Vita Chiesa

150° Azione cattolica, convegno al Quirinale. Card. Parolin, «Favorisca nel Paese coscienza etica, attenta ai più deboli»

«Sentito compiacimento per l’importante opera svolta in questi anni di generosa e fedele cooperazione alla missione della Chiesa» contribuendo così a diffondere «i fermenti evangelici nel tessuto sociale del Paese, in vista della promozione della persona e della sua dignità». Ad esprimerlo è il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, nel messaggio inviato a mons. Gualtiero Sigismondi, assistente ecclesiastico generale dell’Azione cattolica italiana, in occasione dell’apertura questa mattina a Roma del convegno «L’Azione cattolica italiana nella storia del Paese e della Chiesa (1868-2018)», promosso oggi e domani presso l’Archivio storico della Presidenza della Repubblica dall’Isacem-Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia «Paolo VI» in chiusura degli eventi promossi per i suoi 150 anni di vita. Di qui l’auspicio del porporato, nel messaggio letto dal presidente nazionale di Ac, Matteo Truffelli, che l’associazione, «nella memoria feconda del proprio passato, possa trovare motivo di speranza per il futuro, testimoniando i valori della solidarietà e della fraternità» per «favorire nel Paese una sempre più incisiva coscienza etica ispirata al Vangelo e attenta ai bisogni dei più deboli».

«La nostra storia non appartiene solo alle generazioni di aderenti che in questi 150 anni si sono passati il testimone, né alla sola comunità ecclesiale, ma a tutto il Paese. Perché la storia dell’Azione cattolica è parte significativa e per molti aspetti decisiva della storia italiana», ha esordito Matteo Truffelli, presidente nazionale di Ac, nel saluto al convegno. «Per questo – chiosa – sono particolarmente lieto che questo pomeriggio avremo il grande onore della presenza del presidente Sergio Mattarella» al quale «esprimeremo tutta la nostra gratitudine non solo per questo gesto di attenzione, ma soprattutto per il suo altissimo servizio, per il modo con cui lo svolge, per l’esempio che è per tutti gli italiani». Ma la gratitudine dell’Ac è anche «per ciò che fa ogni giorno a difesa della nostra democrazia». Al tempo stesso, prosegue Truffelli, «diremo la nostra ferma volontà di continuare a contribuire al bene dell’Italia, dell’Europa e del mondo». Per il presidente di Ac, Mattarella «rappresenta la migliore espressione di quella moltitudine di credenti laici che, formatisi in Ac», hanno saputo e sanno ancora oggi «mettere a servizio del Paese, delle istituzioni, della società i loro talenti facendoli fruttificare per il bene comune».

Nicola Antonetti, presidente dell’Istituto Luigi Sturzo e moderatore di questa prima sessione di lavori, sottolinea la «fedeltà dell’Azione cattolica agli insegnamenti della Chiesa, una fedeltà spesso sofferta e faticosa, ma sempre animata dall’amore per la missione pastorale della Chiesa», e la «fedeltà individuale di uomini e donne» di un’associazione «ricca di santi, e non solo quegli degli altari ma quelli quotidiani».

Guido Formigoni, storico dell’Università Iulm di Milano, ha parlato nella sua relazione della «scelta religiosa» operata dall’Azione cattolica italiana nel post Concilio e con il nuovo Statuto approvato durante la presidenza di Vittorio Bachelet che è da leggersi nella doppia chiave del «ridimensionamento» e della «rinascita» associativa. La scelta religiosa non era «guidata dal distacco e dalla critica nei confronti della politica»; semmai la sensibilità della nuova dirigenza montiniana (Bachelet e don Costa) guidò un cammino di «persuaso inserimento nella dinamica conciliare», con la coscienza che essa e i conseguenti stimoli provenienti dal disegno di recezione del Concilio di Papa Montini «richiedevano un adeguamento della lunga tradizione associativa, non senza vere e proprie svolte rispetto al passato». «Tale impostazione continuava – secondo il relatore – a ritenere il ruolo religioso e formativo dell’Ac come capace di comprendere anche un’attenzione critica alla vicenda civile e un’attitudine a formare coscienze che si impegnassero alla costruzione di percorsi nella società e nella politica».

La «scelta religiosa» dell’Ac comunque non era «una fuga dai problemi reali della storia: come hanno mostrato anche studi recenti, la dimensione civile era ben presente nelle attenzioni formative e nella stampa associativa». Era piuttosto, secondo lo storico Guido Formigoni, il frutto di una «lettura più articolata delle opportunità di servizio cristiano alla società, e di una valorizzazione della distinzione conciliare» tra azioni del singolo credente e impegni della Chiesa o dell’associazione stessa, strettamente collegata alla gerarchia. La relazione di Formigoni, spaziando dalla fine dell’800 alle soglie del Duemila, attraversa la storia dell’Ac nell’Italia post-risorgimentale, nel periodo tra le due guerre, e, ancora, nella ricostruzione post-bellica della cosiddetta Ac «di massa». Un’associazione che ha contribuito, secondo gli studi storici, a formare la classe dirigente del Paese, a inserire ampie fasce di popolazione entro l’Italia democratica e repubblicana. Formigoni ha ricordato anche le varie fasi di confronto intraecclesiale, come quello, difficile, della ricezione del Concilio, compresa la discussione metodologica sulla «mediazione culturale» e la «linea della presenza», «fatta propria da Comunione e liberazione dalla metà del decennio ’70». Per sottolineare infine che la storia d’Italia «non potrebbe essere compiutamente conosciuta senza considerare gli effetti di una storia associativa, di un percorso formativo, di una mentalità originale consolidata nel tempo».