Toscana

Statuto, la società deve contare di più

DI SIMONE PITOSSIIl nuovo Statuto regionale potrà rappresentare l’occasione per garantire ai toscani nuovi diritti? E quali potranno essere le ricadute pratiche per i cittadini? A queste domande – e non solo – cerca di rispondere il convegno organizzato dalla Cisl regionale questo venerdì 12 aprile presso il proprio Centro studi a San Domenico di Fiesole (via della Piazzola 71) a partire dalle 9 del mattino fino al tardo pomeriggio. L’argomento viene affrontato sotto vari profili: da quello costituzionale a quello giuslavoristico grazie all’intervento di rappresentanti delle istituzioni, giuristi, politici, esponenti delle associazioni economiche e sociali della regione. Alla tavola rotonda conclusiva «Ipotesi per lo Statuto» partecipano alcuni capigruppo del Consiglio regionale: Marco Carraresi (Ccd), Paolo Cocchi (Ds), Alberto Monaci (Margherita), Lorenzo Zirri (Forza Italia). Insieme a loro anche Gianni Salvadori, segretario regionale della Cisl.

«Lo Statuto – osserva Gianni Salvadori – dovrà essere soprattutto una carta dei diritti. E quindi ci dovrà essere nella prima parte del testo un richiamo ai valori e ai principi». E proprio il sindacato, in questo momento costituente, vuole giocare un ruolo centrale lanciando alcune proposte «affinché la riscrittura dello Statuto divenga l’occasione per aprire spazi di maggior protagonismo alla società toscana». La Cisl proporrà quindi la costituzione di un «Comitato economico e sociale toscano» che, spiega il segretario, «abbia l’obiettivo di dare voce alle rappresentanze sociali ed economiche presenti in regione, che sia uno strumento del Consiglio e non della Giunta e che abbia la capacità di iniziativa legislativa». In materia di lavoro, conclude Salvadori, sarà necessario calibrare bene «le azioni per la formazione continua e gli interventi per i lavori “atipici” con le relative garanzie».

Per i Ds, come spiega il capogruppo Paolo Cocchi, una parte significativa dello Statuto «sarà destinata ai nuovi diritti, a partire da quello di cittadinanza perché vogliamo estendere diritti e doveri anche ai nuovi abitanti ed ai nuovi lavoratori della Toscana che magari vengono da paesi lontani dal nostro». «I lavori – annuncia Cocchi – dell’apposita commissione consiliare sono già in corso». Per quanto riguarda le scelte di fondo il capogruppo dei Ds sostiene una «conferma decisa dell’elezione diretta del Presidente ma con un importante rafforzamento del ruolo del Consiglio regionale». «Stiamo inoltre studiando, per quanto riguarda la legge elettorale, proposte per superare il meccanismo perverso della guerra delle preferenze. Inoltre, sempre sul fronte dei nuovi diritti, – conclude Cocchi – proporremo ad esempio che sia riconosciuto il diritto di voto ai cittadini extracomunitari che vivono e lavorano in Toscana».

Ma i nodi da sciogliere, secondo Marco Carraresi (Ccd), sono molti. «C’è prima di tutto – attacca – il rischio dell’emarginazione del ruolo del Consiglio regionale che è l’unico organo politicamente rappresentativo dell’intera popolazione toscana. E al tempo stesso è necessario disciplinare con attenzione le prerogative della Giunta». C’è poi il tema spinoso della nuova legge elettorale. Secondo Carraresi dovrà corrispondere a varie esigenze: «Garanzia di governabilità, tutela massima del pluralismo e della rappresentatività (anche attraverso un metodo proporzionale, pur con un premio di maggioranza), capacità di rappresentanza di tutti i territori provinciali, necessità di evitare il rischio di eccessive ingerenze da parte delle segreterie dei partiti nell’imposizione delle candidature. Infine, il principio dell’elezione diretta del Presidente non necessariamente deve essere data per scontata». L’ultimo capitolo è quello dedicato ai «principi ispiratori». «Vi è il rischio – conclude il capogruppo del Ccd – di tentare un elenco di tutti i diritti possibili e immaginabili, o il tentativo di un “superamento” dei valori della nostra Costituzione con quelli contenuti, e non tutti condivisibili, nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea».

Alberto Monaci (Margherita) pone l’accento sul principio della sussidiarietà «nella sua precisa accezione di rapporto tra la società e le sue rappresentanze organizzate e definite». Per questo, continua il capogruppo, «nel preciso intento di migliorare e ulteriormente definire i livelli di partecipazione ai processi democratici, è necessaria l’istituzione di un organo di rappresentanza del mondo dell’economia e del lavoro, nonché delle parti sociali e culturali come soggetto interlocutore dell’Assemblea elettiva». In questo senso il Ppi si era già mosso presentando la proposta per l’istituzione del Cras (Consiglio regionale per le autonomie sociali).

Anche per Lorenzo Zirri (Forza Italia) è necessario puntare in maniera decisa sulla «sussiderietà orizzontale» secondo il principio che «non deve fare lo Stato o la Regione quello che può fare la società». Zirri propone poi un ruolo diverso per l’Irpet: «Potrebbe avere un’azione di supporto come il Cnel nazionale ce l’ha nei confronti del governo». E per quanto riguarda i poteri il capogruppo di Forza Italia sottolinea come sia necessario un riequilibrio dei poteri tra Giunta e Consiglio, a favore di quest’ultimo. «Il sistema elettorale – continua – dovrà essere il più possibile proporzionale. Infatti non siamo favorevoli ad un Consiglio eletto dalle segreterie dei partiti com’è adesso e, soprattutto, bisogna pensare ad un meccanismo di ricambio delle persone. Altrimenti i partiti occupano le istituzioni».

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