Toscana

Stroncato traffico mezzi militari verso Somalia. Arrestato a Firenze il quarto somalo

L’uomo è stato preso a Firenze, dentro la stazione Santa Maria Novella di ritorno da Napoli. Grazie ad una soffiata gli inquirenti hanno infatti appreso della presenza del ricercato nel napoletano. Così, monitorando gli spostamenti a distanza, il cerchio attorno al fuggitivo si è stretto alla stazione, una volta sceso dall’ultimo treno in arrivo dal capoluogo campano. Ora tutta la documentazione sequestrata nel corso dell’operazione è al vaglio degli investigatori della polstrada e della questura di Firenze che, insieme agli agenti della sezione di polizia giudiziaria della Procura, potranno acquisire ulteriori elementi contro la banda.

L’operazione, denominata «Broken tank», ha riguardato tre somali e un italiano. Trasferivano dall’Italia alla Somalia mezzi militari dismessi, ma non demilitarizzati, provvisti ancora della torretta per il fuciliere, le luci oscurate, le gomme adatte ai terreni impervi e la vernice speciale per mimetizzarli di notte.

Il sodalizio criminoso, scoperto dalla direzione distrettuale antimafia di Firenze con il supporto della polizia toscana, ha preso le mosse dal reperimento dei mezzi da esportare. Qui gli inquirenti hanno svelato una «larga rete di complicità e connivenze offerta da una serie dei 16 indagati italiani», tra questi autodemolitori, trasportatori, spedizionieri, «per acquistare camion fuori uso dell’Esercito Italiano».

C’è poi il trasferimento in Somalia, operazione che aggira la normativa nazionale, che vieta la cessione e l’esportazione di armamenti in assenza di apposite autorizzazioni ministeriali, e quella internazionale che ha disposto l’embargo verso la Somalia di veicoli militari. Gli indagati, operativi in Toscana, Campania, Calabria, Emilia-Romagna e Sicilia, e «i malviventi- spiegano gli inquirenti- per eludere i controlli doganali divenuti sempre più stringenti, avevano modificato la loro tattica. Anziché caricare sui container i camion interi e spedirli in Somalia, via mare, previamente li smontavano o li tagliavano a pezzi, in modo da farli apparire, al controllo doganale, come pezzi di ricambio, munendosi a tal fine anche di false fatture o di false dichiarazioni di avvenuta bonifica ai fini ambientali, oppure li riverniciavano per occultarne la natura militare». Giunti a destinazione i componenti venivano assemblati.

Prima partendo da porti italiani, poi, insospettiti dalle indagini, da quello di Anversa, in Belgio, dove i veicoli militari venivano condotti via terra a bordo di tir, con il carico coperto da teloni. Il gip ha confermato quindi le richieste formulate dalla Dda di Firenze, predisponendo l’arresto per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di materiali di armamento.