Toscana

Sicurezza. Dl Salvini, Toscana a Consulta con oltre 60 Comuni

Tra questi Firenze, due capoluoghi di provincia come Prato e Lucca, ma anche altri municipi importanti come Cortona, Empoli, Fiesole, Pontassieve, Scandicci, Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio, Bagno a Ripoli e Calenzano. «È evidente – sottolinea il presidente della Toscana, Enrico Rossi – come in questo modo si ostacoli il soddisfacimento di un nucleo di diritti fondamentali e universali che appartengono alla persona e già ribaditi da più sentenze». Con la nuova norma, aggiunge l’assessore alla Presidenza e all’Immigrazione Vittorio Bugli, «si ledono e si incide anche sulle competenze regionali e dei Comuni, limitando la possibilità di continuare ad erogare servizi in campo sociale, sanitario, e che riguardano anche l’istruzione e la formazione professionale erogata in tutti questi anni. Per questo ricorriamo».

Inoltre, continua il governatore, «c’è anche un problema di sicurezza, perché la cancellazione dei permessi umanitari sostituiti con ipotesi limitate di permessi di soggiorno speciali, l’impossibilità dei rinnovi per chi già ce l’aveva non oltre un ulteriore anno, creerà dei fantasmi nella nostre città, visto che non si potranno certo espellere tutti poiché l’Italia non ha accordi di rimpatrio con i paesi di provenienza». Per Rossi, invece, «occorre integrare e garantire più diritti, altrimenti si creano tensioni. Facciamo una battaglia su un fondamento di civiltà e la facciamo a testa alta».

La Toscana ha deciso di ricorrere contro l’articolo 1, decimo comma lettera B ed ottavo comma del decreto: è la norma che abolisce i permessi di soggiorno per motivi umanitari, su cui lo Stato ha titolo di intervenire «ma lede le competenze regionali e degli enti locali limitando l’erogazione di una serie di servizi di cui sono responsabili». La Regione Toscana ha impugnato anche l’articolo 1, primo comma lettera F, che interessa i permessi di soggiorno per stranieri vittime di violenza. Si è opposta infine all’articolo 21, primo comma lettera A, che estende il daspo urbano ai presidi ospedalieri.