Toscana

Smog, tutta la Toscana è fuorilegge

di Claudio TurriniL’emergenza smog non è più un’esclusiva delle grandi aree urbane. Anche per la Toscana dei piccoli centri è allarme rosso. In poco più di un mese dall’entrata in vigore della direttiva europea (la 1999/30) sulle polveri fini (Pm10) quasi tutti i centri urbani sono finiti fuorilegge. In appena 50 giorni hanno già consumato tutti e 35 gli «sforamenti» consentiti per il 2005. E con punte impressionanti, fino a 5 volte il limite massimo di picco che è di 50 microgrammi per metro cubo. E poco consola sapere che è così in tutta Italia, specie al Nord.La «maglia nera» spetta proprio ad un piccolo centro, Montecatini Terme, che il 20 febbraio aveva già totalizzato 37 «sforamenti». Poco più sotto Firenze e Pisa (35). Ma questa non è una sorpresa se si pensa che nel 2004 la centralina di rilevamento posta sul viale Rosselli, a Firenze, aveva registrato circa 200 superamenti del limite. Solo che un anno fa quei limiti non erano obbligatori e nessuno se ne è accorto. La sorpresa sono i piccoli centri. Scendendo nella classifica dei più inquinati ne troviamo subito altri due: Cascina (31) e Pontedera (30). E tra i peggiori dieci compaiono anche Viareggio (28), che pure dovrebbe godere dell’effetto benefico del mare, Montale (7) e Capannori (10).

I dati sono stati resi noti lunedì scorso dal presidente di Legambiente Toscana Piero Baronti e dal responsabile dei trasporti Maurizio Da Re, attingendo a quelli messi a disposizione quotidianamente dall’Arpat (Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana). Mancano però i dati di alcuni capoluoghi, come Grosseto e Siena (dove pure il rilevamento viene fatto) e di Massa, dove non ci sono le centraline.

Nel corso della conferenza stampa Baronti ha anche denunciato come le amministrazioni locali toscane siano rimaste sorde agli avvertimenti che l’associazione aveva lanciato da tempo. Era infatti largamente prevedibile – condizioni metereologiche a parte, che hanno favorito gli «sforamenti» – che in breve tempo quasi tutte le città toscane sarebbero finite «fuorilegge» per l’Unione Europea. È vero che il decreto con cui l’Italia ha recepito la direttiva europea non prevede sanzioni, ma è molto probabile che la Commissione europea apra una procedura d’infrazione per il nostro governo. E poi c’è la possibilità che associazioni o singoli cittadini denuncino i sindaci per non aver preso provvedimenti idonei a tutela della salute.Di fronte a questa emergenza Legambiente ha chiesto misure straordinarie, come il blocco totale infrasettimanale in tutta la regione (il cosiddetto «mercoledì da pedoni») e, per Firenze anche l’istituzione di un pedaggio di ingresso in città, come avviene a Londra. Del resto, lo stesso Leonardo Domenici aveva parlato di questa ipotesi in qualità di presidente dell’Anci, l’associazione che riunisce i comuni italiani.

Tra le altre misure antismog proposte dall’associazione c’è l’estensione da tre a cinque giorni del divieto di circolazione dei veicoli più inquinanti e vecchi (auto non catalizzate e vecchi diesel). Per Firenze, inoltre, è stato chiesto al Comune di destinare i proventi delle multe fatte dagli ausiliari di Ataf e Firenze Parcheggi spa alla costruzione di nuove corsie preferenziali per il trasporto pubblico. Alle due società vengono assegnati 11,40 euro (Firenze Parcheggi) e 18 euro (Ataf) per ogni sanzione comminata e già per il 2005 il Comune di Firenze ha anticipato 750.000 euro sulle prossime multe (500.000 euro alla Firenze Parcheggi; 250.000 all’Ataf).

• FIRENZEFino al 28 aprile tornano a Firenze le targhe alterne: il martedì (dalle 9 alle 17) si fermeranno i veicoli privati con targa pari e il giovedì quelli con targa dispari. La decisione è stata presa dall’assessore all’ambiente Claudio Del Lungo «prima del raggiungimento del 35° giorno di superamento delle concentrazioni del PM10, per dare modo alla Polizia municipale di predisporre la necessaria segnaletica e per consentire ai cittadini di essere adeguatamente informati sul provvedimento». Deroghe sono previste per le auto con almeno tre persone a bordo, per i veicoli a metano e gpl e quelli elettrici. Restano poi in vigore tutti gli altri provvedimenti di regolamentazione del traffico urbano, ossia le limitazioni previste martedì, mercoledì e giovedì per i veicoli euro zero. • GrossetoDivieto di circolazione nel primo anello della città per i mezzi non ecocompatibili tre giorni la settimana: martedì, mercoledì e giovedì. L’assessore all’ambiente Bruno Ceccherini ha in progetto di estendere i divieti anche a tutto il secondo anello cittadino entro la prima metà di marzo. • LivornoLivorno invoca la brezza marina e intanto, per far fronte alle polveri fini, mette in campo nuove misure antismog, sulla stessa linea delle altre città della Toscana. Come previsto dall’accordo sottoscritto nel 2003 con la Regione, appena sarà predisposta la segnaletica passeranno da due a tre – martedì, mercoledì e giovedì (dalle 8 alle 19) – i giorni della settimana con limitazioni della circolazione (non più solo mercoledì e giovedì). Contemporaneamente è stata anche ampliata l’area del centro urbano interdetta al traffico dei veicoli più inquinanti: non più solo la zona del Pentagono del Buontalenti (corrispondente al 7% del centro abitato), bensì quella corrispondente alla Zsc (zona a sosta controllata), corrispondente al 25% circa del centro abitato. L’Ordinanza con le nuove disposizioni, è stata firmata dal sindaco Alessandro Cosimi in seguito ai risultati delle analisi effettuate dalle centraline poste in città, anche se Trenoverde e Legambiente avevano assicurato che Livorno non era tra le città toscane maggiormente inquinate. Ma la lotta all’inquinamento a Livorno si è basata anche sugli incentivi all’utilizzo di mezzi non inquinanti. Il Sindaco infatti ha reso noto che per il 2005 la Regione ha destinato a questo scopo risorse che si aggirano sui 350 mila euro e che queste saranno assegnate secondo precisi criteri. In pratica, da ora in poi non saranno più incentivati le biciclette elettriche ed i motorini ’50 sino ad oggi privilegiati, per dare maggiore sostegno alle moto over ’50 , alle auto ed ai furgoni alimentati a gas, nonché alle trasformazioni a gas (Metano e GPL) dei mezzi. • PISALe polveri sottili la fanno da padrone anche nella città della Torre. Nella graduatoria stilata da Legambiente Toscana, infatti, Pisa è ai primissimi posti per numero di giorni di superamento del limite di legge di 50 microgrammi-metro cubo previsto per le Pm10. Dal primo gennaio al 20 febbraio sono stati ben 33 i giorni in cui è stato registrato un livello eccessivo di polveri sottili. Così il Comune ha deciso di correre ai ripari, cercando anche la collaborazione dei comuni dell’area metropolitana senza però riuscirvi (almeno fino al momento in cui scriviamo), con l’unica eccezione dell’amministrazione di Cascina. Per cui da questa settimana a Pisa si circolerà a targhe alterne. Per due giorni alla settimana. Il giovedì, dalle 7,30 alle 17,30 potranno viaggiare soltanto le auto con targa pari, mentre il venerdì, nello stesso orario, circoleranno solo gli autoveicoli con targa dispari. Il provvedimento riguarda tutte le auto, i ciclomotori ed i motocicli, sia catalizzati che non catalizzati, sia vecchi che nuovi. Inoltre lo stop è per tutti, sia non residenti e pendolari che residenti. Per chi arriva da fuori Pisa sarà, comunque, garantito l’accesso ai parcheggi scambiatori. • PratoPotrebbero essere 25 i giorni di superamento dei limiti delle polveri fini a Prato. Il calcolo non è di importanza secondaria, visto che la direttiva europa non consente più di 35 giorni oltre i limiti, pena il blocco totale della circolazione. Proprio l’assessore all’ambiente del Comune laniero, Camilla Curcio, ha chiesto all’Anci di individuare un metodo univoco di calcolo: al momento ne esistono di diversi e contraddittori. Prato, dal 2 febbraio e fino al 31 marzo, è stato uno dei primi comuni capoluogo toscani ad adottare nel 2005 le targhe alterne, il mercoledì (dispari) e il giovedì (pari), pur lasciando libere le ore di punta. Stando ai dati diffusi dal Comune, si sono registrate diminuzioni delle polveri. Ma se è vero che la Tramontana, a cui si sono sempre affidati, ha da tempo tradito i pratesi, gli studi mettono in rilievo come in un Comune attraversato per intero da un’autostrada trafficatissima come l’A11 non bastano le targhe alterne a risolvere i problemi. Intanto questa domenica 27 è la prima a piedi di due consecutive. Hanno collaborato: Tommaso Strambi, Gianni Rossi e Chiara Domenici La scheda: I principaliagenti inquinantiNella tabella abbiamo riportato i valori limite stabiliti dall’Unione Europea per i maggiori agenti inquinanti dell’aria. Monossido di carbonioFormula CO. Composto inodore, incolore e insapore; a temperatura ambiente è gassoso. Viene prodotto per l’80% dai mezzi di trasporto e per il 3% da emissioni industriali. Persiste nell’aria circa 3 anni e si distribuisce in forma molto variabile sia nel tempo che nello spazio. La sua pericolosità è dovuta alla formazione con l’emoglobina del sangue della carbossiemoglobina, che impedisce l’ossigenazione dei tessuti. A basse concentrazioni provoca emicranie, debolezza diffusa, giramenti di testa; a concentrazioni maggiori può avere esiti letali. Biossido di AzotoFormula NO2. Di colore rosso bruno, odore pungente e altamente tossico per ossidazione dell’NO, viene prodotto da tutti i processi di combustione a più di 2000 gradi, indipendentemente dal tipo di combustibile. Persiste nell’aria 3 giorni (NO3) e 4 giorni (NO). Si distribuisce nello spazio in relazione con le sorgenti da traffico. È un gas irritante per le mucose e può contribuire all’insorgere di bronchiti croniche, asma ed enfisema polmonare. Lunghe esposizioni anche a basse concentrazioni provocano una drastica diminuzione delle difese polmonari. Biossido di ZolfoFormula SO2 (o anidride solforosa). Gas incolore, odore pungente e irritante. Viene prodotto per combustione con ossidazione dello zolfo presente nei combustibili fossili solidi e liquidi (carbone, olio combustibile, gasolio 60%). Rappresenta l’inquinante atmosferico per eccellenza essendo il più diffuso, uno dei più aggressivi e pericolosi. È quindi un prodotto degli impianti termici, industriali e del traffico diesel. Persiste nell’aria per alcuni giorni e si concentra attorno alle sorgenti, come gli impianti industriali. A basse concentrazioni causa bronchiti, asma e tracheiti e ad irritazioni della pelle, degli occhi e delle mucose. Il caratteristico odore pungente viene percepito dal naso alla concentrazione di 0,8-2,6 mg/mc. Concentrazioni maggiori di 5 g/mc producono asfissia tossica con morte per collasso cardiocircolatorio. Pm10Il particolato è composto da goccioline liquide solide di diametro variabile di diverse sostanze: sabbia, ceneri, polveri, fuliggine, sostanze silicee di varia natura, sostanze vegetali, composti metallici, fibre tessili naturali e artificiali, sali, elementi come il carbonio o il piombo, ecc. La sigla Pm10 indica il particolato (o polveri sottili) con diametro medio pari o inferiore a 10 micron. È originato dal sollevamento della polvere naturale, dalle emissioni di sostanze incombuste di impianti termici e motori (diesel in particolare). Persiste nell’aria per alcuni giorni e si distribuisce in modo omogeneo. Le particelle maggiori di 15 micron vengono generalmente rimosse dal naso. Quelle più sottili si depositano invece nell’apparato respiratorio causando irritazioni, allergie o anche patologie più gravi se le particelle hanno assorbito sostanze acide (come il biossido di zolfo, gli ossidi di azoto, ecc.). OzonoFormula O3. Gas ossidante e irritante dal caratteristico odore pungente, di colore blu a elevate concentrazioni. Si genera per reazione chimica determinata dalla radiazione solare da ossidi di azoto e composti organici volatili. Ha una variabilità elevata con picchi diurni e si distribuisce in modo omogeneo per 20-30 km. Alla concentrazione di 0,008-0,02 ppm è possibile già rilevarne l’odore; a 0,1 ppm provoca irritazione agli occhi ed alla gola. Concentrazioni più elevate causano irritazioni all’apparato respiratorio, tosse ed un senso di oppressione al torace. Asmatici e anziani possono essere soggetti ad attacchi di asma anche a basse concentrazioni. A 1 ppm provoca mal di testa e a 1,7 ppm può produrre edema polmonare. La classificazione «Euro» per i veicoliDa qualche tempo sono in uso i termini convenzionali che indicano le normative europee per ridurre le emissioni inquinanti allo scarico. Queste le sigle finora in uso. l Pre euro 1. In questa categoria rientrano i veicoli non catalizzati a benzina e i mezzi non ecodiesel immatricolati prima del 1993.

• Euro 1. Veicoli conformi alla direttiva 91/441 immatricolati dal gennaio ’93 al ’96. Il rispetto dei nuovi limiti impose la marmitta catalitica.

• Euro 2. Le auto rientranti in questa categoria, conformi alla direttiva 94/12, sono state immatricolate tra il gennaio 1997 e il dicembre 2000.

• Euro 3. La sigla qui è 98/69: dal 2001 sono vendute solo auto nuove omologate secondo questa direttiva, esclusi i veicoli di fine serie

• Euro 4. Le auto meno inquinanti in circolazione: la direttiva è la 98/69 e alcuni modelli sono già sul mercato. Dal 2006 saranno gli unici in vendita.

E in città si muore d’aria

di Federico VivianiDuemilacinque. L’aria di città fa morire. Non usa mezzi termini l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana per descrivere la situazione della qualità dell’aria nelle aree urbane italiane. Secondo gli studi condotti su quindici città tra cui tutte quelle con più di 250mila abitanti relativamente al periodo che va dal 1996 al 2002, sono circa 4700 all’anno i morti per cause riconducibili all’inquinamento atmosferico, pari al 7% del totale dei decessi. Numeri preoccupanti, quelli presentati venerdì 18 febbraio nel capoluogo toscano nel corso di un seminario.

A rappresentare la Toscana Firenze e Pisa, rispettivamente con 122 e 31 morti annui.

Occorre però dire, come precisa Annibale Biggeri responsabile dell’indagine denominata «MISA-2», che «l’inquinamento atmosferico non è causato solo dai gas prodotti dai veicoli. Gli scarichi delle industrie, così come i gas prodotti dalle vecchie caldaie domestiche, contribuiscono notevolmente alla genesi di patologie tumorali, malattie cardio-vascolari e difficoltà respiratorie. Occorre anche dire che il numero di morti e di ricoveri ospedalieri per malattie polmonari o cardiache legate allo smog è di gran lunga inferiore a quello provocato dal fumo. Ma mentre in quest’ultimo caso si tratta di una scelta libera e consapevole, nel primo siamo tutti, volenti o nolenti, vittime predestinate. I bambini e gli anziani sono ovviamente i bersagli privilegiati, ma anche la fascia mediana risente molto della situazione».

Ormai da settimane le polemiche sulla necessità dei permessi di circolazione a targhe alterne, del divieto di circolazione ai veicoli euro1 e dei blocchi totali del traffico non mancano; quel che invece manca è una maggior chiarezza sullo stato di salute dell’aria che respiriamo e le cause effettive dei problemi.

A far «sobbalzare» le famose e famigerate centraline non sono infatti solo le cosiddette polveri fini (PM10) prodotte dai motori diesel, o l’ossido di carbonio dei vecchi tubi di scappamento, ma anche, e in misura maggiore, il biossido di azoto, emesso da obsoleti impianti termici di cui è dotata la maggior parte delle abitazioni toscane, e il biossido di zolfo, gas di scarico delle industrie.

Prendiamo il caso di Firenze: la classifica dei decessi annui vede il capoluogo toscano in una posizione intermedia, ma se leggiamo più approfonditamente lo studio «MISA-2» scopriamo che per quanto concerne il biossido di azoto e l’ossido di carbonio è ultima, mentre passando al PM10 e al biossido di azoto, Firenze è tra le prime in Italia. Interessanti sono le conclusioni cui giunge Daniele Grechi, dirigente dell’Arpat: «Le soluzioni di emergenza possono servire ad abbassare di qualche millimetro il livello di inquinamento, ma se vogliamo davvero cambiare lo stato delle cose dobbiamo pensare a interventi strutturali di grossa portata: primi fra tutti la sostituzione delle caldaie e il miglioramento del trasporto pubblico con l’introduzione di mezzi più efficienti e meno inquinanti». Grechi invita infine a non cedere al «panico da centralina»: «Dobbiamo assolutamente distinguere gli studi sulla qualità dell’aria da quelli sui danni effettivi di cui la popolazione risente: installare le centraline di rilevamento su strade ad alta densità di traffico non è indicativo, bisogna valutare le zone residenziali. Inoltre la normativa europea che consente di superare il limite di emissione per 35 giorni prima di far scattare le sanzioni, è una legge fatta evidentemente da politici, non da addetti ai lavori».

«Individuare il traffico come unica causa di danni alla salute è un grave errore», sottolinea Elisabetta Chellini del Centro Studio Prevenzione Oncologica della Toscana, «le aree industriali di Carrara e di Piombino rimangono infatti le zone a più alto rischio della nostra regione».

Il sito dell’Arpat