Toscana

VINITALY: REGIONE, IN TOSCANA RITORNO DI VITIGNI AUTOCTONI

Il Sangiovese, cui è dedicato il 60% della superficie di territorio toscano coltivato a vite, ha fratelli minori che si chiamano pugnitello e abrusco, foglia tonda e barsaglina, pollera e mazzese. Meno fortunati del blasonato parente, alcuni di questi vitigni hanno rischiato anche l’estinzione. Per questo la regione Toscana ha incaricato l’Arsia di realizzare un progetto di valorizzazione e recupero che è stato presentato oggi, a Vinitaly, dall’assessore all’Agricoltura Susanna Cenni: presente, come testimonial, la campionessa mondiale di surf Alessandra Sensini. In particolare dieci vitigni autoctoni, dopo aver rischiato l’estinzione, sono stati salvati, riprodotti, tornando così a produrre vino. L’assessore Cenni ha sottolineato “come la riscoperta dei vitigni autoctoni risponda a una delle strategie di fondo per la crescita del comparto vitivinicolo: quella di puntare sull’identità territoriale, al fine di salvaguardare la biodiversità, di ampliare la gamma dei potenziali sapori e dunque di crearsi un serbatoio notevole di potenziali novità”. Lo studio, l’attività di selezione e poi di sperimentazione possono offrire ai produttori l’opportunità di accresce e differenziare l’offerta rispetto ai concorrenti puntando sul binomio vitigno territorio. Il progetto di valorizzazione dell’Arsia, volto a accrescere le conoscenze sui vitigni autoctoni, ma anche a incrementare la superficie coltivata con questi vitigni, ha permesso di studiare a fondo le caratteristiche di vitigni diffusi nell’area grossetana (mazzese, ciliegiolo e pugnitello), fiorentina (abrusco e abrostine), senese (foglia tonda), e in provincia di Massa Carrara (barsaglina, vermentino nero e pollera). In particolare si sono confermate le potenzialità del foglia tonda per la produzione di vini a medio invecchiamento e quelle del mazzese per la produzione di vini giovani di largo consumo. Prospettive stimolanti in termini di qualità hanno offerto anche il pugnitello e l’abrusco. Sono 127 i vitigni iscritti al repertorio regionale (360 sono quelli censiti a livello nazionale) e 118 di questi sono a rischio estinzione. L’azione della Regione rivolta alle risorse genetiche autoctone sta permettendo di salvare e di rilanciare questo patrimonio: nel 2005 Arsia ha pubblicato un libro che raccoglie i 53 vitigni autoctoni a uva nera, e un analogo libro con 40 tipologie di vitigni bianchi è stata presentato quest’anno al Vinitaly. Sono 61.924 gli ettari di territorio coltivati a vite in Toscana. Nel complesso, sono interessate alla coltivazione della vite circa 31.100 aziende delle quali circa 6.700 producono vini a denominazione di origine. La viticoltura rappresenta circa il 20 % dell’intera produzione lorda vendibile regionale. L’export ha raggiunto oltre 520 milioni di euro (dato 2006). I dati sono stati diffusi dalla Regione Toscana in occasione di Vinitaly. Le province maggiormente interessate dalla coltivazione della vite sono Siena (con il 32,8% dell’intero patrimonio viticolo regionale) e Firenze (28,5%). Seguono Grosseto (13,9%) e Arezzo (10,8%). Anche le superfici per vini a Denominazione di origine sono prevalentemente concentrate a Siena (39,8%). Seguono Firenze (29,1%), Grosseto (10,8%) e Arezzo (10,4%). La produzione complessiva di vino nel 2007 è stata di circa 2,7 milioni di ettolitri di cui il 68% ottenuto dalle 36 denominazioni di origine controllata (DOC) e dalle 6 denominazioni di origine controllata e garantita (DOCG). La situazione viticola regionale è caratterizzata dalla presenza di una grande denominazione di origine, il Chianti e il Chianti Classico, che rappresenta quasi il 62% (46,5% Chianti e 15.9% Chianti Classico) del vino a denominazione di origine complessivamente prodotto. Seguono il Brunello (4,5%), il Morellino di Scansano (4,4%),il Nobile di Montepulciano (2,9%), la Vernaccia di San Gimignano (2,2%), mentre le produzioni delle altre denominazioni di origine sono al di sotto dell’ 1,9%. Accanto alle produzioni a Denominazione di origine, tra i vini da tavola c’é una ricca produzione di vini a Indicazione Geografica Tipica che, attraverso le 6 Igt presenti, mediamente rappresenta il 26% dell’intera produzione regionale. Più del 66% della superficie complessiva a vigneto è investita con Sangiovese. Da notare che i più famosi vini toscani a base di Sangiovese sono conosciuti con il nome della denominazione di origine senza alcuna indicazione in etichetta del vitigno, come avviene nel caso del Chianti, del Chianti Classico, del Brunello di Montalcino e del vino Nobile di Montepulciano. Oltre al Sangiovese il vigneto toscano si caratterizza per la forte concentrazione di pochi vitigni: i primi nove interessano infatti oltre il 92% della superficie vitata regionale (Sangiovese 66,5%, Trebbiano Toscano 6,9%, Cabernet Sauvignon 5,5%, Merlot 5,6%, Canaiolo 2,4%, Vernaccia di San Gimignano e Syrah 1,4%, Malvasia 1,3%, Chardonnay 1,1%), mentre agli altri 70 vitigni internazionali, nazionali ed autoctoni viene destinato meno di un decimo della superficie a vite.(ANSA).