Toscana

Stadio, ma non solo: serve un progetto per Campo di Marte

Si torna a parlare di stadio. E questo è  un bene, perché vuol dire che si sta tornando alla normalità. Ma normalità, purtroppo, è anche parlare parlare e non fare niente. Infatti, a questo punto siamo tornati. Affondata la soluzione Mercafir, alla quale il Comune aveva lavorato per anni in accordo con i Della Valle, l’unica strada percorribile, a dispetto di svariati sondaggi fra i fiorentini, che preferirebbero lo stadio a Campi, è quella della ristrutturazione del vecchio Comunale al Campo di Marte. Credo che si debba essere realisti. E questo significa che non  possiamo dimenticare come sia difficile costruire qualcosa di nuovo e importante a Firenze, fra vincoli, ricorsi, impatti ambientali vari, cementificazioni più o meno presunte. La storia della città è piena di casi emblematici, a cominciare dalla famosa variante Fiat Fondiaria del 1989 in poi,  il cui stop è costato alla città un ritardo di almeno vent’anni, nella realizzazione del Palazzo di Giustizia, del polo universitario a Novoli, del polo scientifico a Sesto, della scuola dei carabinieri e molto altro. Secondo me il sindaco Nardella, al quale non si può contestare l’impegno per un nuovo stadio della Fiorentina (ha lavorato, bene, per la Mercafir perché fino ad appena dieci mesi fa era l’unica vera alternativa, peraltro condivisa con i Della Valle) ora deve prendere in mano la situazione, anche per non dare alibi a Rocco Commisso, che di alibi per buttare il cappello per aria ne ha già in abbondanza. Io sono convinto che Commisso non lo farà, ma non si può nemmeno abusare della sua pazienza, visto che i soldi li mette lui. Dunque (mi consenta il sindaco di fargli questo invito) Nardella dovrebbe andare da Commisso per spiegargli il nuovo scenario. Che non dovrà contemplare solo la ristrutturazione del Franchi, ma riguardare l’intera area del Campo di Marte: dal sottoutilizzato stadio di atletica, agli ex Campini (ora centro sportivo provvisorio della Fiorentina) a tutta la zona che si estende fino all’Affrico e magari includa anche il Palasport. Serve un progetto urbanistico importante, che riqualifichi quella zona alla quale tutta Firenze è affezionata. L’ipotesi ristrutturazione del Franchi (che personalmente ho sempre preferito) è stata sistematicamente accantonata (perché evidentemente in quel momento faceva comodo percorrere altre strade, cioè la Mercafir) con la scusa che la soprintendenza si sarebbe messa comunque per traverso. Non è vero. Alla soprintendenza non sono mai arrivati progetti seri su cui discutere, a parte il primo, quello dell’architetto Marco Casamonti, che risale a pochi giorni dopo l’arrivo di Commisso, quando nessuno ancora aveva avvertito il nuovo patron che l’idea su cui lavorava il Comune era un’altra. Questo dimostra che Rocco per primo aveva pensato al Franchi. Insomma, quel che è stato ormai è stato. Dopo un anno e varie vicissitudini, se non vogliamo di nuovo infilarci in un tunnel senza uscita, è il momento per mettersi intorno a un tavolo (Comune, Fiorentina, soprintendenza), operazione mai avvenuta, e capire (davvero, non per sensazioni) fin dove si può spingere l’intervento a carico del vecchio, caro stadio Comunale. Le curve da abbattere? Vediamo se è necessario. Discutiamo semmai come e in che modo. Ricordo ai miei concittadini che lo stadio-monumento è già stato maltrattato, senza colpo ferire, in occasione dei mondiali del 1990, quando fu demolita la pista di atletica che era (anche quella) un capolavoro unico, perché aveva un «rettifilo di metri 219,60, che rendeva lo svolgimento delle gare di velocità sui 200 metri in linea retta e quelle dei 400 con una sola curva» (si legge in un documento conservato all’Archivio storico del Comune di Firenze e riportato nel libro «Lo stadio racconta», a cura di Sandro Picchi). Primariamente a questo, fra l’altro, e non tanto all’omaggio a Mussolini, è dovuto il perimetro a “D”, cioè all’ottimizzazione della pista di atletica e non al significato di Dux.Come si è visto, le mani sul Franchi si possono mettere, anche pesantemente: basta volerlo. Perciò il primo segnale ora tocca al sindaco Nardella.

(Marcello Mancini è autore, insieme a Mario Lancisi, del libro “La Fiorentina è molto più che una bistecca” (Giunti Editore)