Toscana

UGANDA, COMBONIANO UCCISO: DAL CAIRO, TESTIMONIANZA DELLA SORELLA MISSIONARIA

“Mio fratello era per me la cosa più cara dopo il Signore”. Così suor Daniela Fulvi, missionaria comboniana al Cairo (Egitto), ricorda alla MISNA il fratello Luciano, trovato ucciso ieri mattina nella sua missione di Layibi, all’estrema periferia di Gulu, in nord Uganda. “Dopo 11 anni che non lo vedevo – prosegue la religiosa – l’anno scorso ho trascorso con lui tre mesi di vacanze in Italia: sono state le vacanze più belle della mia vita. Luciano è… era una persona meravigliosa. Era aperto, sorridente, gioviale, buono e amava tutti”. È serena suor Daniela – 72 anni di cui 46 trascorsi in missione in Egitto – quando parla del fratello, accoltellato da ignoti per motivi ancora da chiarire. La sua serenità viene da dentro, da una fede profonda che non l’ha mai abbandonata.

“Ieri mattina – rivela alla MISNA – prima che venissi a sapere della morte di mio fratello, mi sono alzata presto, verso le 4:30, con una voce che non capivo se venisse da fuori o da dentro di me. La voce diceva: ‘Amore e sacrificio donano vita’. Proprio così. È quello che è successo a Luciano: per tutta la vita ha amato e si è sacrificato per gli altri, donandosi completamente”.

La religiosa, nata in provincia di Pistoia, rievoca la giovinezza del fratello comboniano, entrato giovanissimo in seminario e poi partito in missione per l’Uganda. Dopo una lunga permanenza nel Paese africano, era rientrato in Europa, ma nel 1996, nonostante cinque bypass, era voluto rientrare in quella che considerava a tutti gli effetti la sua terra. “Il vescovo – racconta suor Daniela – gli aveva affidato le attività con i giovani della diocesi. In questo periodo stava raccogliendo soldi per una cappella e un centro di spiritualità”. Alla sorella, padre Luciano non aveva mai accennato a particolari presentimenti o timori per quella che sarebbe poi stata la sua fine, ma “sapeva che la sua esistenza era a rischio per le costanti scorribande dell’Esercito di resistenza del signore, così come lo era e lo è quella degli altri missionari che vivono lì”.

Sulle ragioni dell’omicidio, la suora (che ha un’altra sorella sposata, mentre altri tre fratelli della famiglia Fulvi sono morti) non si pronuncia. Ricordando che il missionario era già stato derubato in passato, suor Daniela dice di non riuscire a individuare una ragione precisa dell’aggressione al fratello, “che era un uomo assolutamente pacifico”, e sostiene che “con ogni probabilità i veri motivi verranno fuori con il tempo”. “Ora sono serena, sì – conferma la religiosa, che fa l’infermiera presso l’ospedale italiano Umberto I – ma quando ci penso mi viene un nodo in gola, soprattutto per il modo barbaro con cui mio fratello è stato ucciso”. Eppure riesce ad avere parole anche per gli assassini: “Io dico che bisogna saper perdonare. Vorrei che si pregasse per mio fratello, per la mia famiglia, ma anche per quelli che lo hanno ucciso, perché certamente non sapevano quello che facevano e il Signore avrà misericordia di loro”. Misna

Ucciso in Uganda un missionario toscano