Toscana

Un regalo dalla Regione per i piccoli che studiano arabo sui tavoli da briscola

Manca la lavagna (e neppure di quelle multimediali: a mancare è proprio una lavagna tradizionale, in ardesia e con i gessetti colorati); i banchi (vecchi tavolini dove per decenni i frequentatori della Casa del Popolo hanno giocato a briscola) non sono molto adatti ad accogliere questi bambini, quasi tutti nati in Italia da genitori arrivati dal Nord Africa, che hanno un problema di non poco conto: parlano bene l’italiano, anche con le più accattivanti espressioni fiorentine, ma non sanno una parola di arabo.

Per loro, da qualche tempo, nella Casa della Cultura, storica Casa del Popolo di Ponte di Mezzo a Firenze, è iniziata una scuola particolare: quattro insegnanti, tutti di nazionalità araba (tre donne e un uomo), ogni sabato pomeriggio danno lezioni di arabo. «In modo – racconta una delle insegnante, Aouatif Mazigh, 47 anni, originaria del Marocco ma cittadina italiana da una quindicina d’anni, ausiliaria a Careggi) – da non far perdere le loro origini, la loro cultura, la bellezza della lingua parlata nei Paesi da dove vengono i genitori; in modo da non renderli stranieri quando, una volta l’anno, rientrano per qualche giorno in quei Paesi».

Sono numerosi (una quarantina, dai 6 ai 15 anni, ma anche qualcuno ancora più giovane) i ragazzi che ogni sabato, divisi in due o tre livelli di conoscenza della lingua araba, si ritrovano in Casa della Cultura, accolti – racconta il presidente Giuseppe Guagni – in una stanza per quelle ore sottratta ad altre attività sociali: ragazzi ormai italiani in tutto che imparano la lingua della loro origine.

Ma dietro a questa «scuola» c’è molto, come prosegue  la signora Aouatif spiegando che a lei non piace la parola «integrazione» preferendo il concetto di «interazione» perché non vorrebbe mai assistere – dice – al sostanziale dissolvimento rispetto alla bellezza di differenze che dialogano fra loro. Ma c’è anche la realtà di tanti adulti immigrati, in particolare donne, arrivati in Italia in condizione di assoluto analfabetismo: non sanno leggere né in arabo né tanto meno in italiano, trovano difficoltà a esprimersi e quando devono partecipare, nelle scuole fiorentine dei loro figli, ai ricevimenti con gli insegnanti vivono frustrazioni e incapacità di capire. Le 4 insegnanti della scuola nell’antica Casa del Popolo servono anche a questo, accompagnano ai colloqui le mamme analfabete e questo, fra l’altro, aiuta a contrastare il fenomeno dell’abbandono scolastico.

«Se solo potessimo avere una lavagna, qualche banco vero, qualche arredo adatto», si lasciò scappare Giuseppe Guagni raccontando pubblicamente, giorni fa, la storia di questa particolare scuola che insegna arabo ai bambini, figli di immigrati arabi, che quando debbono dire «mia madre» dicono tranquillamente «la mi’ mamma».

Stella Targetti, vicepresidente di Regione Toscana con delega all’istruzione, ma anche mamma di due bambini, ha invitato il presidente Guagni e la «professoressa» Aouatif ad andare a trovarla in piazza Duomo 10, sede della presidenza di Regione Toscana: l’incontro si è svolto questa mattina e i due visitatori sono usciti sapendo di poter contare su un contributo straordinario messo a disposizione dalla Regione Toscana per acquistare gli arredi necessari e per far fronte anche ad altre piccole spese di questa scuola.

«State facendo qualcosa di grande – ha aggiunto Stella Targetti, premettendo il suo desiderio di visitare la scuola nella ex Casa del Popolo – avete iniziato a riempire un vuoto che è dei vostri figli, ma che è anche dei nostri dato che i corsi sono aperti anche ai bambini italiani: conoscere le lingue è presupposto fondamentale per essere liberi.Questi bambini – ha concluso – sono nati nel nostro Paese, ma non hanno la cittadinanza italiana. Sono, come quella degli altri bimbi stranieri nati qui, in una situazione paradossale e inaccettabile. Il messaggio che vogliamo mandare ancora una volta è che chi nasce in Italia è italiano e deve essere riconosciuta come tale».