Toscana

TERRA SANTA: SCONTRI A GAZA. LA TESTIMONIANZA DEL PARROCO MONS. MUSALLAM

“La gente è barricata in casa; sono chiusi negozi, uffici e banche. In strada ci sono solo persone armate che sparano. Da ieri a questa mattina i morti sarebbero 29 e più di cento i feriti. La situazione è caotica, sparano anche sulle ambulanze. Negli ospedali manca il sangue. La popolazione è spaventata e i bambini terrorizzati”. A parlare è mons. Manuel Musallam, parroco di Gaza, dove sono in atto violenti scontri tra i miliziani di Hamas e quelli di Fatah, fedeli al presidente Abu Mazen. “Gli scontri – dichiara al SIR il sacerdote – non risparmiano nemmeno le zone delle scuole. Oggi abbiamo chiuso la scuola parrocchiale della Sacra Famiglia, frequentata anche da bambini islamici, per gravi motivi di sicurezza. Nessuno può uscire e muoversi dalle proprie abitazioni se non a rischio della vita. I bambini mai come in questo periodo hanno bisogno della scuola ma siamo costretti a chiuderla. Siamo in grande difficoltà, sembra veramente di essere in guerra. Si dice che il presidente voglia dichiarare lo stato di emergenza. Ma qui lo siamo già da tempo”. Il parroco rivela che “le abitazioni di due famiglie di alunni della scuola sono state attaccate. Si tratta delle case di due responsabili di Fatah. Siamo in ansia per la sorte delle persone e dei nostri alunni”.

“Poco fa – prosegue – mi ha telefonato la Mezzaluna rossa per dirmi che le ambulanze a Gaza vengono attaccate e di consentire al personale di guida di ripararsi all’interno della parrocchia o di un’area interna della scuola. Ora siamo in attesa del loro arrivo per offrire protezione. Ma a Gaza non esiste posto sicuro adesso. La situazione peggiora ora dopo ora e non vedo soluzione. Sappiamo di una riunione convocata da Abu Mazen a Ramallah per esaminare la situazione. Ma la soluzione della guerra non è solo nelle mani dei politici ma di ognuno di noi. Nella mentalità di chi vive a Gaza quando scorre sangue non c’è posto per il perdono e la riconciliazione ma solo per la vendetta. E questa chiama altre morti e altro sangue”.

Davanti agli scontri, racconta mons. Musallam, “la polizia non può fare nulla perché è debole, è stata distrutta da Israele. Gaza è piena di milizie, molto più forti e armate della polizia che ha paura di essere attaccata”. All’origine di questa crisi, secondo il parroco, c’è anche “l’embargo della comunità internazionale”. “La gente di Gaza ha fame e sete. Più c’è embargo più c’è fame e sete. E quando la gente non riesce a mangiare e bere il necessario per vivere allora uccide. Qui non c’è lavoro, la popolazione ha bisogno di tutto. La soluzione è una sola, la pace. Ma questa non può venire dall’interno ma dall’esterno, cioè dalla Comunità internazionale. I palestinesi sono deboli e non hanno la capacità di negoziare la pace bagnati come sono del loro stesso sangue. Per ora non vediamo nessuna soluzione. Forse – conclude – l’unica maniera almeno per fermare le armi è che Israele consenta all’esercito egiziano di entrare a Gaza per fermare gli scontri. L’Egitto prenda il controllo di Gaza”.

Sir