Toscana

Speciale 30° Georgofili: stralci di una memoria che risale in superficie e ferisce ora come allora

Trent’anni fa: a dirlo non si ha neppure la concezione del tempo intercorso e a dirlo e riportarlo nel cuore (= ricordare) sembra davvero che il tempo si sia contratto e siamo ancora lì, sconcertati davanti a uno scenario che mai avremmo pensato di vedere nel cuore di Firenze, noi, generazione non toccata da nessuna guerra.Oggi si commemora, si celebra, forse un po’ ci si commuove ancora. Ma allora non ci fu tempo per la commozione, solo il dolore per aver lasciato il pomeriggio del giorno prima un edificio, la Torre de’ Pulci sede dell’Accademia dei Georgofili in piedi; una famiglia lieta e contenta per l’ultima nata, Caterina, e Nadia, di ritorno dalla scuola, con la sua gonnellina di jeans, ritrovata poi impolverata e offesa fra i detriti all’Anconella.

Ecco, questi sono i primi stralci di una memoria che risale in superfice e ferisce ora come allora.

Il coraggio asciutto e scarno dell’allora presidente, professore Franco Scaramuzzi fu di monito a tutti e di incoraggiamento per noi due che fummo lì fin dalla prima mattina, sbalordite, con altri, davanti a uno scenario inimmaginabile, dove accanto allo sconcerto e al dolore, si faceva urgente l’esigenza di agire per salvare ciò che era possibile del prezioso e univoco patrimonio documentario dei Georgofili raccolto e custodito fin dal 1753 anno della fondazione dell’Accademia.

Quando sul finire del pomeriggio del 27 maggio 1993 riuscimmo a entrare nella sede accademica con i vigili del fuoco, ciò che i nostri sguardi riuscirono a cogliere non riescono oggi a tradursi facilmente in parole: detriti dovunque, corpi di scale completamente staccati dalle pareti, vetri infranti, polvere, collezioni librarie e cataloghi completamente distorti e soffocati dalle macerie.

Sono dati oggettivi, questi, ma le emozioni di allora, come di questo momento in cui stiamo scrivendo, non si riescono né a misurare, né a descrivere: non si trattava di una fittizia esercitazione per validare misure antincendio e sicurezza; eravamo davvero in una situazione di emergenza totale e si doveva agire, con intelligenza, sì certamente, ma anche con audacia sotto la guida dei vigili del fuoco e della Vab per salvare il salvabile.

Dal giorno successivo subito all’opera, garantite dalla fiducia del professore Scaramuzzi che ci affidò a mani giunte la salvezza del patrimonio documentario dell’Accademia e dall’aiuto fattivo della dottoressa Carla Guiducci Bonanni, direttore della Biblioteca Nazionale e sindaco revisore dell’Accademia dei Georgofili, alla quale da subito chiedemmo di intervenire presso il ministero per i Beni culturali per avere aiuti e quant’altro.

E come sempre accorsero tanti volontari: studenti, professori e personale della Facoltà di agraria, archivisti e bibliotecari delle tante biblioteche fiorentine.Fu un coro umano inimmaginabile e chi non poteva collaborare fattivamente al trasporto del materiale dalla sede dell’Accademia ai locali della biblioteca Magliabechiana agli Uffizi, donò il suo contributo con cartoni di acqua o offrì un caffè a noi volontari impolverati e sudici per riprendere fiato.

Questa fu Firenze, allora. E non solo Firenze: accorsero volontari anche da altre parti di Toscana e d’oltre Appennino e agli «angeli della polvere» sovente si affiancarono anche coloro che erano stati «angeli del fango» nel 1966.

Una risposta meravigliosa e orgogliosa a chi aveva voluto piegare Firenze e la sua gente alla paura: il martedì successivo all’attentato i documenti dell’archivio storico (documenti unici e preziosi per la storia dell’agricoltura) erano in salvo presso la nuova sede dell’Archivio di Stato, in viale Giovane Italia, e tutta la biblioteca con i suoi più pregiati volumi, le collezioni moderne e i periodici, era ordinata nelle teche che avevano ospitato nel ’700 la biblioteca di Antonio Magliabechi e che erano poi divenute contenitori del patrimonio librario della futura Biblioteca Nazionale, ora in piazza Cavalleggeri.

Accanto a questo fremere di attività, molti altri accorsero mettendo a disposizione il loro sapere e il loro mestiere (restauratori, editori, informatici, fotografi etc.): una catena di solidarietà che permise dopo pochi mesi la realizzazione di una mostra, «Libri violentati», in una delle poche sale marginalmente toccata dalla deflagrazione. Risposta altrettanto significativa fu il concorso dei bibliotecari fiorentini che contribuirono assieme a noi a creare il catalogo digitale del fondo antico a stampa dell’Accademia. Questo, realizzato in pochissimi mesi, trovò nell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato un editore attento e partecipe che ne realizzò il volume a stampa.

Fu un’esperienza straordinaria di condivisione di risorse e competenze che tutte concorsero alla realizzazione dell’obiettivo comune, mettendo anche in campo per la prima volta pratiche bibliotecarie che nel prosieguo del tempo hanno poi trovato larga applicazione e diffusione. Grazie alla messa a disposizione da parte di una software house fiorentina, fu possibile utilizzare ampiamente la banca dati americana Oclc ricca allora di 28 milioni di titoli e catturare i dati bibliografici inerenti ai volumi dei Georgofili.Un bell’esempio di reazione attiva e costruttiva a chi aveva inteso uccidere, offendere e impaurire Firenze e l’Italia.

*collaboratrici esterne dell’Accademia dei Georgofili