Vita Chiesa

Agesci, Route nazionale sul coraggio. Invitato anche papa Francesco

«Strade di coraggio… Diritti al futuro» lo slogan dell’appuntamento, il terzo incontro nazionale dopo quelli del 1975 e 1986, presentato questa mattina a Roma. Con un video proposto e rilanciato in rete e tramite social network, accompagnato dall‘hashtag #carofrancesco, i giovani hanno spontaneamente invitato il Santo Padre a partecipare alla Route nazionale, nel 40° dell’associazione. «A San Rossore, sorgerà una città di tende, popolata da 30mila ragazzi: piazze, strade e quartieri che per quattro giorni pulluleranno di speranze, sogni e immagini di futuro», hanno spiegato Matteo Spanò e Marilina Laforgia, presidenti del Comitato nazionale. Attraverso strumenti di democrazia partecipativa, a San Rossore i ragazzi scriveranno infatti la «Carta del coraggio»: documento che «sintetizzerà l’impegno nel mettersi concretamente al servizio del nostro Paese per renderlo un Paese migliore», ha aggiunto Spanò. Ospiti dell’evento anche 200 giovani rover e scolte provenienti da Paesi europei, arabi, africani.

«Oggi c’è bisogno di coraggio collettivo, di un’azione comune» per «confrontare la realtà con un tempo nuovo», per «essere Chiesa», per «incontrare veramente i poveri» e per «costruire un futuro possibile», ha detto Marilina Laforgia, presidente del Comitato nazionale Agesci, presentando la Route nazionale, che nei primi dieci giorni di agosto vedrà 30mila giovani dai 16 ai 21 anni, da quasi 1.500 differenti gruppi locali delle 20 regioni italiane, camminare a piedi sulle «strade di coraggio» d’Italia, per poi ritrovarsi a San Rossore (Pisa). «Abbiamo invitato Papa Francesco alla cerimonia conclusiva – ha aggiunto Laforgia -, sia formalmente sia spontaneamente da parte dei ragazzi con l’hashtag #carofrancesco. Ci ha fatto sapere che non potrà venire ma sarà presente con la sua preghiera».

Per Laforgia «il coraggio è la virtù su cui possiamo poggiare il nostro futuro. Il nostro Paese e l’Europa hanno bisogno del coraggio e della capacità di sognare di questi ragazzi sui quali vogliamo scommettere». Il percorso di preparazione all’evento è stato avviato due anni fa. Ai giovani, conclude Laforgia, «non abbiamo voluto suggerire il senso che questa parola può avere nel presente, gliela abbiamo semplicemente consegnata affinché fossero loro, attraverso le esperienze vissute sui loro territori, a restituircela carica di significati nuovi».