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USA, PENTAGONO COSTRETTO A DIVULGARE LISTA PARZIALE DETENUTI GUANTANAMO

Circa 4 anni dopo l’apertura del carcere di Guantanamo Bay, a Cuba, il governo degli Stati Uniti è stato costretto da una sentenza del giudice distrettuale di New York, Jed S. Rakoff, a divulgare una lista di nominativi di persone detenute nel centro di massima sicurezza dell’isola caraibica. Rakoff ha accolto un ricorso presentato dall’agenzia di stampa ‘Associated Press’, che chiedeva la lista dei nominativi e la loro provenienza nel nome della libertà di stampa.

Il Pentagono ha reagito annunciando la pubblicazione di 5.000 pagine di interrogatori riguardanti circa 300 detenuti di Guantanamo. Si tratta di nominativi di persone in parte ancora oggi detenute nel carcere, in parte già rimpatriate o spostate in altri centri di detenzione. Oggi a Guantanamo sarebbero detenuti 490 presunti “terroristi”, il grosso dei quali arrestati nel 2001 in Afghanistan, dopo l’invasione statunitense conseguente all’attacco contro le Torri Gemelle di New York. Altre 250 persone nel frattempo sarebbero state rimpatriate o trasferite. Vi sarebbe dunque un ‘buco’ di alcune centinaia di nomi, mantenuti segreti dal governo Usa in virtù di un cavillo legale. In sostanza, Washington mantiene occultati i nominativi di tutti quei presunti combattenti che non si sono dichiarati come tali; negando il loro stato di belligeranza, queste persone non sono state riconosciute da Washington destinatarie della Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra, per cui rimangono in una sorta di limbo legale che agevola il Pentagono; quest’ultimo, infatti, appellandosi alla legge sulla privacy, ha facile gioco nel non rendere pubblici i nomi di presunti terroristi o guerriglieri che negano di essere tali.

In ogni caso, negli ultimi 4 anni solo 10 persone detenute a Guantanamo hanno ammesso di appartenere ad al Qaeda e di essere parte di unità combattenti; tutti gli altri hanno sempre negato qualsiasi coinvolgimento con le reti terroristiche internazionali. Nella lista vi sono nominativi di persone, come il saudita Abdul Hakim Bukhary, detenute in isolamento per aver incontrato due volte Osama bin Laden, rispettivamente 14 e 15 anni fa, quando era ancora in corso la guerra – sostenuta apertamente da Washington – in Afghanistan contro l’Armata rossa sovietica. Le organizzazioni per i diritti umani aspettano ora di poter studiare le circa 5.000 pagine di documenti per identificare eventuali violazioni dei diritti umani da parte Usa, sia nella detenzione sia negli interrogatori. Da tempo la comunità internazionale – incluse le Nazioni Unite – ha chiesto di poter accedere ai documenti con i nomi e la provenienza dei prigionieri di Guantanamo.Misna