Toscana
Turismo, per il 2005 speranze di ripresa
2004 epilogo della recessione, 2005 inizio della ripresa. E’ quello che emerge dalle ricerche dell’Osservatorio regionale per il turismo presentate alla conferenza regionale. Il 2004, secondo quanto emerge dalle stime si chiude con una notevole diminuzione di arrivi dall’estero non compensata da una sufficiente mobilità interna e con un vistoso calo di alcune aree di punta del nostro turismo, cui si contrappone, ma in maniera ancora percentualmente non decisiva, la crescita di alcune aree come quella lucchese, pisana e aretina. Ma queste sembrano essere le ultime propaggini di una crisi che ha matrici internazionali e che trova le sue radici in quanto avvenuto dopo l’11 settembre 2001. L’anno appena iniziato sembra evidenziare i primi segni di svolta, come sottolinea un’indagine dell’osservatorio su due mercati fondamentali per il nostro turismo: quello americano e quello europeo. Vediamo più in dettaglio le due ricerche.
Prospettive incoraggianti anche sul fronte europeo: il 27,2 per cento dei tour operator prevede un incremento della domanda per le destinazioni toscane, un 56,6 per cento prevede invece un andamento stabile e solo un 16 per cento una diminuzione. Tutte le province toscane saranno commercializzate, in particolare Firenze, Siena e Pisa. La Toscana è considerata dai tour operator europei regione italiana più richiesta, davanti a Lazio e Veneto.
La frenata nei movimenti dei turisti stranieri è alla radice del calo anche in Toscana: le presenze di turisti d’oltrefrontiera sono diminuite del 10 per cento fermandosi a poco meno di 16 milioni. In particolare le presenze straniere sono mancate nelle mete balneari (-24,5 per cento), molto di meno nelle città d’arte (-2 per cento). La mobilità interna, questa volta, non è bastata a evitare il segno meno: gli italiani che hanno scelto la Toscana sono stati quasi 21 milioni, un 2,2 per cento in meno rispetto al 2003. I nostri connazionali hanno invece privilegiato le spiagge toscane (+0,7), trascurando invece le località termali (-13,5). A fare le spese di questa situazione ancora recessiva non solo gli esercizi alberghieri (-3,6), quanto quelli extralberghieri (-8,8): e questo fa pensare che la crisi abbia condotto anche le strutture agrituristiche dopo il boom, a vivere per la prima volta l’esperienza di fare un passo indietro.
Se questi sono i dati complessivi del 2004, non uniforme è però il modo in cui sono maturati nelle varie aree della Regione. I movimenti turistici da gennaio a agosto (in questo caso la stima, ancora provvisoria non comprende gli ultimi quattro mesi dell’anno e la provincia di Firenze) testimoniano una situazione a macchia di leopardo. Il dato più negativo riguarda l’Apt di Chianciano (-25,1) e dell’Amiata (-20,3). Segno meno anche per Massa Carrara (-16,5), Siena (-12,6), Arcipelago Toscano (-11,6), Livorno (-10,1), Grosseto (-8,6). Più o meno stabile l’area di Montecatini Terme (-0,8).
Ma a fronte di queste aree dove la crisi si è fatta fortemente sentire c’è anche una parte della Toscana dove le presenze di turisti sono aumentate: l’exploit più notevole è quello di Lucca (+7,7), seguito da Prato (+5,8), Arezzo (+5), Versilia (+2,3) e Pisa (+2,1). I numeri dimostrano come, nel bene e nel male, le oscillazioni dipendano in gran parte dal flusso dei turisti d’oltrefrontiera: il calo dell’Elba e delle altre isole dell’Arcipelago è dovuto a un bruschissimo calo delle presenze straniere (-46,5) non compensato dal pur rilevante aumento degli italiani (+16,5), così anche per Chianciano (qui gli stranieri sono diminuiti del 30 per cento) e in misura più limitata per Grosseto (-15,2). Invece il trend positivo di alcune aree è dovuto sia alla crescita dei flussi interni, ma anche alla conferma e in alcuni casi alla crescita delle presenze straniere: è il caso di Arezzo (dove gli stranieri sono aumentati del 7,4) e di Lucca (+5,1).
Grazie a questi interventi oltre 1.900 imprese hanno potuto realizzare i propri progetti di ampliamento o di innovazione, sviluppare attività promozionali, adeguarsi alle normative ambientali, sostenere l’immagine di accoglienza e di qualità del nostro comparto. Significativo il rapporto tra i 94,5 milioni di fondi assegnati e il 1,04 miliardi investiti: in pratica a ogni 100 euro di contributi pubblici le imprese hanno fatto corrispondere 1.101 euro di fondi propri. Le risorse pubbliche hanno quindi avuto un deciso effetto moltiplicatore, importante soprattutto in una fase in cui, per la situazione recessiva a livello internazionale, la spinta all’investimento poteva risultare meno sostenuta.
Fra tutte le imprese turistiche le strutture alberghiere sono quelle che hanno attivato la quota maggiore di risorse (i 42 milioni di fondi hanno stimolato 523 milioni di investimenti), seguite da affittacamere (21 milioni di fondi per 212 di investimenti), villaggi turistici e residence (13,5 milioni per 114 di investimenti), campeggi (7 milioni per 68), stabilimenti balneari (rispettivamente 5 e 58).
Grazie ai fondi pubblici erogati le imprese non solo hanno realizzato i propri progetti ma hanno anche creato nuovi posti lavoro; in tutto 4.171 distribuiti in tutta la regione, con performance particolari per Lucca (707), Siena (604) e Firenze (588).
Tre le principali fonti di erogazione dei contributi la più importante è rappresentata dagli aiuti comunitari previsti dal Docup, la seconda dagli aiuti statali, erogati soprattutto alle imprese ubicate nelle zone escluse dagli obiettivi comunitari. Infine terza fonte degli interventi le misure regionali di incentivazione di attività turistiche che hanno compreso anche due progetti speciali destinati a sostenere il settore turistico in Versilia e Valdinievole.
La fetta più consistente (circa 55mila persone) è formata dagli occupati nel settore della somministrazione (bar, mense e ristoranti), 17mila sono invece impiegati negli alberghi, 5mila nelle strutture extralberghiere. Infine circa 3.400 sono gli occupati tra agenzie di viaggi, tour operator e servizi di guida turistica. Più di metà degli addetti nel turismo è assunto come dipendente, ma ben 34.818 sono gli indipendenti. Quasi 4mila gli assunti con contratti di collaborazione coordinata e continuata, appena 327 (ma ricordiamo che si parla del 2001) con contratti di fornitura interinale. Il peso dell’occupazione nel settore turistico su quella complessiva è notevole, e sfiora il 7 per cento degli addetti nel sistema toscano delle imprese, una percentuale superiore rispetto a quella nazionale (che è del 5,7). Diverso, a seconda delle aree della regione, il peso specifico di questo settore sull’economia locale che risulta particolarmente elevato nel sud della regione, in Versilia, nella Valle del Serchio, nell’Appennino pistoiese e nell’arcipelago toscano. In queste zone su 100 addetti almeno 10 sono impiegati nel settore turismo, con un massimo all’Elba dove sono ben 29 su cento gli addetti alle imprese turistiche. Abbastanza equilibrata, infine tra i due sessi la presenza nel settore, con una lieve prevalenza di donne: che sono il 52, 6 per cento del totale.
Scendendo nel dettaglio delle singole professioni, la maggiore richiesta di personale dipendente riguarda camerieri e baristi (2.184), categoria che da sola incide per ben il 53,7 per cento sul totale delle assunzioni regionali nel turismo. Di gran lunga meno numerosa è la domanda di cuochi e assimilati (709, 17,4 per cento) e di addetti ai servizi delle pulizie (571 e 14 per cento), mentre tra gli altri profili, con l’eccezione degli addetti all’accoglienza turistica (169 e 4,2 per cento), si scende su percentuali inferiori al 2 per cento.
Nel turismo le forme di lavoro flessibile, e le situazioni di precarietà occupazionale che da queste possono derivare, risultano piuttosto elevate: soltanto il 37,2 per cento dei neo-assunti, senza contare gli stagionali, è a tempo indeterminato. Fra le altre forme contrattuali, forte è invece il ricorso al tempo determinato (47,6 per cento), mentre i contratti di apprendistato vengono utilizzati nel 10 per cento dei casi.
Le preferenze degli imprenditori sono leggermente orientate verso figure con una esperienza specifica (51,3 per cento), in particolare nello stesso settore (37,7 per cento). In quasi un caso su tre non è tuttavia richiesta alcuna esperienza lavorativa, mentre nel 19 per cento può essere sufficiente una esperienza generica acquisita anche al di fuori del settore. Elevata è l’incidenza degli extracomunitari previsti in entrata nel turismo: nel 2004 sono pari a circa 1.000 unità (24 per cento del totale nuove assunzioni). (cs-mo