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TIBET, DALAI LAMA PRONTO A DIMETTERSI IN CASO DI NUOVE VIOLENZE

Parlando con la stampa a Dharamsala, in India, sede del parlamento tibetano in esilio, il Dalai Lama riconosce che l’unica opzione diventano le dimissioni se – spiega – “le cose vanno fuori controllo”. Il leader spirituale, e premio Nobel per la pace, sottolinea che l’indipendenza del Tibet non è all’ordine del giorno e condanna in ogni caso la violenza. Da parte sua, il primo ministro cinese, Wen Jiabao, accusa il gruppo del Dalai Lama di aver “premeditato e organizzato” le violenze avvenute nei giorni scorsi a Lhasa, capitale del Tibet. La Cina sostiene che i morti siano 13, mentre secondo il governo tibetano in esilio sono almeno cento, e che quelli che definisce rivoltosi hanno compiuto “saccheggi e incendi” e ucciso “in modo estremamente crudele cittadini innocenti”. La versione della Cina – che non coincide con quella di molti testimoni – è che le forze di sicurezza non hanno fatto uso di armi da fuoco. Il premier di Pechino parla di “sabotaggio delle Olimpiadi, sogno del popolo cinese”, e ammette per la prima volta che la rivolta tibetana si è estesa a molte zone del Paese. Contro l’ipotesi di un sabotaggio dei Giochi olimpici si fa sentire subito la voce del Giappone, che chiede però alla Cina di operare per una gestione trasparente della crisi. Mentre da Bruxelles parla il presidente dell’europarlamento, Poettering: l’Europa, sostiene, “non può essere d’accordo” con ciò che sta succedendo in Tibet e deve mandare un “segnale”’ a Pechino, come la rinuncia degli esponenti politici a partecipare alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi se la Cina non porrà fine alla repressione. Intanto, continuano le proteste in varie altre zone in Tibet: questa mattina, 500 monaci del monastero Choepel Shing hanno manifestato a Dogo, nella contea di Chone (Zhouni Xian in cinese). Grande manifestazione anche in India: oltre duemila tibetani provenienti da tutte le province dell’India del nord si sono riuniti a Siliguri in una delle manifestazioni più affollate da anni, chiedendo alle Nazioni Unite un’inchiesta sulla repressione cinese in Tibet. Sono guidati da centinaia di monaci in tunica marrone. (Fonte: Radio Vaticana)