Toscana

Unioni di fatto, in regione si spacca il centrosinistra

La proposta di legge al Parlamento sulle unioni di fatto, presentata dal consigliere Pieraldo Ciucchi (Socialisti democratici italiani), spacca la maggioranza di centrosinistra. La proposta è stata infatti approvata dal Consiglio regionale della Toscana, con il voto a favore dei partiti di centrosinistra tranne la Margherita, che ha votato contro insieme ai gruppi di centro-destra. Nelle file di Alleanza nazionale ha fatto eccezione il capogruppo Maurizio Bianconi, favorevole.

Secondo la proposta di legge, la convivenza di fatto tra due persone maggiorenni, non unite in matrimonio tra loro o con altre persone, prevede la stipula di un accordo che ha lo scopo di predeterminare gli aspetti patrimoniali e non patrimoniali e gli eventuali effetti in caso di scioglimento dell’unione stessa.

In particolare prevede norme per facilitare il diritto all’abitazione, per il lavoro e previdenza, per l’assistenza e decisioni in caso di morte, per facilitazione di accesso a servizi socio assistenziali.La proposta intende superare gli ostacoli che impediscono alle coppie di fatto alcuni elementari diritti come quello di subentrare nell’affitto della casa comune, in caso di morte del partner, o di lasciare in eredità il proprio patrimonio alla persona con la quale si è condivisa l’esistenza; non si propone di modificare la disciplina giuridica del matrimonio, né intende influire sulla condizione giuridica dei figli o sulla disciplina delle adozioni di minori. Il testo sarà ora inviato alla Camera dei deputati. Ecco in sintesi il dibattito in Consiglio.

Nell’illustrare la proposta di legge al Parlamento Varis Rossi (DS), Presidente della Commissione Affari Istituzionali, ha evidenziato l’importanza di allargare i diritti fondamentali alle coppie di fatto, esistono già leggi regionali che cercano di allargare i nuovi diritti sociali. L’art.29 della Costituzione ha una tutela più intensa della famiglia, ma sono maturi i tempi perché le Unioni di fatto e le formazioni sociali atipiche debbano avere una loro dignità in termini legislativi. Secondo Varis Rossi è giusto superare forme di discriminazioni nei confronti di donne ed uomini che scelgono forme di convivenza diverse: la Regione Toscana ha una lunga tradizione di attenzione nei confronti delle novità e delle diversità che provengono dalla società.

Fabio Roggiolani (Verdi) ha parlato di una proposta che ci sentiamo di condividere, stiamo parlando di problemi veri e di persone reali, sono norme che permettono di superare le discriminazioni e l’isolamento; diamo un diritto di cittadinanza anche a soggetti deboli che hanno necessità di una copertura sociale e che vanno tutelati adeguatamente dallo Stato. Per Pieraldo Ciucchi (SDI), che ha presentato la proposta di legge, le posizioni diverse e le divergenze che esistono a livello nazionale sui temi delle Unioni di fatto si sono avvicinate, sono ormai maturi i tempi per avvicinarsi all’Europa ed a scelte più avanzate. Secondo Ciucchi è opportuno ampliare una platea di diritti per chi ha scelto di vivere fuori dal matrimonio, per queste ragioni nell’articolato si pongono con forza i problemi relativi alla successione, al lavoro, alla previdenza, all’assistenza, ma senza intervenire sull’istituto del matrimonio, dei figli e delle adozioni dei minori.

Marco Carraresi (UDC) ha dichiarato la propria contrarietà alla proposta di legge, mentre avvertiamo il bisogno in Toscana di politiche di sostegno maggiore alla famiglia: il vero soggetto sociale di riferimento che non viene sostenuto adeguatamente. Promuovere e difendere la famiglia, per Carraresi, non significa disprezzare altre forme di convivenza, ma sarebbe un errore grave equiparare sul piano legislativo le coppie di fatto alla famiglia.

Marisa Nicchi (DS) apprezza l’iniziativa legislativa, esistono ormai una pluralità di modi di stare insieme e nuove forme di convivenza che vanno tutelati: dobbiamo intervenire su un vuoto legislativo esistente. Il rapporto tra solidarietà sociale e libertà individuale diventa un tema centrale per garantire nuovi diritti ai cittadini toscani, in una dimensione sempre più europea.

Mettendo in rilievo il fatto che nel suo gruppo di appartenenza esistono a proposito del provvedimento sensibilità differenti, Piero Pizzi (Forza Italia) ha ribadito che, sul piano culturale, la famiglia è il luogo in cui i giovani sono educati; sul piano politico, inoltre, è indubbio che se i bambini non sono educati in un contesto adeguato la nazione decade. “Non riesco in questo senso a individuare uno strumento diverso da quello della famiglia – ha detto ancora Pizzi -. E’ altresì vero che le coppie di fatto esistono, ma questa proposta di legge affronta la questione in modo in parte condivisibile, in parte no. Non mi pare che il provvedimento offra protezione e tutela ai figli, o ai più deboli della coppia, come ci si aspetterebbe”.

In Toscana le coppie di fatto hanno raggiunto quota 3,3%, secondo il censimento del 2001, e la percentuale sale di molto se si considerano le coppie ricostruite. Lo ha sottolineato Alessia Petraglia (Ds), secondo la quale “si tratta semplicemente di riconoscere l’enorme cambiamento avvenuto nella nostra società, in cui molte donne e uomini cercano liberamente il loro modo di costruire le relazioni. La famiglia va intesa in senso lato, come luogo sociale dove l’individuo realizza se stesso”. L’Italia, da questo punto di vista, è in enorme ritardo rispetto a tanti paesi europei, anche cattolici, nel riconoscimento delle unioni di fatto.

Anna Maria Celesti (Forza Italia) ha posto l’accento sul fatto che si tratta di dare regole a una realtà che già esiste: “Fuori di quest’aula la società vede già la famiglia in modo diverso da quello sancito dall’articolo 29 della Costituzione, e noi non possiamo non prenderne atto e non stabilire regole, all’interno delle quali ognuno possa scegliere liberamente e assumere le proprie responsabilità” ha detto la consigliera. Inoltre, si deve ricordare che le unioni di fatto comprendono anche molte convivenze nate con lo scopo di aiutarsi reciprocamente, come nel caso di anziani e disabili.

Il gruppo di Alleanza nazionale ha deciso per la libertà di voto sulla proposta di legge: lo ha comunicato il capogruppo Maurizio Bianconi. Per Bianconi è necessario non fare confusione tra la morale e l’etica: la legge fa etica, cioè stabilisce le regole a cui si deve fare riferimento. Il consigliere ha anche ricordato che il diritto di famiglia italiano è uno dei più avanzati del mondo, e che, “se si tiene presente che le unioni di fatto non sono famiglie in senso tecnico, ma società funzionanti, e che questa proposta di legge non vuole costruire un altro tipo di famiglia ma solo tutelare queste situazioni, il provvedimento può essere appoggiato”.

“Per i cattolici non è assolutamente pensabile che la famiglia fondata sul matrimonio sia equiparabile ad altre cose – ha detto Alberto Monaci (La Margherita) -. E se siamo consapevoli che non siamo la maggioranza e registriamo le evoluzioni avvenute nella società, non accetteremo d’altro canto che la nostra concezione di famiglia finisca per essere considerata con un senso di sopportazione, quasi fossimo una razza inferiore”. Monaci ha annunciato che non voterà il provvedimento, perché “esso rappresenta una fuga in avanti” rispetto a quanto dovrà essere discusso e stabilito nell’articolo 4 del nuovo Statuto regionale.

Giovanni Barbagli (Rifondazione Comunista) ha annunciato voto favorevole alla proposta di legge. “Arriviamo troppo tardi a prendere atto di una realtà davanti a cui la società si è già attrezzata – ha detto Barbagli -. Con questa legge trasferiremo il diritto di essere tutelati a situazioni comunque esistenti nella nostra società. Guai a dare il via su questo a guerre di religione. Come credente reputo che il provvedimento risponda alle mie convinzioni, poiché offre dignità a chi finora era considerato clandestino”.

Per Maurizio Dinelli (Forza Italia) l’unico merito della proposta di legge è che ha dato l’occasione di discutere di un argomento che non si può ignorare. Nel merito, troppi aspetti, però, sono discutibili. In particolare per Dinelli “non è eticamente opportuno, dal punto di vista dei rapporti tra la società ed i culti religiosi, non distinguere tra i diversi tipi di unioni di fatto”.

“L’Unione dei democratici cristiani e di centro non disconosce né condanna alcuna situazione – ha affermato Franco Banchi (Udc) – La registra, annoverandola nel capitolo delle libertà individuali”. “Ma – ha continuato – opta senza tentennamenti per la famiglia tradizionale fondata sul matrimonio, non come concetto astratto ma come fondamento di ogni politica”. Si tratta, ha spiegato, di una posizione non confessionale, ma culturale e politica.

Nelle dichiarazioni di voto, Lorenzo Zirri ha annunciato il voto contrario di Forza Italia, per motivi sia di metodo che di merito: perché la discussione cade nel momento sbagliato (cioè mentre la commissione Statuto è al lavoro sugli stessi temi) e perché si legge nel testo il “preciso intento di indebolire il concetto di famiglia così come è inteso nella Costituzione italiana”.

Marisa Nicchi (Ds) ha chiarito che la discussione sullo Statuto rimane del tutto aperta e che, comunque, la proposta di legge non mette in discussione il matrimonio e “non va contro gli interessi di nessuno”. Monaci, per la Margherita, ha sottolineato che è necessario invece distinguere le diverse situazioni ed ha commentato: “stasera consumiamo uno strappo, ora trovare una sintesi in seno alla commissione Statuto sarà più difficile”. Della stessa opinione Carraresi (Udc), mentre è stata opposta la posizione di Barbagli, che dichiarando il voto favorevole di Rifondazione ha affermato che questa discussione aiuta il lavoro della commissione. Per Roggiolani (Verdi), infine, con questo testo “non rovesciamo la realtà, la governiamo”.

Nel testo finale sono stati accolti due emendamenti tecnici proposti da Bianconi. Subito dopo il voto, è stata anche votata e respinta una mozione proposta dai consiglieri dell’Udc. (cs-ab)

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