Toscana
Smog, tutta la Toscana è fuorilegge
I dati sono stati resi noti lunedì scorso dal presidente di Legambiente Toscana Piero Baronti e dal responsabile dei trasporti Maurizio Da Re, attingendo a quelli messi a disposizione quotidianamente dall’Arpat (Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana). Mancano però i dati di alcuni capoluoghi, come Grosseto e Siena (dove pure il rilevamento viene fatto) e di Massa, dove non ci sono le centraline.
Tra le altre misure antismog proposte dall’associazione c’è l’estensione da tre a cinque giorni del divieto di circolazione dei veicoli più inquinanti e vecchi (auto non catalizzate e vecchi diesel). Per Firenze, inoltre, è stato chiesto al Comune di destinare i proventi delle multe fatte dagli ausiliari di Ataf e Firenze Parcheggi spa alla costruzione di nuove corsie preferenziali per il trasporto pubblico. Alle due società vengono assegnati 11,40 euro (Firenze Parcheggi) e 18 euro (Ataf) per ogni sanzione comminata e già per il 2005 il Comune di Firenze ha anticipato 750.000 euro sulle prossime multe (500.000 euro alla Firenze Parcheggi; 250.000 all’Ataf).
Euro 1. Veicoli conformi alla direttiva 91/441 immatricolati dal gennaio ’93 al ’96. Il rispetto dei nuovi limiti impose la marmitta catalitica.
Euro 2. Le auto rientranti in questa categoria, conformi alla direttiva 94/12, sono state immatricolate tra il gennaio 1997 e il dicembre 2000.
Euro 3. La sigla qui è 98/69: dal 2001 sono vendute solo auto nuove omologate secondo questa direttiva, esclusi i veicoli di fine serie
Euro 4. Le auto meno inquinanti in circolazione: la direttiva è la 98/69 e alcuni modelli sono già sul mercato. Dal 2006 saranno gli unici in vendita.
E in città si muore d’aria
A rappresentare la Toscana Firenze e Pisa, rispettivamente con 122 e 31 morti annui.
Occorre però dire, come precisa Annibale Biggeri responsabile dell’indagine denominata «MISA-2», che «l’inquinamento atmosferico non è causato solo dai gas prodotti dai veicoli. Gli scarichi delle industrie, così come i gas prodotti dalle vecchie caldaie domestiche, contribuiscono notevolmente alla genesi di patologie tumorali, malattie cardio-vascolari e difficoltà respiratorie. Occorre anche dire che il numero di morti e di ricoveri ospedalieri per malattie polmonari o cardiache legate allo smog è di gran lunga inferiore a quello provocato dal fumo. Ma mentre in quest’ultimo caso si tratta di una scelta libera e consapevole, nel primo siamo tutti, volenti o nolenti, vittime predestinate. I bambini e gli anziani sono ovviamente i bersagli privilegiati, ma anche la fascia mediana risente molto della situazione».
Ormai da settimane le polemiche sulla necessità dei permessi di circolazione a targhe alterne, del divieto di circolazione ai veicoli euro1 e dei blocchi totali del traffico non mancano; quel che invece manca è una maggior chiarezza sullo stato di salute dell’aria che respiriamo e le cause effettive dei problemi.
A far «sobbalzare» le famose e famigerate centraline non sono infatti solo le cosiddette polveri fini (PM10) prodotte dai motori diesel, o l’ossido di carbonio dei vecchi tubi di scappamento, ma anche, e in misura maggiore, il biossido di azoto, emesso da obsoleti impianti termici di cui è dotata la maggior parte delle abitazioni toscane, e il biossido di zolfo, gas di scarico delle industrie.
«Individuare il traffico come unica causa di danni alla salute è un grave errore», sottolinea Elisabetta Chellini del Centro Studio Prevenzione Oncologica della Toscana, «le aree industriali di Carrara e di Piombino rimangono infatti le zone a più alto rischio della nostra regione».