Toscana

TERRA SANTA, PADRE IBRAHIM FALTAS LASCIA LA BASILICA DI BETLEMME

Va via il «custode di ferro» della Basilica della Natività: padre Ibrahim Faltas, lascia Betlemme dopo 12 anni per assumere l’incarico di parroco di Gerusalemme, la più grande diocesi della Terra Santa. Lascia nel giorno del trionfo, quando 3500 pellegrini da tutta Italia hanno salutato la nascita della scuola materna Giorgio La Pira-Mariele Ventre, l’ultima delle sue tante imprese compiute nel cuore della cristianità. La grinta e la determinazione del frate dallo sguardo forte e dalla parlata decisa si sono affacciati alla ribalta internazionale nei 39 giorni di assedio della basilica della Natività (dal 2 aprile al 10 maggio 2002) durante i quali, ha detto ieri il vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, Rodolfo Cetoloni, «la comunità francescana scelse di restare a custodia del luogo sacro e la presenza e l’opera pacificatrice di padre Ibrahim certamente favorirono una soluzione meno cruenta di quel tragico confronto».

«Sicuramente – commenta il frate, 40 anni, nativo di Alessandria d’Egitto, ormai con le valigie in mano – è il ricordo più vivo e straordinario di questi 12 anni, assieme alla visita del Papa il 22 marzo 2000 e di Bill Clinton il 15 dicembre 1998. Lascio Betlemme con la speranza che la città torni libera e nuovamente popolata di pellegrini come è accaduto oggi, giornata davvero memorabile per la quale l’Italia soprattutto ha fatto molto». Padre Ibrahim fatica a rispondere alle domande dei giornalisti, assediato dai tanti pellegrini che lo vogliono salutare. «Avrei piacere di essere ricordato – si schernisce – solo come colui che ha impegnato la sua vita per la promozione della persona umana, perché tutti siamo fratelli e tutti siamo figli di Dio. Vado a Gerusalemme felice di poter ‘lavorare sull’uomo’ anche in questa nuova diocesi e di poter educare alla pace i bambini; sono loro il domani migliore dell’umanità».

Rispondendo alla domanda sul futuro di questa terra che continua a essere dilaniata dalla guerra e dall’odio, il francescano non ha dubbi: «il dialogo è l’unica strada per tornare a convivere, come ha dimostrato il periodo tra il 1993 e il 2000 quando sembrava che fosse stata imboccato un nuovo corso. Così deve accadere di nuovo». (Ansa)