Toscana

Verifica e controllo delle caldaie, in Toscana la riorganizzazione del servizio

“Vorremmo infatti ottimizzare gli standard di sicurezza e controllo per evitare il ripetersi di episodi drammatici come quelli occorsi poco tempo fa e allo stesso tempo combattere l’inquinamento atmosferico, preso atto che il settore del riscaldamento ha un’incidenza del 70 per cento rispetto al totale delle emissioni di PM 10”.

La legge regionale 85/2016, approvata dal Consiglio regionale il 16 dicembre scorso, dal 1 gennaio 2017 riconduce alle competenze della Regione la funzione di verifica delle caldaie per i diciotto comuni toscani sopra 40.000 abitanti, concludendo un percorso avviato nel 2015 con la legge n.22/15, attuativa del decreto Del Rio, con la quale la Regione si era assunta la funzione precedentemente svolta dalle Province. La norma stabilisce nuovi standard di qualità e nuove modalità di riscossione del cosiddetto “bollino”, il corrispettivo dovuto dai cittadini per il servizio di verifica.

“Leggo di alcune polemiche su stangate e rincari – commenta Fratoni – che mi sembrano quanto mai strumentali. Le nuove cadenze di controllo (in caso di prima installazione la prima verifica va fatta adesso dopo 4 anni e non dopo 2) ed il fatto che il nuovo bollino sia esente IVA, fanno sì che, un cittadino medio toscano, fatto il conto in dieci anni, pagherà in più circa cinquanta centesimi annui. Del resto occorre estendere il servizio anche in realtà toscane dove i controlli erano insufficienti, creare un nuovo catasto, definire una nuova rete territoriale”.

“Non solo, in prospettiva prevediamo risparmi. Vale la pena ricordare infatti – aggiunge Fratoni – che abbiamo scelto per una grande operazione di razionalizzazione, in attuazione del decreto Madia. La Regione è infatti subentrata nella proprietà di nove società appartenenti alle Province che svolgevano il servizio per esse ed ha deciso di scioglierle tutte per farle confluire in un’unica società regionale già esistente, ARRR, già riconosciuta come un’eccellenza nel settore dei rifiuti. Passeremo quindi da 10 società ad una sola, una unica società che opererà su tutto il territorio regionale garantendo lo stesso livello di servizio per tutti i cittadini.

Altre Regioni italiane, dalla Lombardia alla Emilia Romagna, guardano al nostro esempio con interesse e possiamo dire che la Toscana si pone come apripista di un nuovo modello”.