Toscana

Terapia del dolore: accanto ai bambini, per strappare sorrisi

di Sara D’Oriano

Una molletta che diventa un nome, un guanto sterile che suona, il cane Budino o la gatta Fedora, tanta fantasia e il gioco è fatto. È possibile prendersi gioco della sofferenza in situazioni di disagio che coinvolgono i bambini? Qualcuno è convinto di sì e di questo ne ha fatto prima di tutto una vocazione e poi un lavoro. Perché un sorriso, un pomeriggio trascorso in serenità, seppure in una sala d’attesa di un grande pronto soccorso o in una camera d’ospedale, hanno la stessa forza guaritrice di una pasticca.

Gli «strani dottori» di Soccorso Clown, i musicisti di Athenaeum Musicale, gli animali di Antropozoa, i medici e gli infermieri che si occupano della cosidetta «terapia del dolore» e i genitori della Fondazione Marta Cappelli sono solo alcuni dei soldati della «guerra del sorriso» che operano all’interno dell’Ospedale Meyer di Firenze cercando, in tanti modi diversi, di alleviare le paure dei bambini e il disagio dei genitori che vivono situazioni di degenza e di dolore.

«Marta aveva 9 mesi, era piena di gioia di vivere e di allegria, circondata d’amore infinito. Marta era il Miracolo della Vita, bruscamente interrotto nel giugno 2005 senza preavviso e senza ragione. E Marta è stato casualmente il nome della prima bambina che abbiamo assistito in quell’agosto 2005, quando io e mio marito decidemmo di iniziare la nostra avventura, segno evidente che la strada giusta era quella». Con queste parole, Benedetta, madre di Marta e vicepresidente dell’associazione Marta Cappelli, racconta la sua storia, iniziata nel tempo del dolore: «Non bisogna dimenticare che per ogni bambino che soffre c’è anche una famiglia che deve andare avanti nonostante i sacrifici enormi per stare accanto al proprio figlio. Tanti genitori hanno, infatti, enormi disagi economici. Noi stiamo accanto a loro, in un sostegno che sia psicologico ma anche economico e assolutamente pratico; è un modo indiretto di aiutare, attraverso la famiglia, anche il bambino che soffre» (www.martacappelli.it).

Tanto è anche il lavoro per la speciale dottoressa Molletta, che visita ogni giorno circa 40 bambini. Niente pasticche, niente siringhe ma tanti sorrisi per e da ognuno di loro: «La maschera che indossiamo ci aiuta a mantenere il distacco necessario per affrontare tante situazioni che ci mettono alla prova, altrimenti, di quei bambini, non ne lasceremmo nessuno in quei corridoi, ce li porteremmo tutti a casa», spiega Vanessa Crespina, in arte dott.ssa Molletta, uno dei 10 dottori clown che ogni giorno si alternano nei vari reparti del Meyer. Sempre in coppia, copioni improvvisati ma assolutamente studiati, gli strani medici di Soccorso Clown sono in realtà professionisti dello spettacolo, selezionati e preparati ad affrontare ogni situazione, dalla più leggera ai drammi delle ultime fasi di una malattia cronica: «A volte succedono dei veri e propri miracoli: ricordo una bambina catatonica, non in grado di muoversi, che dovevamo stimolare per sbloccare lo stato di semi-coma in cui si trovava. Dopo vari tentativi, la bimba riusciva autonomamente a scoppiare le bolle di sapone che noi le creavamo tutto intorno. Difficile spiegare ciò che si prova ed è bello vedere i genitori che spesso ci cercano e vogliono creare dei legami anche dopo il passaggio in ospedale». (www.soccorsoclown.it).

«Ricordo le lacrime di una madre – racconta a questo proposito Alessandro Perondi, coordinatore dei musicisti professionisti di Atheneaum Musicale – che dopo aver girato un numero imprecisato di ospedali in tutta la Toscana, era riuscita a far fare un importante prelievo metabolico al figlio con problemi psichici, solamente dopo che i musicisti dell’Atheneaum, richiamati dall’ospedale, avevano stimolato nel ragazzo l’interesse verso la musica, permettendogli di mantenere la calma necessaria ad affrontare lo stress dell’esame». Ninna-nanne, filastrocche vecchie e nuove, strumenti classici ma anche strumenti ospedalieri come siringhe, provette e guanti, tutto concorre a far sì che la musica, e solo quella, diventi terreno di scambio e un modo attivo di partecipazione e interesse per tutti i bambini (www.athenaeummusicale.it). Così gli animali, che la Cooperativa Sociale Antropozoa, collocata nell’ambito di una azienda agricola della provincia aretina, porta in corsia, per realizzare progetti di assistenza un pò particolari, dove il rapporto con gli animali diventa importante canale di serenità e armonia. (www.antropozoa.it).

Ma non solo gioco. Laddove le paure superano il sorriso di un clown, la carezza di un animale o il suono di uno strumento, è presente il supporto professionale dei dottori e degli infermieri che si occupano della terapia del dolore, che cercano di sciogliere il disagio attraverso la parola e il dialogo, coinvolgendo anche i genitori perché, come spiega la psicologa Simona Caprilli, «I genitori rimangono i migliori conoscitori del bambino. Se ne garantiamo la funzione, alleviando i sentimenti di colpa, di rabbia e di frustrazione che spesso manifestano nei confronti della malattia del figlio, riusciamo a far stare meglio anche il bambino».

Si dice che il sorriso è la distanza più corta tra due persone. Ed è rassicurante sapere, che anche laddove il male colpisce al cuore la Vita, questa riesce a partorire dei sorrisi che creano legami più forti del dolore e della stessa morte.

Messaggio per la Giornata per la vita 2009