Toscana

Taglio dei treni e aumenti vita dura per i pendolari

Ci risiamo, in Toscana il cambio della stagione non è dato dalla caduta delle foglie ma dal taglio dei servizi ferroviari. Questa volta il taglio è massiccio: dal 4 dicembre a causa della drastica diminuzione dei finanziamenti decisa dal governo, saranno soppressi 40 treni, principalmente il sabato. Diminuiranno cinque convogli sull’Aretina, altri cinque sulla Pisana Tirrenica sud, due sulla Pisa-La Spezia e altrettanti sulla Firenze-Lucca-Pisa, otto sulla Faentina, 18 sulla Firenze-Pistoia-Viareggio, con un totale di 1,147 milioni di chilometri in meno ogni anno, con un risparmio complessivo annuo di 5 milioni di euro. Inoltre è stato deciso di chiudere cinque piccole stazioni della Lucchesia (Montecarlo, Porcari, Tassignano, Nozzano e Massarosa) e due della provincia di Pistoia (Borgo a Buggiano e Serravalle). Saranno soppressi anche alcuni treni in partenza dalla stazione di Campo Marte per il Mugello.

La notizia ha suscitato numerose proteste dei viaggiatori, primi tra tutti i pendolari, enti locali e sindacati. «Già a luglio era stato ventilato ai sindacati di categoria da parte dell’assessorato regionale ai Trasporti che vi sarebbe stato presumibilmente un ulteriore taglio di treni per un valore di 5 milioni di euro l’anno – dice Stefano Boni, segretario generale della Fit Cisl Toscana, (uno dei sindacati dei trasporti) – aspettavamo una convocazione ad hoc per affrontare nel merito il progetto, cercando di mitigarne le conseguenze sia sul piano dei servizi al cittadino sia per quanto riguarda le ricadute sui lavoratori». Invece, sindacati e enti locali hanno appreso dai giornali la notizia dei tagli che in pratica, secondo Boni, «smantella definitivamente il Memorario», il servizio ad alta frequenza che avrebbe dovuto portare 500 mila cittadini in treno ogni giorno, presentato qualche anno fa come il toccasana per risolvere i problemi del traffico in Toscana.

«Una ulteriore beffa – accusa Boni – che mette in chiaro come gli impegni assunti non verranno mantenuti. Anche a giugno l’amministratore delegato di Fs continuava a rilanciare il raddoppio ferroviario della Pistoia-Montecatini-Lucca». Non si tratta di scelte casuali, secondo la Cisl, perché Rfi «ha lanciato un nuovo progetto organizzativo che, oltre alla chiusura di interi reparti di manutenzione, prevede una riclassificazione delle linee ferroviarie in 4 settori in base alla tipologia, all’importanza e ai volumi di traffico. È chiaro che si limiteranno al minimo gli interventi sulle linee poco trafficate e poi a scalare sulle altre linee in modo da risparmiare e concentrare tutte le risorse solo sui nodi e sulle linee Alta velocità. Insomma, con la riduzione del traffico regionale e una manutenzione minima si creano gli spazi per chiudere definitivamente le linee a vantaggio solo dell’Alta velocità».

Come se non bastasse il taglio dei treni, dal 1° novembre dal scattano gli aumenti degli abbonamenti in base al reddito. Chi ha un reddito certificato Isee inferiore ai 36.151,98 euro, non vedrà modificate le tariffe attuali. Chi invece ha redditi superiori avrà un aumento del 20% sugli abbonamenti. Per i biglietti di corsa singola, gli aumenti interesseranno tutti. Infatti, è previsto un aumento generale del 10%.

«Aumenti necessari», fanno sapere dalla Regione, «a causa dei tagli del Governo». Tuttavia, precisano, che l’incremento tariffario non riguarderà tutti ma solo il 30% dell’utenza, almeno secondo lo studio dell’Irpet. La logica che guidato le scelte della Regione infatti è stata quella di creare per la prima volta due diverse fasce di prezzo, la tariffa ordinaria e quella Isee. Il tutto per gli abbonamenti ferroviari regionali, gli abbonamenti Pegaso e quelli per le linee bus di competenza regionale.

«Abbiamo fatto una scelta di equità sociale – commenta l’assessore regionale ai trasporti Luca Ceccobao – e abbiamo scelto di introdurre per la prima volta anche nel trasporto pubblico tariffe differenziate in base al reddito, riducendo al massimo la burocrazia per gli utenti toscani».