Toscana

Voto, la geografia del «Rosatellum» in Toscana

L’altopiano del Valdarno Superiore nello stesso collegio di Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino e il Mugello; Quarrata, l’Empolese e la Valdelsa fiorentina con la Val di Pesa e i comuni a sud est di Firenze fino a Figline e Incisa Valdarno; Montale e Agliana con la provincia di Prato, Altopascio e Montecarlo con il resto di quella di Pistoia; la Versilia storica e Camaiore con quella di Massa Carrara; la parte sud della provincia di Pisa da Pontedera e San Miniato in giù con tre comuni di quella di Firenze – Fucecchio, Montaione e Gambassi – e la Valdelsa Senese; i comuni meridionali della provincia di Arezzo – compresi Cortona e Castiglion Fiorentino – col resto di quella di Siena; l’Elba e Piombino assieme all’intera provincia di di Grosseto. Sicuramente qualche elettore avrà già storto o storcerà il naso di fronte a un simile rimescolamento, magari con il sospetto di qualche operazione di «gerrymandering», l’arte di disegnare i collegi uninominali a vantaggio delle componenti politiche in quel momento al potere. Più verosimilmente, si è semplicemente cercato di rispettare i criteri della contiguità territoriale e della sostanziale omogeneità demografica, dato che per legge, in ciascuna regione, la loro popolazione non avrebbe potuto discostarsi di oltre il 20% dal dato medio, pari per la Toscana a circa 262mila abitanti (appena al di sopra dei 261mila a livello nazionale).

Comunque sia, i collegi uninominali della Camera in cui è suddivisa la Toscana sono in tutto 14, definiti convenzionalmente da un numero e dal nome del comune più popoloso – a parte quello di Pontedera-Poggibonsi, per la loro ampiezza demografica praticamente identica – e rappresentano la base per la determinazione di tutte le altre circoscrizioni elettorali del Rosatellum, sia le 7 circoscrizioni uninominali per il Senato che le sei plurinominaliquattro per Montecitorio e due per Palazzo Madama – per eleggere complessivamente, con il sistema proporzionale, 24 deputati e 11 senatori. Facile intuire che i collegi per l’elezione dei senatori con il sistema maggioritario sono definiti semplicemente da altrettanti accoppiamenti di quelli della Camera: due loro quaterne e altrettante terne formano invece le quattro circoscrizioni plurinominali per Montecitorio che infine, accoppiate tra loro, vanno a costituire le due per Palazzo Madama. Ne consegue, a titolo di curiosità, che gli elettori di due collegi uninominali della Camera – Livorno e Grosseto – voteranno negli stessi collegi per il Senato – sia a livello maggioritario che proporzionale – ma in circoscrizioni plurinominali diverse per Montecitorio (Livorno con Pisa e Pontedera-Poggibonsi, Grosseto con Siena e Arezzo).

Da notare inoltre che, per questioni di popolazione, il comune di Firenze è suddiviso tra due diverse circoscrizioni maggioritarie della Camera: la parte a nord dell’Arno va a formare da sola il collegio uninominale 1, quella a sud il 2 assieme a Scandicci, Impruneta, Signa e Lastra a Signa. Riunite assieme, costituiscono il collegio uninominale 1 per il Senato.

Per quanto riguarda i collegi plurinominali va invece evidenziato che, in ragione della loro diversa ampiezza demografica, non esprimono uguali numeri di deputati e senatori. Per la Camera, infatti, il maggior numero di seggi, pari a 7, sarà appannaggio di Toscana 1, formato da Prato, Pistoia, Massa e Lucca, seguito da Toscana 3 (Firenze 1, Firenze 2, Sesto Fiorentino, Empoli) e Toscana 4 (Arezzo, Siena, Grosseto), entrambi con 6 seggi, mentre Toscana 2 (Livorno, Pisa e Pontedera-Poggibonsi) manderà a Montecitorio solo 5 eletti. Stesso discorso per Palazzo Madama: il collegio plurinominale 1 (la parte nord della regione, determinata dalla somma di Toscana 1 e Toscana 3) eleggerà 6 senatori; quello comprendente Toscana 2 e Toscana 4 (collegio 2) solo 5.

Complessivamente, quindi, i toscani eleggeranno 38 deputati (24 con il sistema proporzionale e 14 con il maggioritario) e 18 senatori (11 con il proporzionale e 7 con il maggioritario): 21 parlamentari provenienti dai collegi uninominali contro 35 dai plurinominali, un rapporto quasi ribaltato rispetto al Mattarellum, che ci assegnava un deputato e un senatore in più prevedendo per Montecitorio 29 eletti con il maggioritario e 10 con il proporzionale e per Palazzo Madama 14 con il maggioritario e 5 con il proporzionale. «Quasi», perché nel Rosatellum il sistema proporzionale manda in parlamento poco più dei tre quinti degli eletti, mentre nel Mattarellum il maggioritario arrivava ad esprimere ben il 75% degli eletti. L’incidenza di quest’ultimo sistema, quindi, continua ad essere in realtà piuttosto rilevante, in un quadro politico ben diverso dal tempo della legge promossa dall’attuale presidente della Repubblica. E le sorprese, molto probabilmente, non mancheranno.