Toscana

Volontariato vincenziano: la carità cristiana entra nelle case dei poveri

di Giovanni Semino

Nel 1617, quando era parroco a Chatillon-les-Dombes vicino a Lione, Vincenzo De Paoli fondò la prima Compagnia della Carità, un gruppo di signore che si misero insieme per organizzare l’assistenza delle famiglie povere attraverso la visita personale a domicilio. Nei secoli che seguirono le Charités (costituite da donne laiche che assistevano i poveri secondo una precisa regola) si diffusero rapidamente in tutta Europa.

Il merito particolare di San Vincenzo fu quello di aver capovolto l’atteggiamento allora prevalente nei confronti dei poveri, che era di allontanamento ed emarginazione, per andarne in cerca e soccorrerli attraverso l’aiuto e la collaborazione di quanti più volontari fosse possibile, ispirandosi alla carità evangelica, che vede nel povero la persona di Cristo. Nel 1972 le Compagnie della Carità in Italia presero il nome di Gruppi di Volontariato Vincenziano, un aggiornamento ed una riorganizzazione dell’associazione (preceduta nel 1971 dalla nascita dell’Association Internazionale des Charités) resasi necessaria per rispondere ai profondi mutamenti che nel XX secolo hanno coinvolto tutti gli strati della società.

L’Associazione fa parte della Famiglia Vincenziana con le Suore Figlie della Carità ed i Missionari Vincenziani. Il Volontariato Vincenziano è organizzato in gruppi locali coordinati a livello provinciale, regionale, nazionale ed internazionale; un’associazione di laici cattolici volontari che intendono vivere la carità cristiana secondo il Vangelo, avendo come obiettivo la promozione umana e cristiana e la lotta alle cause della povertà. A Firenze, l’associazione è presente dai primi anni ’50 nella sede storica di via Santa Caterina d’Alessandria, così come ci testimonia la presidentessa fiorentina Ludovica Scroffa, che ha iniziato in quegli anni il suo servizio come volontaria, sotto la guida di suor Vincenza Cacciani.

«Al momento le nostre volontarie sono 66, divise in 8 gruppi – ci ha spiegato la presidente Scroffa – che provvedono ai vari servizi svolti dall’associazione: il centro di ascolto, con la prima accoglienza delle persone che si rivolgono a noi; il servizio guardaroba, di cui usufruiscono soprattutto immigrati e persone senza fissa dimora; il centro di animazione per gli anziani autosufficienti, con l’organizzazione in sede di momenti di spiritualità e ricreazione; ed infine il servizio di assistenza domiciliare alle famiglie, di grande importanza per la nostra realtà, con 4 gruppi di volontarie che coprono tutti i quartieri della città, visitando a domicilio i nuclei familiari particolarmente bisognosi».

«San Vincenzo ci ha insegnato che bisogna “organizzare” la povertà di queste famiglie – ha proseguito la Scroffa – aiutandole a risolvere alcuni dei loro problemi; per questo dopo un’attenta verifica ogni famiglia viene da noi “adottata” ed i suoi componenti sono affiancati e accompagnati, cercando di insegnar loro a meglio organizzarsi per uscire dalla condizione precaria nella quale vivono. Il gruppo di assistenza domiciliare è formato da 10 persone che vanno a due a due a fare le visite alle famiglie o persone sole. Scopo principale del sostegno vincenziano è evitare l’assistenzialismo, educando. Aiutiamo queste persone – ha spiegato – ad amministrarsi meglio, finchè non arrivano a camminare da soli. Aiutare i bambini, star dietro ai vecchi, cucinare e fare il bucato ad una malata, questo è il volontariato vincenziano, poi ovviamente c’è anche l’aiuto economico. Lavoriamo insieme ai poveri e abbiamo tante persone che si rivolgono a noi per chiederci aiuto ed assistenza; ma i nostri ranghi si stanno lentamente riducendo perché non c’è ricambio, abbiamo quindi bisogno di volontari, di persone di buona volontà, di nuova linfa». Cosa dire a chi volesse diventare volontario? «Dico che essere volontari non significa solo fare un lavoro non retribuito, non significa neppure dare un po’del nostro tempo quando ne abbiamo voglia: essere volontari significa aver fatto la scelta di donare noi stessi, liberamente e gratuitamente, vedendo nei poveri il volto di Cristo, come diceva San Vincenzo!». Ludovica Scroffa ha inoltre sottolineato la necessità di poter creare un «pool» di esperti (uomini e donne) quali medici generici, pediatri, dentisti, psicologi, insegnanti, avvocati e magistrati, che «col cuore rinuncino ai loro onorari e che prestino anche solo una volta alla settimana la loro consulenza all’associazione per venire incontro ai casi più gravi».

«Lo stile Vincenziano – ha concluso – si ritrova appieno nelle parole della prima lettera di San Paolo ai cristiani di Corinto: “La carità è paziente, è benigna la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”. Il volontario vincenziano deve avere il cuore spalancato a tutte le necessità degli uomini, perché con tutti sa di formare l’unica grande famiglia di Dio, Padre dell’umanità».

La testimonanzaIl racconto di Liliana: «ora ho capito che dio esiste»

«Mi chiamo Liliana e sono una vecchia signora di quasi 90 anni, ormai totalmente invalida». Inizia così la testimonianza di un’assistita a domicilio del Gruppo di Volontariato Vincenziano di Firenze. Parole molto belle, le sue, che meglio di tanti discorsi fanno capire l’opera dei volontari e lo spirito che anima il loro servizio. «In età ormai avanzata – racconta Liliana – non avevo più alcuna possibilità economica e non sapevo proprio come avrei potuto fare a tirare avanti. Un lontano pomeriggio del gennaio del 1995, sentii suonare il campanello ad un’ora insolita e tre signore salirono le scale. Si presentarono come volontarie dell’associazione Gruppi di Volontariato Vincenziano; mi irrigidii e quasi le mandai via dato il mio carattere diffidente. Con molta delicatezza, però, le signore riuscirono a calmarmi e mi spiegarono la ragione della loro presenza. Pensai: ma allora la Provvidenza c’è. Senza che me ne fossi accorta, il mio piccolo frigorifero si era riempito di tutto il necessario per mangiare. Passarono i mesi, gli anni e ogni settimana, a turno, le signore venivano a trovarmi, anche tutti i giorni quando ero a letto con la febbre; non portavano solo viveri ed aiuti economici, ma spesso una di loro veniva nel pomeriggio con un libro nuovo, articoli interessanti da leggere e commentare insieme, fotografie delle loro famiglie perché volevo conoscere tutto quanto le riguardava: ormai erano come nipoti per me».

«Strada facendo – prosegue il racconto – l’affetto aumentava e con esso anche i miei malanni e la mia invalidità. Le volontarie mi aiutarono anche nel triste momento del trasferimento dalla mia vecchia casa che dovetti lasciare perché sfrattata. Ero commossa, inutile negarlo, con il cuore colmo di gioia e di gratitudine. Capii che la forza dell’amore poteva smuovere barriere insormontabili. La loro insistenza e la caparbietà con gli uffici competenti, mi fece ottenere quanto mi spettava vista la mia condizione: tutti gli arretrati della pensione, la donna per le pulizie della casa, l’infermiera per l’assistenza sanitaria: mi sono sentita una donna ricca! L’esempio e la testimonianza delle mie amiche che con molta delicatezza non tralasciavano mai di entrare nell’argomento che il Cristo mi amava e che era morto anche per me, e quindi di ringraziarlo per essere riuscita a sistemare la mia vita, cominciarono a “lavorare” in me. Orgogliosamente continuavo a dichiararmi atea e non credente, ma in realtà un sentimento nuovo entrava nel mio cuore e cominciai a pensare sempre più spesso a Maria, Madre di Dio, che tanto aveva sofferto e cui il Papa aveva dedicato la sua vita. Si stava frantumando la scorza che avvolgeva il mio cuore».

Pochi mesi dopo, per Liliana iniziarono i «dentro e fuori» dall’ospedale, fino al definitivo ricovero. «Fui trasferita in una residenza assistita lontano dalla città, dove mi trovo ora. Mi sono riconciliata con Dio con l’aiuto di un padre presentatomi dalle volontarie vincenziane, che ha passato un intero pomeriggio al mio letto, ho ascoltato la messa e fatto la comunione. Grazie amiche mie per essermi state vicine anche nell’ultimo momento della mia esistenza».

Suor Vincenza, un’istituzione: sempre in giroper consegnare cibo, coperte o medicine

Fin dal 1949, la Figlia della Carità suor Vincenza Cacciani ha insegnato alle allora Dame e Damine della Carità di Firenze come avvicinare i poveri e soprattutto come fare la visita domiciliare in modo delicato e attento. Scomparsa nel 1996, è stata un’istituzione in città: alta quanto un soldo di cacio, a qualsiasi ora del giorno e della notte si trascinava per le strade sotto il solleone o nevicate o temporali per portare cibo, coperte o medicine a coloro che ne facevano richiesta. Autobus, taxi o privati cittadini si fermavano per darle un passaggio quando la incontravano. Le più «anziane» tra le volontarie fiorentine hanno fatto tesoro dei suoi insegnamenti cercando di mettere al primo posto il povero e dimenticare se stesse. Ha ricevuto il Fiorino d’Oro, massima onorificenza del Comune di Firenze, quando era ormai malata.

LA SCHEDAI Gruppi di Volontariato Vincenziano proseguono l’attività delle «Compagnie della Carità» fondate nel 1617 da San Vincenzo de’ Paoli. L’Associazione ha come attività primaria l’assistenza domiciliare alle famiglie bisognose. Altri servizi offerti sono:
  • l’ascolto (prima accoglienza e colloquio personale); mercoledì e venerdì ore 9.30-11.30

  • la distribuzione degli indumenti; martedì e giovedì ore 9.30-11,30

  • la raccolta degli indumenti; lunedì ore 10.00-11.00

  • l’animazione per gli anziani autosufficienti; mercoledì 15.30-18.

  • segreteria e coordinamento dei gruppi; dal lunedì al venerdì 9.30-11.30

Per consolidare i servizi sopra descritti ed estendere e rafforzare la presenza dei Gruppi di Volontariato Vincenziano c’è bisogno di nuovi volontari: chi fosse interessato a far parte di questa missione, può rivolgersi alla segreteria del Centro.In Toscana, i Gruppi di Volontariato Vincenziano presenti sono 43, distribuiti su 9 province (Arezzo, Massa Carrara, Grosseto, Firenze, Lucca, Pisa, Pistoia, Prato, Siena). I volontari attivi sono 421, per un totale di 133.485 ore di servizio e 8.441 persone assistite a domicilio.Sede del Consiglio cittadino e regionale:co Istituto Suore Figlie della Carità – Via S. Caterina d’Alessandria, 1350129 Firenze – Quartiere 1 – Tel: 055 48.04.91 – Fax: 055 47.50.22E-mail: volontariatovincenziano@virgilio.it