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TERRA SANTA, È TREGUA, MA IL CAMMINO È ANCORA TUTTO IN SALITA

Il governo del premier israeliano Ariel Sharon ha avviato ieri sera il ritiro del proprio esercito dal settore nord della Striscia di Gaza. Si tratta, a detta degli osservatori, di un segnale positivo che fa sognare una svolta verso la ripresa del processo di pace in Medio Oriente. Speranza rafforzata dal fatto che i gruppi estremisti palestinesi ‘Hamas’ e ‘Jihad islamica’ hanno proclamato anch’essi una tregua immediata della durata di tre mesi nella lotta armata contro Israele. In un comunicato diramato nel pomeriggio di ieri, affermano di aver “sospeso le operazioni militari contro il nemico sionista”, precisando che le condizioni per la tregua sono la fine delle ‘esecuzioni mirate’ di Israele contro esponenti dei due gruppi e la revoca dell’assedio alle aeree palestinesi. In cambio della tregua, ‘Hamas‘ e ‘Jihad islamica‘ hanno anche chiesto il rispetto dei luoghi santi musulmani, la revoca dell’assedio a Ramallah (Cisgiordania) del quartier generale del presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Yasser Arafat, e la scarcerazione dei detenuti palestinesi. Lo sceicco Abdel Aziz Rantisi, esponente di Hamas, ha avvertito che se queste condizioni non saranno rispettate da Israele i due movimenti si riterranno liberi di cessare la tregua. In serata è stato diffuso un comunicato di Al Fatah, la principale componente dell’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina), che ha aderito all’iniziativa di sospensione immediata delle ostilità contro Israele.

Dal canto suo, il governo del premier israeliano Sharon ha ritirato le sue forze dalla Striscia di Gaza, pur mostrandosi scettico rispetto alle reali intenzioni dei gruppi palestinesi, in ottemperanza della ‘Road map’, il piano di pace proposto dal Quartetto (Usa, Ue, Onu e Russia).

Il ritiro dalle aree della Striscia di Gaza rioccupate dagli israeliani dopo l’inizio della Nuova Intifada (settembre 2000) rientra negli accordi in base ai quali il controllo della sicurezza passerà ai palestinesi per i territori di loro competenza.

Per l’esecutivo di Sharon si tratta però soltanto di “un tentativo di riorganizzare le milizie palestinesi squassate dall’offensiva degli attacchi mirati dell’esercito israeliano”, come ha affermato il vice direttore generale del ministero degli esteri, Gideon Meir, aggiungendo con toni eccessivamente polemici che “questo cessate il fuoco è una bomba a orologeria perché lascia intatta l’infrastruttura del terrorismo”. Gli Stati Uniti, da parte loro, hanno accolto con favore gli ultimi sviluppi, definendoli “un passo significativo” sulla strada che porta all’applicazione della “Road map”. “Il governo di Washington esprime il proprio apprezzamento all’accordo di principio tra Israele e l’Autorità nazionale palestinese per il trasferimento delle responsabilità nella Striscia di Gaza”, ha detto il portavoce della Casa Bianca Ari Fleischer. L’accordo rappresenta “un primo significativo passo congiunto verso la attuazione degli impegni presi dalle due parti al summit di Aqaba”, ha aggiunto. Adesso è cruciale che ognuno adotti ulteriori iniziative non soltanto per rispettare i nuovi impegni, ma anche per progredire con l’attuazione dell’intesa che dovrà portare alla proclamazione di due Stati che convivano fianco a fianco in pace e sicurezza, ha aggiunto.Misna