Toscana

Viareggio ricorda i 32 morti a dieci anni dalla strage ferroviaria

Erano esattamente le ore 23,58 del 29 giugno 2009 quando due fragorosi boati squassarono la notte estiva di Viareggio. Dieci anni sono trascorsi da quando quel carro cisterna-assassino esplose dopo aver superato di poche decine di metri la stazione ferroviaria della città. E immediatamente dopo gli scoppi, l’indimenticabile enorme vampata rossastra che illuminò un cielo diventato di un nero assoluto. Il GPL infuocato fuoriuscito da questo carro sventrato, unito all’onda d’urto provocata dallo scoppio, trasformò subito il piazzale ferroviario e le case dell’adiacente via Ponchielli in una zona colpita da un bombardamento aereo a tappeto.

In questo tragico incidente, comunque, la fortuna fu sotto certi aspetti alleata di Viareggio in quanto non scoppiarono altri carri cisterna e perché il GPL fuoriuscito infiammato non penetrò nelle condutture sotterranee, soprattutto del gas di città, nel qual caso le possibili conseguenze non possono essere immaginabili. Infine la prontezza del capostazione, che stava per finire il suo turno, nell’interrompere il flusso dell’energia elettrica lungo la linea ed evitare quindi che altri convogli piombassero sul luogo del disastro.

Ma al di là dei pochi secondi in cui tutto questo ebbe a verificarsi, dieci anni non sono passati nel ricordo delle trentadue vittime del 29 giugno 2009, la morte delle quali avvenne per alcuni immediatamente, mentre per altre ciò ebbe a verificarsi dopo mesi fra indicibili sofferenze in alcuni ospedali specializzati per le grandi ustioni. Senza poi contare chi porta ancora nel corpo gli indelebili segni di quell’esplosione e soprattutto le sofferenze morali in chi ha perduto i suoi cari senza un perché. E qui sta il grande interrogativo che sovrasta un fatto ingiustificabile sotto ogni punto di vista, perché a prescindere dalle responsabilità oggettive dei vari soggetti coinvolti nella tragedia e dalle pene comminate, non si può morire e soffrire per i modi in cui tutto ciò è avvenuto.

Il «Giorno della memoria cittadina» – cioè il 29 giugno – proclamato l’anno scorso dal Consiglio comunale di Viareggio che ogni anno viene ricordato, anche e soprattutto per iniziativa dall’Associazione «Il mondo che vorrei» cui appartengono in primo luogo i congiunti delle 32 vittime, quest’anno avrà una particolare solennità dato che ricorre, appunto, il decimo anniversario della tragedia. Tutto questo a prescindere dalla toccante e quanto mai significativa manifestazione di solidarietà da parte dei macchinisti dei treni che il 29 giugno transitano per la stazione della città: un prolungato e lancinante sibilo che per tutto il giorno si ripete come un grido di dolore. Quindi ancora un foltissimo corteo che dopo avere percorso le principali vie cittadine termina presso la «casina dei ricordi», realizzata nei pressi del luogo del disastro. Agli ormai tradizionali discorsi di circostanza faranno seguito 32 rintocchi di campana seguiti a loro volta dalla pronuncia dei nomi delle 32 vittime.

Infine a prescindere dalla partecipazione del Sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro con i membri della Giunta e dei consiglieri comunali, hanno assicurato la loro presenza il presidente della Regione, Enrico Rossi, quello della Provincia di Lucca, Luca Menesini, il consigliere regionale Stefano Baccelli (presidente della Provincia di Lucca all’epoca del disastro) e il nuovo arcivescovo di Lucca Paolo Giulietti, che ha raccolto il testimone dal suo predecessore Benvenuto Italo Castellani che, mai mancato ad una cerimonia, accomiatandosi da Viareggio ebbe a rispondere al saluto del Sindaco che porterà sempre nel cuore la partecipazione ai funerali dei morti del 29 giugno 2009.