Toscana

Spending review, un taglio di 11 milioni per i 135 piccoli comuni toscani

Un taglio per i 135 comuni toscani sotto i 5000 abitanti di quasi 11 milioni e 500mila euro (11.491.201,04). E’ quello previsto dalla spending review per l’anno 2013 (dl 95/92) con conseguenze pesanti sulla vita delle piccole municipalità. Ripercussioni così insostenibili da spingere il presidente di Uncem Toscana, Oreste Giurlani, e il responsabile piccoli comuni per Anci Toscana, Pierandrea Vanni, a lanciare una proposta forte: «Se entro gennaio non ci saranno novità sostanziali – hanno detto i due esponenti nel corso di una conferenza stampa che si è svolta stamani, a Firenze, nel corso della quale è intervenuto telefonicamente Enrico Borghi, parlamentare e presidente di Uncem nazionale -, Anci e Uncem Toscana valuteranno l’opportunità di invitare i piccoli comuni a non rispettare il Patto di stabilità, almeno per quanto riguarda le spese per edilizia scolastica e assetto del territorio». Quello illustrato oggi è un taglio pesante, purtroppo non l’unico, hanno sottolineato ancora i rappresentanti di Anci e Uncem. «A questi 11 milioni e mezzo complessivi vanno sommati i tagli ai trasferimenti statali, con uno strano ricalcolo del fondo di solidarietà – ha spiegato Pierandrea Vanni -. Per non dire del capitolo penoso di Imu e Tares, che ha creato confusione e malumore nei cittadini e difficoltà enormi degli amministratori». C’è poi un problema relativo alla tempistica. Spiega ancora Vanni: «E’ un’assurdità aver autorizzato i comuni ad approvare i bilanci di previsione entro il 30 novembre, cioè quando l’anno sta per finire, quasi in tempo di consuntivi. Questo ha determinato una serie di scompensi. Molti comuni sono costretti ad effettuare variazione di bilancio, per prendere atto dei nuovi ridimensionamenti della spending review». «Già non riusciamo a fare i bilanci in condizioni normali – ha aggiunto Oreste Giurlani – figuriamoci se in corso d’opera, a fine anno, dobbiamo fare i conti con questi nuovi tagli».

I Comuni, soprattutto quelli piccoli, si trovano con ancora meno risorse, costretti a ridimensionare i loro impieghi. Ma come? «Fino a dove è possibile si cerca di operare tagli non dolorosi ma ormai non è più possibile, i comuni fanno già i salti mortali – spiega ancora Giurlani – L’incidenza di questa ulteriore riduzione di risorse può avere due effetti: o si diminuiscono drasticamente i servizi essenziali, dalle mense scolastiche ai trasporti, o i comuni sono costretti a fare debiti fuori bilancio. Insomma, siamo a rischio default. Faremo fino in fondo la nostra battaglia per evitare queste conseguenze – sottolinea Giurlani -. Non è giusto che a pagare siano i cittadini, prima costretti a sopportare sempre nuove tasse e poi a dover fare i conti con la soppressione di servizi essenziali». Un vicolo cieco, insomma, e un sol modo per uscirne: «Non basta un generico ridimensionamento del ‘Patto’ spalmato su tutti i comuni – concludono Giurlani e Vanni -. C’è un’unica soluzione ed è l’abolizione totale dei vincoli del ‘Patto di stabilità’ per i piccoli comuni».