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«UN MONDO SENZA MINE»: DAL KENYA PIANO DI AZIONE E APPELLO FIRMATARI DEL TRATTATO DI OTTAWA

Un piano di azione che indica le tappe da seguire nei prossimi cinque anni per realizzare “un mondo senza mine” è stato approvato ieri dai 144 Paesi che hanno sottoscritto la Convenzione di Ottawa per la messa al bando degli ordigni anti-persona, in chiusura della Conferenza internazionale di Nairobi. Il documento contiene anche un appello agli oltre 50 governi nel mondo che ancora non ne fanno parte – in particolare Stati Uniti, Cina, Russia (nei cui arsenali sono stoccate circa 180 milioni di mine): “Ci rivolgiamo a quegli Stati che non si sono ancora uniti al nostro sforzo, in particolare a chi possiede grandi depositi di mine anti-uomo o continua a usare queste armi insidiose, affinché adottino la Convenzione senza ulteriori ritardi” si legge nel testo.

Il piano è articolato in 70 punti divisi in 5 capitoli e prevede una serie di misure concrete per la riabilitazione medica delle vittime degli ordini, il supporto psicologico e la loro reintegrazione sociale. Il Trattato di Ottawa, approvato nel 1997 ma entrato in vigore due anni più tardi, proibisce la fabbricazione, l’uso, la commercializzazione e lo stoccaggio delle mine anti-persona.

La conferenza ha fatto il punto sullo stato di applicazione della Convenzione, che in cinque anni ha portato alla distruzione di oltre 35 milioni di ordigni, eliminati dagli arsenali dei Paesi firmatari, mentre altri 4 milioni sono stati bonificati direttamente sul terreno. Secondo le stime di associazioni e istituzioni, che vengono a conoscenza di solo una parte degli incidenti, ogni anno le mine anti-uomo uccidono circa 20.000 persone. Sono almeno una quindicina i Paesi nel mondo che continuano a produrre ordigni anti-uomo, mentre i finanziamenti per le attività di sminamento starebbero diminuendo. Misna