Toscana

Se il sogno di un tetto diventa un miraggio

Un piano con 300 milioni di euro da qui al 2005. È questa la risposta della giunta regionale all’emergenza casa. Con tre novità interessanti. 50 milioni di euro sono destinati alla realizzazione o al recupero di circa 500 immobili in edilizia agevolata (cioè con contributi pubblici) che dovranno però essere immessi sul mercato a canone controllato (-25% di quello di mercato). Si potrà così andare incontro a quella «fascia grigia» di nuclei familiari troppo «ricchi» per accedere ai bandi per un alloggio popolare, ma neanche in grado di acquistarne uno. La seconda novità (15 milioni di euro) riguarda forme di autorecupero: il proprietario di un immobile dismesso, come Diocesi, Ipab o altri enti, accetta di farlo ristrutturare da una cooperativa di soggetti autoorganizzati che diviene locataria dell’immobile, pagando però un canone ribassato. Il contributo in questo caso andrebbe sia al proprietario che alle cooperative di inquilini. E infine la Regione prevede l’acquisto da parte dei comuni della nuda proprietà di case di anziani che possono così utilizzare i proventi della vendita con la garanzia però di rimanervi a vita.Ma sul «piano» regionale, in questi giorni all’esame dell’apposita commissione, è caduta la tegola di un ricorso al Capo dello Stato da parte degli imprenditori che hanno preso parte al bando del 2003 per la costruzione di case da dare in affitto (1.294 gli alloggi in costruzione). Il motivo è che in cambio di contributi del 45% del costo, i costruttori si sono visti piovere addosso dalla Regione un taglio del canone di affitto del 25%, rispetto a quello concordato. Un ribasso – sostengono i costruttori, tra i quali anche alcune cooperative – che non era previsto nel bando, ma solo nella successiva delibera di approvazione del Por (Piano operativo regionale). «Invece di applicare i criteri governativi che favoriscono le famiglie – ha commentato il consigliere regionale di Forza Italia Paolo Marcheschi –, la giunta attua interventi strumentali, da campagna elettorale, che rischiano però di compromettere i 40 milioni di euro messi a disposizione dal governo Berlusconi». A Firenze è emergenza: 7 mila sfrattidi Riccardo BigiIl problema della casa, ormai, è un’emergenza più grave del traffico o dell’inquinamento, anche se non fa notizia e nessuno se ne occupa. Per questo gli appelli come quello del cardinale Antonelli, che sollecitano tutte le forze economiche e sociali della città a farsene carico, sono per me una boccata d’ossigeno». L’assessore alla casa del Comune di Firenze Tea Albini ha accolto con soddisfazione il richiamo dell’Arcivescovo di Firenze, su un problema che riguarda fasce sempre più ampie di cittadini. Insieme all’assessore, la redazione di Toscanaoggi ha ospitato l’imprenditore edile Vincenzo Di Nardo, vicepresidente dell’associazione industriali di Firenze, e la responsabile fiorentina del Sicet, il sindacato degli inquilini della Cisl, Maddalena Puliti. Un forum che ha permesso di mettere sul tavolo idee e proposte.

I numeri del problema fanno impressione: a Firenze ci sono attualmente 4700 nuclei familiari in graduatoria per l’assegnazione di una casa pubblica. Senza contare che il capoluogo toscano, con i suoi 7 mila sfratti in attesa di esecuzione, è la città d’Italia con il più alto rapporto tra sfratti e abitanti. Ma se fino ad oggi il problema riguardava le famiglie con basso reddito, oggi si aggiunge la situazione di una cosiddetta «fascia grigia», costituita da famiglie che non hanno i requisiti per accedere all’edilizia pubblica ma che, a causa dei prezzi sempre più alti del mercato immobiliare, non riescono più a risolvere da sole il problema abitativo. Intanto, Firenze perde migliaia di abitanti ogni anno: sono soprattutto i giovani che se ne vanno per cercare casa nei comuni vicini, dove costa meno.

Come far fronte a questa situazione? «Servono interventi per abbassare i prezzi del mercato immobiliare – afferma Maddalena Puliti – ad esempio, chi accetta di affittare a prezzi concordati dovrebbe avere dal Comune maggiori agevolazioni, rispetto a chi sceglie di affittare a canone libero». «Il Comune purtroppo non ha molti strumenti per calmierare il mercato» ribadisce l’assessore Albini: «anche l’azzeramento dell’Ici comporterebbe per il proprietario un risparmio di qualche centinaio di euro all’anno, pochi rispetto ai maggiori guadagni che un affitto libero può dare. Potrebbe fare di più lo Stato, defiscalizzando i proventi da affitti concordati o facendo pagare meno tasse a chi costruisce nuove case per affittarle a canone limitato.

A Firenze molti preferiscono affittare, con contratti settimanali o mensili, a studenti o a quelli che io chiamo gli extracomunitari di lusso, giapponesi e americani. Su questo il Comune non ha molti strumenti per intervenire». «Firenze ha una vocazione turistica e studentesca: questo ovviamente fa alzare i costi delle case» sottolinea Vincenzo Di Nardo. «In questo senso, una parte dei fiorentini vive di una rendita di posizione, che non produce ricchezza per la città».

Una risposta a questi problemi viene dai nuovi progetti per l’affitto concordato: un progetto nato da una legge statale del 2001, recepita nel 2003 dalla Regione Toscana, che consente agevolazioni per chi costruisce o recupera alloggi da destinare, almeno in parte, all’affitto concordato, con canoni che non potranno superare i 250-300 euro mensili. A Firenze saranno costruiti in questo modo 388 alloggi, 507 in tutta l’area fiorentina. «Si tratta – spiega l’assessore – di un accordo tra gli enti pubblici, che in questo modo mettono sul mercato case in affitto a costi ragionevoli, e le imprese private che hanno la possibilità di fare profitto sulle case che vendono. «Questo nuovo modo di lavorare, in collaborazione tra pubblico e privato – aggiunge Di Nardo – è molto interessante. Su questo si dovrebbe trovare l’impegno di tutte le istituzioni che hanno a cuore la città». Enti pubblici, istituzioni, fondazioni, imprese: ogni soggetto, propone l’assessore Albini, potrebbe mettere qualcosa del suo a disposizione della città, anche rinunciando a una parte di benefici che provengono dalla rendita. L’idea è quella di individuare percorsi per il recupero di spazi sottoutilizzati: agevolazioni e facilitazioni per realizzare, anche con l’uso di denaro pubblico, nuove case. A questo appello si unisce il sindacato inquilini: «Bisogna evitare – afferma Maddalena Puliti – che il mercato della casa diventi una fortuna per pochi, e un grande problema per molti».

A Siena mattone alle stellecome fosse Parigidi Roberto RomaldoParafrasando una nota frase evangelica potremmo chiosare: «è più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago che una giovane coppia di sposi possa trovare casa a Siena a prezzi abbordabili». La battuta non sembri irriverente perché fotografa la realtà dei fatti nella città del Palio quando si affronta il problema del costo degli immobili.

I prezzi? Presto detti. Vanno dagli 8 milioni di vecchie lire (ovviamente in periferia) ai 14 al metro quadro (dentro la cinta muraria). Neanche a Parigi o Londra il mattone è arrivato a simili cifre. La musica ovviamente non cambia se affrontiamo la questione affitti: per un appartamento di 80 metri quadri nei pressi della città si possono pagare anche canoni che si aggirano sugli 800-900 euro mensili.

Eppure, nonostante questi prezzi esorbitanti il mercato sembra essere in movimento. Provare per credere! Basta telefonare a una qualsiasi agenzia immobiliare senese per constatare che gli appartamenti in centro non arrivano nemmeno ad essere inseriti nelle bacheche degli annunci, vengono venduti immediatamente. Si parla di miliardi di vecchie lire come se fossero noccioline.

Proprio qualche tempo fa, durante un convegno organizzato dall’Ufficio Diocesano delle Famiglie è intervenuto sul tema anche il sindaco di Siena Maurizio Cenni il quale ha ribadito che: «in una città dove il tasso di disoccupazione è attestato per fortuna solo sul 2,3 per cento e dove c’è un benessere apparentemente diffuso dobbiamo riflettere di più e mettere in atto una politica sociale sempre più adeguata». Dal 2001 ad oggi – ha spiegato ancora il sindaco – «abbiamo assegnato 160 appartamenti con edilizia pubblica a famiglie che hanno meno di 24 milioni di vecchie lire di reddito e abbiamo ancora 360 famiglie che chiedono ed hanno diritto ad un alloggio. Si tratta di un campanello d’allarme che deve essere percepito da tutta la città che per fortuna ha dalla propria parte una grande cultura del volontariato. Inoltre, in tal senso, stiamo lavorando a molti altri progetti tra i quali un condominio sociale e l’assegnazione di 32 appartamenti alla Coroncina utilizzando la legge regionale per le giovani coppie. Una cosa è comunque certa – ha detto Cenni – o si danno più certezze ai giovani o continueremo a fare sterili rivendicazioni. Dobbiamo incentivare di più la famiglia con un servizio pubblico sempre più sintonizzato sui valori».

Sulla politica del mattone, ne siamo certi, l’Amministrazione Comunale senese dovrà giocarsi il proprio futuro ma anche i cittadini senesi proprietari di immobili (talvolta anche di due o tre, sic!) sono chiamati a fare la propria parte, riscoprendo magari il valore dell’etica sociale. Come? Evitando ad esempio di sfruttare con prezzi astronomici gli studenti affittuari anche di monolocali e gli stessi loro concittadini ed iniziare a pensare qualche volta anche alle esigenze delle giovani famiglie. Utopia? Forse. Noi speriamo di no!

Pisa, nel centro storico solo gli studentidi Andrea BernardiniLe famiglie nel centro storico non ci sono quasi più. Gli alloggi sono abitati per lo più da studenti, che fruttano al proprietario tra i 250 ed i 300 euro al mese per un posto letto e tra i 350 ed i 400 per una camera singola.

Ma a Pisa il mercato degli affitti non è dopato solo dalla presenza di tanti universitari fuori-sede. «Gli affitti sono alti – denuncia Daniele Cosci, segretario del Sicet, il sindacato inquilini della Cisl – anche perché la legislazione permette contratti a canone libero».

Sì che, se il centro risulta inavvicinabile da una giovane coppia che intende trovar casa, anche nei quartieri periferici gli affitti sono carissimi: un monolocale di 35 metri quadri a Cisanello costa tra i 500 ed i 550 euro al mese, un alloggio di 80 metri quadri nella zona del Portone tra i 650 ed i 700 euro.

Risulta, allora, più conveniente ricorrere ad un mutuo per acquistare l’abitazione. Oggi circa il 75% dei cittadini pisani vive in alloggi di proprietà. «Sono gli stessi proprietari – osserva ancora Cosci – ad essere più interessati a vendere che ad affittare. Mi chiedo da tempo: perché a Pisa ogni anno vengono tenuti sfitti oltre duemila alloggi? Mi sono risposto: per creare tensione abitativa e favorire la compravendita».

D’altronde abitare in locazione un appartamento può incidere per il 35 o 40% sul reddito familiare. E se alla famiglia viene a mancare uno o più elementi o se uno dei componenti non ha più un lavoro full-time? «L’inquilino non è più in grado di sostenere le spese. E arriva, in diversi casi, lo sfratto per morosità».

La casistica proveniente dal Tribunale di Pisa parla chiaro: la maggior parte degli sfratti comminati negli ultimi anni sono stati motivati da morosità.

E all’ex inquilino inadempiente, alla giovane coppia con un solo stipendio o al marito e moglie che vivono solo grazie ad una pensione, non resta altro che sperare in un alloggio di edilizia popolare. Ce ne sono circa 3000 in città, diverse centinaia sono stati venduti a privati negli ultimi anni e per recuperare il gap si dovrà aspettare molto tempo.

La storiaMilan, un alloggio per la famiglia agognato per 14 anniMilan è in Italia da 14 anni e finalmente quest’anno raggiungerà l’obiettivo rincorso più volte: la casa. E l’abitazione gli permetterà di coronare un sogno: portare in Italia la moglie e i figli. «Sono arrivato nel vostro paese nel 1992. In mano avevo solo il passaporto e tanta voglia di lavorare». Milan, 38 anni, è originario del Kosovo. Nel ’92, quando è partito dal suo paese, era da poco iniziato il processo di disgregazione della Jugoslavia. L’ultimo capitolo è stato l’indipendenza del Kosovo con l’intervento delle forze Nato per mantenere la pace. Ma Milan, in quei giorni, era già in Toscana, a Firenze. Ed aveva cominciato a fare il suo lavoro, il muratore. Il primo problema? Trovare un tetto dove dormire. Una sistemazione d’emergenza era stata uno scantinato, poco più, nella zona di Piazza della Libertà. Pagato a peso d’oro e diviso in cinque persone. Poi si sono susseguite altre soluzioni. Fino all’attuale abitazione, in via Baracca, alla periferia nord della città. Ottocento euro per quattro persone in due stanze.In questa storia di emigrazione – come in tutte le altre – la vicenda della casa e del lavoro si incrocia inevitabilmente con la famiglia. Quando è arrivato in Toscana Milan non era ancora sposato. Ma nel suo paesino, vicino a Pec, aveva lasciato la fidanzata. Quando la situazione in Kosovo si è stabilizzata Milan ha iniziato a tornare periodicamente a casa sua per il periodo delle ferie italiane. «All’inizio una volta l’anno, ora due volte: per Natale e in agosto». Così la fidanzata è diventata moglie e, nel tempo, sono arrivate tre figlie. Ad aprile nascerà il quarto figlio. Gli occhi di Milan si illuminano: «Speriamo sia maschio!». Già da oltre un anno Milan stava cercando una nuova abitazione: «Il sogno, da un po’ di tempo, è trovare una casa e portare qua la mia famiglia. Da noi, purtroppo, c’è troppa corruzione e non ci sono prospettive di lavoro». Finalmente il sogno si avvera. Milan all’inizio dell’inverno inizia a lavorare in un cantiere, in un paese a sud di Firenze. Fa amicizia con i padroni di casa: un loro amico affitta delle case ristrutturate. È l’occasione giusta: Milan viene presentato al proprietario. E trova l’accordo per la casa tanto agognata: seicento euro per quattro stanze. «Adesso spero che vada tutto bene. Sto facendo tutti i documenti necessari: ad agosto sarò di nuovo nel mio paese e quando tornerò a Firenze non sarò solo», conclude raggiante Milan.S.P. L’appelloEnnio Antonelli: «Sentiamoci tutti interpellati nel nome di La Pira»Sul problema della casa dobbiamo sentirci interpellati fortemente tutti (autorità, forze economiche e sociali, istituzioni, la Chiesa stessa a tutti i livelli) perché si tratta di un bene vitale». È l’appello che il cardinale Ennio Antonelli ha lanciato lo scorso 4 gennaio, aprendo l’anno centenario della nascita di Giorgio La Pira. Ricordare il «sindaco santo» di Firenze, disse allora l’Arcivescovo, significa occuparsi dei problemi che anche lui, nella sua opera amministrativa, cercò di risolvere: primo fra tutti quello della casa, un tema «più che mai attuale, con affitti alle stelle e migliaia di sfrattati: per questo dobbiamo attivarci per sensibilizzare l’opinione pubblica e collaborare perché ci siano case a prezzi più accessibili». Per favorire la collaborazione, la Diocesi di Firenze ha organizzato per venerdì 19 marzo un incontro al quale sono stati invitati i rappresentanti delle istituzioni locali, gli esperti del settore, le categorie economiche: un momento di riflessione per mettere a punto riflessioni e proposte. L’appuntamento è alle 9 a Palazzo Incontri, via dei Pucci 1 a Firenze. L’iniziativaA Montespertoli un villaggio «Giubileo 2000» per giovani coppieE’ stato inaugurato lo scorso 8 dicembre, festa dell’Immacolata, il «Villaggio Giubileo 2000» che la Diocesi di Firenze ha realizzato a San Pancrazio, sulle colline di Montespertoli. Su un terreno di proprietà dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero sono nati 24 appartamenti, destinati a giovani coppie desiderose di mettere su famiglia: gli inquilini, segnalati dai rispettivi parroci, sono stati selezionati da un’apposita commissione diocesana e pagheranno un affitto mensile di circa 280 euro. L’intervento è stato possibile grazie anche all’intesa con il Comune di Montespertoli che, in cambio di questo significativo contributo sociale, ha concesso agevolazioni sugli oneri di urbanizzazione. La prima pietra del «Villaggio Giubileo» fu posta dal cardinale Silvano Piovanelli nel Duemila: la nuova struttura, benedetta adesso dal cardinale Ennio Antonelli, potrebbe essere seguita da altri interventi di questo tipo in altri comuni della Diocesi.

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