Vita Chiesa

A tavola, parlando di cattolici e politica

DI DON FRANCESCO SENSINIFinalmente una serata in piena libertà. Sembrava la solita ricca cena: antipasti, primi, secondi, contorni, dolce, caffè e, per i più forti, un po’ di limoncello. Ma il vino non era il solito. Un «Clemente VII» e soprattutto alcune bottiglie di «Curiale»davano un tocco istituzionalmente ecclesiale alla tavola. In effetti c’era un ospite inatteso e per questo più gradito: il vescovo.

Questi gli altri commensali, in ordine gerarchico: il parroco, un monsignore di Roma, un sacerdote locale, aspirante monsignore, un religioso e dei laici cattolici doc; oltre ovviamente ai padroni di casa. Insomma a cena c’era la Chiesa.

Si può iniziare. Ma la vera condivisione non è quella del cibo ma quella delle idee, dei valori e dei pensieri. La cena, in quella casa, per tradizione è a tema. E quella sera gli invitati dovevano dialogare su: politica e chiesa. Non voglio ovviamente farvene un resoconto dettagliato, ma mi limiterò a tre parole che hanno condito le portate: testimonianza, ideologie, cattolico.

Un punto di partenza comune: la Chiesa non ha il dovere di fare politica ma di indicare i valori come punti di riferimento. Benedetto XVI: occorre ricordare che per un cattolico ci sono valori non negoziabili.

Testimonianza. Ma come può un politico cattolico parlare, per esempio, di famiglia se lui è separato, convivente o peggio divorziato? Che testimonianza può dare? Ma allora nessun cattolico può fare politica. Non sono forse peccatori, però, anche i preti e i vescovi? Non dovrebbero annunciare il Vangelo. Che tipo di testimonianza è dunque richiesta all’uomo politico? Non si rischia di confondere l’etica con la politica?

Ideologie. Una volta, l’ateismo, la lotta contro Dio e contro la chiesa, era parte integrante del comunismo. I partiti che oggi si richiamano a questa ideologia, mantenendo lo stesso termine, hanno la stessa componente atea? Ma le ideologie sono cadute quindi il comunismo non è più quello di una volta. Anzi oggi, all’interno di tutti gli schieramenti esistono forze atee (chiamate laiche in contrapposizione a religiose. Zapatero docet!). Lo stesso vale per il fascismo? Possiamo dunque ritenere che elementi di comunismo siano ormai patrimonio della destra, come pure elementi di fascismo siano a sinistra?

Cattolico. L’uomo politico cattolico ha nella dottrina sociale della Chiesa il punto di riferimento per la sua azione. Se condivide un programma che invece dichiaratamente è in netta contrapposizione, lo si può definire ancora cattolico? Può presentarsi agli elettori con il titolo di cattolico? Mentre la Chiesa, nel caso del divorziato, ha la forza e la chiarezza di escluderlo dai sacramenti, perché nei confronti di cattolici «politicamente divorziati» non esprime la stessa forza e chiarezza?

Come vedete la cena era un ottimo pretesto per confrontarsi in piena libertà e senza alcun condizionamento. Non aveva la pretesa di portare gli invitati a costituire un unico partito o formulare un decalogo per i politici cattolici. È stata una esperienza in cui le divisioni politiche ci hanno uniti. In effetti al di là delle diverse posizioni manifestate e sostenute, ha fatto dire a tutti: alla prossima volta!