Vita Chiesa

ASSEMBLEA CEI, CARD. TETTAMANZI: «TUTTI NELLA CHIESA DEVONO POTER PARLARE, NO ALLA POLITICA DEI PROCLAMI»

“Nella Chiesa tutti devono poter parlare, gerarchia e laicato”, perché quella tra queste due realtà “è una distinzione che non significa contrapposizione: il soggetto è unitario, la comunità cristiana”. Così il card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano e presidente del comitato preparatorio del Convegno ecclesiale nazionale (Cen) di Verona (16-20 ottobre), ha risposto ai giornalisti, durante a seconda conferenza stampa della 56° assemblea generale della Cei, in corso in Vaticano fino al 19 maggio.

Presentando il programma del Cen, il cardinale ha spiegato che tale importante appuntamento ecclesiale è improntato proprio ad un ”rilancio della presenza e dell’azione dei cristiani laici”, che “hanno il dritto-dovere di intervenire” in ogni settore “della vita civile, politica, ecclesiale”, divenendo sempre più “testimoni di Gesù Risorto speranza del mondo”, come recita il tema del convegno. Tornando ai “confini” tra la gerarchia e il laicato, Tettamanzi ha risposto che “c’è bisogno di maggiore libertà per tutti, perché maggiore libertà significa maggiore responsabilità. Può sembrare un paradosso, ma si è responsabili quando si diventa tutti quanti obbedienti al bene comune”, sfera in cui “entrano tutti i valori secondo la loro gerarchia”, a partire dal tema della vita”, che “non è uno dei tanti diritti, ma un diritto ‘fontale’, perché se viene a mancare tutti gli altri diritti crollano”.

“Essere attenti a presentare tutti i valori secondo la loro gerarchia – ha puntualizzato Tettamanzi – non deve essere semplicemente oggetto di proclamazione, ma di realizzazione concreta”. Spetta alla politica, in particolare, “lavorare sulle condizioni reali di un Paese, di una società, perché i diritti fondamentali possano essere realizzati nel segno del bene comune. Se non si lavora sulle condizioni per cui realizzare questi valori”, ha ammonito il porporato, “il rischio è che ci sia una gerarchi che proclami i valori, ma che non ci sia un laicato che li realizzi”. Come ha sottolineato il Papa nella sua prima enciclica, “la Chiesa è interessata alla giustizia, ma anche a fornire energie morali e spirituali a persone a cui senza le quali la questioni dei diritti rimarrebbe solo una questione verbale”. Spetta ai dunque ai laici cristiani, secondo Tettamanzi, e a chi è impegnato in politica testimoniare “in maniera libera, responsabile, coerente, direi obbediente, tutti i valori, nel contesto concreto delle condizioni reali: se manca tutto questo, il rischio è fare proclami etici, ma non una vera e propria politica”. Interrogato sulla “spaccatura” dell’Italia evidenziata dalle urne, Tettamanzi l’ha definita “una situazione di divisione presente non solo a livello politico, ma permanente”, in quanto “accompagna la nostra vita e la nostra storia da sempre”; accanto ad essa c’è però “il bisogno di unità profonda, la consapevolezza che i problemi ci sono e vanno affrontati, se si vuole vivere in maniera più serena e più umana”. Sir