci da una mano con gli insegnanti di sostegno. Ma la realtà è che mancano dei provvedimenti strutturali».

L’altra questione sono gli insegnanti: «Il problema della retribuzione, inferiore nei nostri istituti rispetto a quelli pubblici, crea un grosso problema. Gli insegnanti stanno da noi per fare tirocinio e guadagnare punti. Ma quando ne hanno la possibilità ci abbandonano per entrare nella scuola pubblica. Tutto ciò per noi costituisce un grave impoverimento. Anche in questo settore manca la parità: l’Italia è più indietro rispetto a Germania, Francia, Spagna».

Ma Alessi vede anche un movimento positivo. «Le nostre scuole – conclude – hanno voglia di ripensarsi, voglia di rinnovamento, hanno un desiderio educativo forte». La prova? Negli ultimi anni circa ottante scuole materne cattoliche hanno aperto in Toscana una sezione di nido per venire incontro alle rischieste dei genitori impegnati al lavoro. Insomma, le scuole cattoliche hanno mille risorse.