Toscana

Strade. Sindaci E45: Di Maio ci incontri o manifestiamo a Roma

Il vicepremier Luigi Di Maio «ci incontri», altrimenti «siamo pronti a manifestare a Roma davanti alle porte del ministero dello Sviluppo economico». Perché con la chiusura del viadotto Puleto sulla E45, «la situazione è talmente grave che Regioni e territori da soli non riusciranno ad arginarla». A quasi dieci giorni dall’ultima lettera al ministro, e lamentandosi di non aver ricevuto risposta, i primi cittadini colpiti dalla chiusura di parte della strada tornano a prendere carta e penna. E mentre i giorni passano, la compagine degli autodefiniti «sindaci della E45» si allarga, visto che in calce alla lettera oggi ci sono ben 27 firme: quelle dei sindaci della Valle Savio, di parte della costa romagnola e dell’Alta Valtiberina toscana e umbra. Da Ravenna fino quasi al Lago Trasimeno.

La richiesta a Di Maio è prevedere «interventi urgenti a sostegno della popolazione e delle imprese dei territori, gravemente colpiti dalla chiusura dell’E45». Al ministro, i primi cittadini chiedono appunto di fissare un incontro nei prossimi giorni. Il 23 gennaio scorso, infatti, il presidente dell’Unione Valle Savio (e sindaco di Cesena) Paolo Lucchi e il vicepresidente (e sindaco di Bagno di Romagna) Marco Baccini, avevano già scritto per chiedere l’interessamento immediato del ministro, per garantire ammortizzatori sociali ai lavoratori, aiuti economici alle famiglie coinvolte e aiuti alle imprese colpite, «e anche in quel caso si segnalava l’esigenza di un incontro urgente». Ma «non è arrivato un cenno». E la situazione «sta generando ogni giorno che passa con conseguenze sempre più gravi per il tessuto socio-economico dei nostri territori». La previsione, infatti, è «di chiusure di aziende, licenziamenti, difficoltà a sostenere i maggiori costi da affrontare da parte di famiglie e lavoratori autonomi se non si adottano misure concrete ed immediate», mandano a dire al ministro.

I 13 primi cittadini romagnoli, sette toscani e sette umbri rincarano: «Se la situazione dovesse perdurare, i danni aumenterebbero esponenzialmente travolgendo anche tutto il settore turistico delle aree interne, dell’Appennino e della costa romagnola, che vede nella E45 il collegamento con il resto dell’Italia e dell’Europa». E infatti tra le firme ci sono quelle di Michele De Pascale (sindaco e presidente della Provincia di Ravenna), Luca Coffari (Cervia) e Matteo Gozzoli (Cesenatico).

A Di Maio i sindaci della E45 ricordano le Regioni Emilia-Romagna, Toscana ed Umbria hanno decretato lo stato di crisi regionale e hanno avanzato al Governo la dichiarazione di stato di crisi nazionale, anche questo senza risposta. Eppure «il problema è talmente impattante e grave che i territori e le Regioni da soli non riusciranno ad arginare un problema che ha dimensioni e ripercussioni ben più ampie e rilevanti». Ecco perché un incontro col ministro per un un tavolo di gestione della crisi «non è ulteriormente rinviabile». A rincarare la dose è il sindaco Lucchi. «Ci pare inspiegabile che il ministro Di Maio non abbia ancora trovato il tempo di rispondere alla nostra lettera, vista l’estrema urgenza della situazione».

Di fronte «alle richieste di aiuto, ai veri e propri gridi di allarme che in queste settimane stanno lanciando non solo gli enti locali, ma le imprese, i sindacati, le famiglie, ci saremmo aspettati un pronto segnale di interessamento». E il fatto che tutto questo sia stato ignorato, «è molto grave». A questo punto, «se non avremo risposta in tempi brevi, stiamo valutando, come sindaci ed amministratori dei territori colpiti, di organizzare una manifestazione davanti al ministero. Solo in quel modo, probabilmente, il ministro troverà modo di ascoltarci e di rendersi conto della gravità della situazione».