Toscana

TRAPIANTI DA SIEROPOSITIVA: LABORATORIO PISA, NOI IN REGOLA

“Il nostro reparto ha seguito la procedura informando tempestivamente, per telefono, della sieropositività dei tessuti l’unità operativa dell’Organizzazione Toscana Trapianti”. A parlare, al telefono, è il dottor Giovanni Pellegrini, responsabile del laboratorio di analisi chimico-cliniche dell’ospedale di Cisanello a Pisa, uno degli operatori e dei reparti su quali si è abbattuto il sospetto di un ritardo nella trasmissione dei risultati dell’analisi dei campioni di sangue inviati per la validazione dei tessuti della donna di 41 anni risultata sieropositiva dopo la rilevazione di un errore da parte del laboratorio analisi di Careggi, dalla quale sono stati espianti i due reni ed il fegato per impiantarli in tre pazienti in di attesa.

Pellegrini, estraneo personalmente ai fatti, perché il giorno su cui cade il sospetto del ritardo di trasmissione non era di servizio, racconta giorno per giorno, ora per ora, che cosa è accaduto nel suo reparto di cui intende “salvaguardare la professionalità”. Spiega innanzitutto che nel suo laboratorio “arrivano tre provette di sangue per validare i tessuti del donatore, due delle quali vengono inviate al Centro trasfusionale dell’ospedale Santa Chiara, sempre a Pisa, specializzato negli esami Hiv, Hbv e Hcv, cioé quelli relativi alla sieropositività e all’epatite B e C”. Questa la cronologia dei fatti narrata dal dottor Pellegrini. “La procedura regionale, nella validazione dei tessuti – premette – non prevede un’attivazione d’urgenza. Tra arrivo dei campioni di sangue, analisi a Cisanello e al Santa Chiara e informativa all’Organizzazione regionale trapianti, abbiamo sette giorni di tempo”.

“Le tre provette di sangue della donatrice – racconta Pellegrini – sono arrivate nel mio reparto a Cisanello il giorno 13. Il giorno successivo è stato fatto l’espianto dei tre organi e il reimpianto sui tre pazienti. La risposta, relativa all’Hiv ed alle epatiti, dal Centro trasfusionale del Santa Chiara – afferma Pellegrini – è arrivata nel nostro reparto di Cisanello per fax, sabato 17. L’ora sul fax è quella delle 13,09, ma il personale del mio reparto afferma, sulla propria responsabilità, di non aver ricevuto il fax prima dell’ ora di uscita, che il sabato è alle 13,30. Spesso accade che l’ora riportata dal fax in invio non sia in realtà quella di arrivo. Non solo – aggiunge – non abbiamo ricevuto il fax, che si trova in quella stanza proprio perché non è prevista l’attivazione d’ urgenza, prima dell’ uscita del personale, ma non abbiamo neanche ricevuto una telefonata che ci informasse sui risultati del Santa Chiara”.

“Il lunedì mattina – continua Pellegrini – la dottoressa Arianna Precisi, di turno quel giorno, è entrata in quella stanza alle 8,30, ha visto il fax ed ha subito chiamato per telefono il centro si allocazione organi e tessuti di Firenze, dando l’allarme. Alla telefonata ha fatto seguito un fax, alle 9,20”. Pellegrini descrive un iter che, definisce “rispettoso del protocollo” per quanto riguarda il suo reparto dove ogni giorno vengono refertati 14 mila esami, per un totale di 3 milioni e 600 mila all’ anno”.

Resta comunque il dubbio che qualcosa si sia inceppato nella trasmissione dei dati. Non a caso il direttore generale della Asl di Pisa, Vairo Contini, ha chiesto sia a Pellegrini, sia a Ugo Baicchi, del centro trasfusionale di Santa Chiara, di fare ciascuno una relazione (ANSA).