Vita Chiesa

ASSEMBLEA CEI: CHIESA ITALIANA E QUESTIONE EDUCATIVA, RICCHEZZE DA CONDIVIDERE

“La questione educativa: il compito urgente dell’educazione”. Tra oggi e domani i vescovi italiani riuniti in Assemblea generale decideranno se questo sarà il tema sul quale tutto il mondo ecclesiale italiano, composto da diocesi, parrocchie, movimenti e associazioni, saranno chiamate a riflettere per il prossimo decennio. Mettendo a tema la questione educativa – ha spiegato questa mattina ai giornalisti mons. Diego Coletti, vescovo di Como e presidente della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università – “la Chiesa non fa un discorso di bottega”. “Non vogliamo attirare le persone nella sfera delle fede quasi ad aumentare gli utenti ecclesiali”. “Ci preoccupa soltanto di mettere a disposizione alcune ricchezze di senso e di valore sulle quali poi andrà svolto un ragionamento insieme. Ma sarebbe una latitanza grave non farlo”. Insomma, ciò che spinge la Chiesa ad assumersi la responsabilità educativa dei giovani è, ha aggiunto il vescovo Coletti, “la nostra passione per Gesù e per il Vangelo. Abbiamo ragioni da mettere a disposizione di tutte le persone pensanti, finalizzandole al bene comune”. La Chiesa chiama quindi credenti e non per dare vita ad un dialogo, per altro già esistente, “uno scambio, una relazione e un arricchimento reciproco tra persone che sono tutte pensanti”. Il vescovo mons. Diego Coletti – che in passato ha svolto un dottorato in filosofia alla Gregoriana ed è stato assistente diocesano dell’Agesci e dell’Azione Cattolica – non ha uno sguardo pessimistico rispetto alla realtà educativa del Paese. “Non vogliamo – ha detto – far suonare allarmi ma inviti alla fiducia e alla speranza. Constatiamo che gli educatori si sentono paralizzati perché evidentemente sopravvalutano l’allarme e sottovalutano le risorse che hanno. Tendono allora a tirarsi indietro: i genitori sono spesso smarriti, gli insegnanti demotivati. E la paura è spesso una pessima consigliera”. “La Chiesa – ha subito aggiunto il vescovo – tiene conto senza false ingenuità che la situazione ambientale è difficile e pesante. E’ attraversata da derive e orientamenti culturali che incidono sul bene, sul vero, sul bello. Il vero è ridotto al ‘sapere come’, per cui il senso è sottoposto a totale relativismo e consenso di maggioranza. Il bene viene identificato con l’utile e con l’ ‘utile per me’ contrapposto all’ ‘utile per più persone’”.Infine si assiste – ha proseguito mons. Coletti nella sua analisi – ad “una riduzione della bellezza che si identifica con ciò che mi eccita emotivamente e non con ciò che mi chiama ad uscire fuori da me stesso come vocazione al bene e al vero”. Il vescovo spiega che ciò non vuol dire che la Chiesa non apprezzi “il senso scenico” del vivere. “Ciò che crea il guasto – spiega – è quando la bellezza diventa l’unico e decisivo elemento per cui tutti gli altri sono secondari”. Da qui un appello anche agli operatori dei mezzi di comunicazione, “un mestiere – ha detto – che ha delle responsabilità gravi”.Sir