Toscana

Tracciabilità del latte, così sapremo da dove arriva

di Andrea BernardiniArriva l’origine in etichetta per il latte fresco. Dal 7 giugno, infatti, grazie ad un recente decreto interministeriale, le confezioni di latte fresco dovranno riportare obbligatoriamente l’indicazione della provenienza della materia prima. Nei pacchetti di latte sarà riportato, con la dizione zona di mungitura o provenienza del latte il riferimento al luogo dove hanno sede gli allevamenti che hanno prodotto il latte crudo. I consumatori potranno trovare il comune, oppure la provincia, la Regione o lo Stato, e, nel caso il latte provenga da più paese europei, l’indicazione Unione Europea. Sarà riportata, infine, la dizione Paesi terzi qualora il latte provenga, anche solo in parte, da paesi esterni all’Unione Europea.

Plaude alla nuova normativa la Coldiretti: «Fino ad oggi – spiega il presidente di Pisa Fabrizio Filippi – in etichetta era indicato solo il luogo dello stabilimento in cui il latte veniva confezionato. Così passava sugli scaffali dei supermarket e i consumatori acquistavano latte alimentare indicato come made in Italy quando invece proveniva da mucche bavaresi, austriache, francesi o slovene». Un giro quantificato in 17 milioni di latte sfuso (+3% rispetto allo scorso anno) importato nel nostro Paese: destinato, con la lavorazione e la trasformazione, ad arrivare nelle nostre tavole come latte alimentare, ma anche come formaggio e yogurt.

È dello scorso 3 agosto la legge che prevede la tracciabilità indicata in etichetta per tutti i prodotti agroalimentari. Una legge fortemente sostenuta dalla Coldiretti, che coinvolse oltre un milione di cittadini in questa battaglia. Purtroppo – fanno notare all’associazione professionale – mancano ancora i decreti attuativi, complice la kermesse ingaggiata dall’industria agroalimentare che si oppone all’entrata in vigore della normativa.

Anche l’Associazione degli allevatori plaude alla nuova normativa: «Stiamo valutando con la Centrale del latte – commenta il presidente regionale Fulvio Salvadori – la possibilità di far arrivare sulle tavole dei toscani latte di provenienza locale. È sin troppo ovvio che l’operazione potrà andare in porto se ci sarà richiesta da parte dei consumatori». Salvadori ne fa una questione culturale: «Più i consumatori sceglieranno i prodotti del territorio, più gli allevamenti del territorio ne trarranno energia vitale, restituendo prodotti, ma anche servizi ambientali e muovendo un indotto non indifferente».

Ed anche per questo che l’Associazione allevatori sta promuovendo da tempo manifestazioni pubbliche per incrociare i cittadini. I risultati? Si stanno vedendo. «Il settore sta vivendo, in generale, un periodo di crisi. Ma c’è un trend positivo nel business collegato alla vendita di carne provenienti da razze autoctone: la chianina o la mucca pisana, ad esempio».