Toscana

Siccità, agricoltura in crisi

La situazione dell’agricoltura toscana per il momento è grave e preoccupante anche se non drammatica. Certo, il perdurare della siccità potrebbe incidere gravemente sull’andamento produttivo dell’annata in corso, con ricadute importanti anche per quelle successive. Le falde idriche sono in una condizione migliore, un po’ ovunque, rispetto ad un anno fa e questo incide positivamente sulle colture irrigue che possono disporre di acqua a sufficienza, anche se in modo differenziato secondo i territori. Diversa, e in generale peggiore, è la situazione per tutte le altre colture: vite, olivo, foraggi, frumento, soffrono della mancanza prolungata di precipitazioni e si registrano già situazioni gravi».

Questo il commento sullo stato attuale dell’agricoltura toscana da parte dell’assessore regionale all’agricoltura, Tito Barbini, al termine della seduta della Giunta di martedì scorso.

«La Regione – ha poi aggiunto Barbini – chiederà, quando saranno disponibili dati certi sui danni causati dalla siccità, il riconoscimento di calamità naturale anche se, alla luce della situazione nelle altre regioni, occorre che il Governo si attivi immediatamente per reperire risorse adeguate per rimpinguare il Fondo di Solidarietà Nazionale o per attivare uno strumento normativo eccezionale che si renderà indispensabile qualora la situazione si protragga».Barbini ha poi brevemente analizzato la situazione nelle varie aree della Toscana. «Le aree pianeggianti della regione hanno sempre avuto problemi di approvvigionamento idrico anche per la mancanza di reti di servizio organizzate; adesso in queste zone si è cominciato ad organizzarsi per rispondere in maniera adeguata ai periodi critici con coltivazioni prevalentemente in asciutto, con la programmazione di quelle irrigue e soprattutto attraverso l’impiego di tecniche per il risparmio idrico. I casi che destano più preoccupazione sono localizzati nel comprensorio versiliese e nella zona a sud di Arezzo». Situazione delle falde e delle acque superficialiIn Toscana l’acqua per le colture agricole viene reperita principalmente dalle falde e solo in parte da derivazioni da invasi, laghetti collinari, fiumi e canali. Rispetto alle regioni del nord e sud Italia si tratta di prelievi effettuati quasi esclusivamente da singole aziende o da piccoli gruppi di associati. I soli casi di irrigazione organizzata su media scala sono individuabili nei comprensori irrigui alla foce dell’Ombrone grossetano, che serve una siperficie di 3 mila ettari, e in quelli situati a valle dell’invaso di Montedoglio e a nord di Arezzo. In linea generale la situazione delle falde è quasi ovunque migliore rispetto ad un anno fa, grazie soprattutto alle precipitazioni dello scorso anno-inverno 2003.Di seguito alcuni dati suddivisi per zona sulla base delle informazioni raccolte dagli uffici agricoltura delle Province, da alcuni consorzi di bonifica, dalle Organizzazioni professionali agricole e dai soggetti gestori dei servizi idropotabili. VersiliaQui l’acqua viene utilizzata soprattutto per il florovivaismo e per le colture industriali, come barbabietola e mais. E’ in rapida diminuzione l’acqua nei canali intorno a Massaciuccoli e nella rete di distribuzione alimentata dal Serchio; il perdurare della siccità aumenta il rischio di danni alle produzioni industriali e la possibilità di conflittualità tra usi idropotabili ed usi agricoli in limitate aree (Camaiore-Massarosa), dove è collocato il campo pozzi idropotabili. Pesciatino-pistoieseNon ci sono grossi problemi al momento per le colture florovivaistiche che possono contare sull’acqua proveniente dalle falde idriche. Comprensori aretiniLe riserve di Montedoglio assicurano il rifornimento dei comprensori irrigui in Valtiberina e a nord di Arezzo. Situazione invece preoccupante nella zona della Valdichiana, dove un’ordinanza della Provincia ha sospeso gli attingimenti e le concessioni di derivazione nei corsi d’acqua pubblica superficiali. Le colture sono a rischio anche se la situazione è ricorrente ormai da alcuni anni e sono stati sottoscritti accordi riguardanti orari e turni per l’utlizzo delle risorse idriche tra pubblica amministrazione e agricoltori allo scopo di limitare disagi e danni. La situazione di deficit idrico per l’irrigazione dovrebbe comunque essere risolta entro i prossimi due anni con la realizzazione di alcune opere a Montedoglio per le quali la Regione ha stanziato 10 milioni di euro. Comprensori grossetaniLa situazione di approvvigionamenti per l’agricoltura è buona, anche grazie all’Albegna e all’Ombrone che permettono ancora l’effettuazione di prelievi. Pianure litoranee tra Cecina e CorniaSono aree caratterizzate da ampio utilizzo di acqua per scopi irrigui e nelle quali i produttori sono abituati ad operare in situazioni di forti carenze di risorsa e di conflittualità con gli usi idropotabili. Le situazioni critiche sono ricorrenti ed i cicli colturali sono stati impostati per limitare i danni. Coldiretti: ecco la mappa dei danniNon è facile allarmismo, la preoccupazione che serpeggia tra gli agricoltori messi a dura prova da un anno davvero nero da un punto di vista meteorologico. La siccità è solo l’ultimo dei nemici, dopo le gelate fuori stagione e le grandinate che, in alcune province, hanno danneggiato pesantemente i raccolti, da affrontare. Ma è anche il più temibile. «I timori del mondo agricolo spiega il direttore di Coldiretti Toscana, Antonio Sangiorgi – si fondano su valutazioni reali che devono far riflettere tutti e che ci consegnano un nuovo problema da risolvere: quello di affrontare la questione programmando di più e rincorrendo di meno soluzioni di emergenza. Occorre parlare finalmente di prevenzione. D’altronde l’ultimo fenomeno che ha messo ko l’agricoltura toscana era prevedibile, in un periodo segnato da profondi mutamenti climatici che richiedono interventi strutturali per la raccolta, la distribuzione e il risparmio della risorsa idrica».

«La nostra organizzazione è in prima linea nel richiedere il riconoscimento dello stato di calamità naturale per le aree colpite dalla siccità. Resta il fatto – dice Alessandra Lucci, presidente di Coldiretti Toscana – che intervenire sempre e soltanto sulle emergenze non basta: serve a tamponare il problema, non a risolverlo. Oggi occorre una programmazione seria per gestire la risorsa acqua, bene prezioso, da difendere con interventi organici e politiche di risparmio mirate. Anche con la sistemazione della rete potabile toscana: un autentico colabrodo, dove si sperpera il 40% di acqua, milioni di metricubi ogni anno che vanno completamente perduti».

La Coldiretti fa a questo proposito una serie di proposte: completare e potenziare gli acquedotti; accumulare risorse idriche, attraverso il completamento e il risanamento di invasi, dighe, vasche di accumulo; creare reti di adduzione per le aziende, interconnessione e di collegamento tra i bacini idrici per il trasferimento di risorse anche a livello interregionale; avviare un programma straordinario di manutenzione delle reti potabili, delle opere connesse nei bacini idrici e degli impianti irrigui, per ridurre le perdite, creare un catasto delle opere e delle infrastrutture dei servizi idrici; aazionalizzare le competenze; sostenere la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo come gli impianti a goccia; usare ai fini irrigui le acque reflue, con l’approvazione del decreto atteso da oltre un anno.

Di seguito la mappa dei danni subiti dall’agricoltura in Toscana sempre secondo la Coldiretti.

AREZZODopo la gelata dell’8 aprile che ha causato gravi danni alla produzione frutticola della Valdichiana aretina e ha dimezzato le produzioni olivicole del Valdarno, dell’agro-aretino e della Valdichiana aretina, ci sono state la grandinata del 20 maggio (che ha causato problemi irreparabili a vigneti, oliveti, cereali, girasole, ortive, barbabietole, tabacco e frutti nei comuni di Castiglion Fiorentino, Cortona e Foiano della Chiana), quella dell’8 giugno (che ha inferto un nuovo colpo di grazia alle produzioni di Civitella della Chiana) e quella del 15 che ha colpito duro il comune di Arezzo. A tutto questo adesso si aggiunge la siccità. SIENAIl 2003 sarà ricordato come un’annata disastrosa per il settore cerealicolo dove la quantità è dimezzata e la qualità risulta fortemente penalizzata. Gelate, temperature fuori stagione e infine siccità. Ai minimi termini anche la produzione di olio. La mancanza di acqua rischia di mettere in ginocchio la Valdichiana dove orticoltura, frutticoltura e tabacco sono messe a dura prova dalla mancanza di pioggia, ma anche da una inadeguata regimazione delle acque e dai bacini, ormai a secco. Non sta meglio la zootecnia, con gli animali (bovini e ovini) che soffrono per il caldo intenso, si alimentano in pascoli secchi e, così indeboliti, sono maggiormente esposti al rischio di contrarre infezioni e malattie. GROSSETO-LIVORNOIl colpo più grave la siccità lo ha inferto ai foraggi e ai cereali autunno vernini, la cui resa è crollata del 60-65%. Arriva fino al 70% la perdita delle produzioni ortive costiere, nella zona che va da Capalbio a Livorno, dove a complicare la situazione ci ha messo lo zampino l’accentuarsi del problema della salinizzazione. Resistono gli olivi che, pur sottoposti a stress idrico, non hanno ancora manifestato problemi evidenti: il futuro dell’olio dipende sostanzialmente dall’evoluzione del bollettino meteo. Stessa cosa vale per il vino. Per ora, l’unica cosa certa è l’aumento dei costi di produzione dovuti al ricorso, dove possibile, all’irrigazione di soccorso. PISALa siccità si è inghiottita il 60% delle produzioni cerealicole, ha fortemente compromesso la frutticoltura, rischia di ridimensionare la performance di olio e vino. Sono questi, dati alla mano, i requisiti che hanno permesso all’organizzazione agricola di chiedere per due volte in un anno lo stato di calamità naturale: le gelate e le piogge torrenziali prima, la siccità poi hanno dato una batosta a tutta l’agricoltura della provincia. FIRENZEAddio verdi pascoli del Mugello! La siccità ha ingiallito l’erba e ha costretto gli allevatori ad alimentare gli animali con il fieno che avrebbe dovuto essere utilizzato in inverno. Se l’allevamento è in crisi, la cerealicoltura è decisamente «ko». Per vino e olio, invece, per piangere, si attendono i bollettini dei prossimi giorni. MASSA CARRARASoffrono di sete gli olivi su cui si stima, in alcune aree, la perdita totale di frutti. Sono stati praticamente annientati, per quantità e qualità, i cereali e anche la frutticoltura mostra gravi problemi. Sono in grave crisi le viti novelle, con poche radici, spazzate via velocemente dalla mancanza d’acqua. LUCCALe prime vittime della provincia sono gli olivi. Ma dal killer siccità non si salva neppure il mais, la cui produzione si è contratta di un buon 40%. Ancora incerto è il destino dei vigneti su cui influiranno gli sviluppi meteorologici dei prossimi dieci giorni. PISTOIANella zona dei vivai, la falda ancora tiene, ma i fiumi sono in secca. Se non arriva la pioggia, nei prossimi sette-otto giorni, la situazione è destinata a precipitare rapidamente.Per la zona di Monsummano, dove si concentrano le colture cerealicole, è stato chiesto lo stato di calamità. Conti tutti in negativo, per vino e olio, la cui diminuzione quantitativa è ormai annunciata. La situazione delle produzioni agricoleL’andamento meteorologico, già da alcuni anni, influisce pesantemente sull’agricoltura toscana. In vaste aree della regione le abbondanti precipitazioni della seconda metà del 2002 hanno impedito la tradizionale semina autunnale dei cereali e le gelate di inizio aprile hanno inciso gravemente su alcune produzioni, specie quelle frutticole, ed inferto un primo colpo all’olivicoltura e alla viticoltura, che sono le colture con i problemi maggiori. La disponibilità di acqua, quasi ovunque, è comunque migliore rispetto agli ultimi anni. Non si possono ancora quantificare i danni anche se è possibile fare alcune stime. In particolare: OlivoLa situazione è abbastanza articolata, poiché il 2003, per molte aree, rappresenta il cosiddetto «anno di scarica» e anche perché le aree interne come il Chianti appaiono fortemente colpite, con perdite che si prospettano gravi e ormai irrimediabili, derivanti dall’effetto combinato della gelata e del successivo repentino aumento delle temperature. ViticolturaLa situazione è tutta da definire anche se, a fronte di una riduzione quantitativa, si prospetta un livello qualitativo assai elevato. FrumentoLa perdita si aggira sul 50%. FruttiferiGià in gran parte danneggiati ad aprile, la siccità ridurrà ulteriormente le produzioni, qualora non vengano assistite da irrigazione di soccorso. ForaggicolturaNei prati avvicendati si è potuto effettuare solo il primo sfalcio e i prati pascoli hanno perso gran parte della produzione. Sembra il comparto più colpito con forti ripercussioni su tutta la zootecnia, anche per gli aumenti del costo per unità foraggera. mais girasole, tabacco e barbabietolaSono coltivazioni legate alla disponibilità irrigua, che ad oggi è buona, anche se saranno inevitabili sensibili contrazioni. OrtaggiNon vengono per ora segnalate situazioni particolarmente gravi. Qualche preoccupazione per il pomodoro, anche dal punto di vista qualitativo, derivante dalla maturazione precoce che ha già richiesto l’anticipazione della campagna di trasformazione.

Uso ed abuso del bene acqua (di Mauro Cozzoli)